venerdì 11 giugno 2021

SS. CUORE IMMACOLATO DI MARIA


 

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LETTURA DEL GIORNO
Dal libro del profeta Isaìa
Is 61,9-11

Sarà famosa tra le genti la loro stirpe,
la loro discendenza in mezzo ai popoli.
Coloro che li vedranno riconosceranno
che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.

Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.

Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti.

Salmo Responsoriale
Cant. 1Sam 2,1.4-8
R. Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore.
Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s'innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza. R.

L'arco dei forti s'è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita. R.

Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta. R.

Solleva dalla polvere il debole,
dall'immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria. R.

Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Beata la Vergine Maria:
custodiva la parola di Dio,
meditandola nel suo cuore. (Cfr. Lc 2,19)

Alleluia.


Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,41-51

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

PAROLE DEL SANTO PADRE
Lo stupore – loro «restarono stupiti» – e l’angoscia – «tuo padre e io, angosciati» – sono i due elementi sui quali vorrei richiamare la vostra attenzione: stupore e angoscia.Nella famiglia di Nazareth non è mai venuto meno lo stupore, neanche in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù: è la capacità di stupirsi di fronte alla graduale manifestazione del Figlio di Dio. Stupirsi è aprirsi agli altri, comprendere le ragioni degli altri: questo atteggiamento è importante per sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’ambito familiare. Il secondo elemento che vorrei cogliere dal Vangelo è l’angoscia che sperimentarono Maria e Giuseppe quando non riuscivano a trovare Gesù. Quell’angoscia che essi provarono nei tre giorni dello smarrimento di Gesù, dovrebbe essere anche la nostra angoscia quando siamo lontani da Lui, quando siamo lontani da Gesù. ANGELUS - Domenica, 30 dicembre 2018

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FAUSTI – Tre volte l'anno le celebrazioni richiamano a Gerusalemme i pellegrini : a Pasqua, a Pentecoste e ai Tabernacoli. Chi è lontano può andarci una sola volta .Gesù si inserisce nell'obbedienza della Sua Famiglia alla legge del Signore e va a celebrare la Sua Pasqua.
Era già stato al Tempio 12 anni prima per essere offerto a Dio (2,22). Ora ritorna.
Fino a 13 anni il bambino è minorenne, figlio dei suoi genitori che l'hanno ricevuto in dono. Devono insegnargli la Parola che lo rende figlio di Dio, unico Padre. Dai 12 ai 13 anni c'è il tirocinio che definitivo e poi diventa adulto, “figlio della legge” , tenuto, come i suoi genitori, a conoscere e compiere la Volontà di Dio.
L'uomo diventa la Parola che ascolta.Questa ha il potere di generarlo a una vita pienamente umana, lo rende libero e responsabile, capace di entrare in dialogo con Dio.
C'è chi non è mai adulto e libero, ma rimane sempre piccolo, in dialogo solo con i propri bisogni.
Gesù adempie l'obbligo del pellegrinaggio con un anno di anticipo, mosso dallo stesso desiderio che Lo spingerà a Gerusalemme per mangiare la Sua Pasqua. Tutta la Sua Vita sarà una salita, un pellegrinaggio a Gerusalemme dove la Sua Sapienza Lo porta e Lo trattiene necessariamente, per essere Figlio in obbedienza al Padre.
Il racconto anticipa il “viaggio pasquale” di Gesù.
Luca, dopo avere delineato la preistoria attraverso le linee portanti della promessa, traccia con vigorosa prospettiva un disegno del Suo futuro, rivelandoci la follia della Sua Sapienza, che Lo porterà all'impotenza che ci salva. I tre giorni di smarrimento a Gerusalemme sono il preludio della Sua morte e Risurrezione.
Finiti i giorni della Pasqua, Gesù non torna indietro.
Gli altri dovranno tornare indietro per incontrarlo.
Ma il mistero del Suo resistere a Gerusalemme non è riconosciuto dai Suoi. Essi non possono non pensare che che Lui sia nel “cammino con gli altri” , ma le Sue vie non sono le nostre vie, i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri (Is 55,8).
Gesù non si trova tra i parenti secondo la carne, perchè i Suoi parenti sono “ Coloro che ascoltano la Parola di Dio” (8,21).
Il Figlio perduto è “trovato” dopo tre giorni nel Tempio, nella Gloria di Dio, “seduto”, ormai arrivato al termine della fatica, che solennemente ammaestra nella Parola di Dio coloro che della Parola erano i maestri.
Lui, il Servo che resiste tre giorni a Gerusalemme, è la Sapienza che interroga e dà risposta alla promessa di Dio.
Al vederlo i Suoi rimangono “colpiti” e gli raccontano tutto il dolore della perdita e l'ansia della ricerca. Gesù non rimprovera per la ricerca . Rimprovera per il modo, proprio quelli che “non sanno” e non capiscono il disegno del Padre.
La prima e ultima Parola di Gesù è “Padre”. La paternità di Dio fa da inclusione a tutto il Vangelo.
Lui “deve” occuparsi delle cose del Padre, perché è il Figlio che ascolta e risponde a ciò che il Padre ha detto. Le “cose del Padre” rappresentano la Sua Volontà, in cui il Figlio obbediente abita di casa, fino da essere Lui la Parola del Padre.
Nel Suo pellegrinaggio, definitivamente concluso presso il Padre che ascolta e al quale risponde, è aperto a noi il cammino che ci porta verso la Gloria dalla quale ci eravamo allontanati.
Maria, che ancora non capisce, è modello della Chiesa : “custodisce attraverso il tempo “ questi detti, come un seme che crescerà. Come Lei anche il catecumeno non comprende subito il grande mistero dei tre giorni di Gesù col Padre.
E come Lei, custodisce nel cuore le Parole, le impara a memoria, anche se la loro comprensione ancora gli sfugge.
In questo ricordo costante della Parola accolta, il cuore progressivamente si illumina nella conoscenza del Signore.

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Santa Maria, donna della strada, come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate, ma non abbiamo traguardi. Siamo pellegrini come te, ma senza santuari verso cui andare. Siamo più veloci di te, ma il deserto ingoia i nostri passi. Camminiamo sull’ asfalto, ma il bitume cancella le nostre orme.

Forzàti del “cammina cammina”, ci manca nella bisaccia di vi andanti la cartina stradale che dia senso alle nostre itineranze. E con tutti i raccordi anulari che abbiamo a disposizione, la nostra vita non si raccorda con nessuno svincolo costruttivo, le ruote girano a vuoto sugli anelli dell’ assurdo, e ci ritroviamo inesorabilmente a contemplare gli stessi panorami.

Donaci, ti preghiamo, il gusto della vita. Facci assaporare l’ebbrezza delle cose. Offri risposte materne alle domande di significato circa il nostro interminabile andare. E se sotto i nostri pneumatici violenti, come un tempo sotto i tuoi piedi nudi, non spuntano più i fiori, fa’ che rallentiamo almeno le nostre frenetiche corse per goderne il profumo e ammirarne la bellezza.

Santa Maria, donna della strada, fa’ che i nostri sentieri siano, come lo furono i tuoi, strumento di comunicazione con la gente, e non nastri isolanti entro cui assicuriamo la nostra aristocratica solitudine.

Liberaci dall’ansia della metropoli e donaci l’impazienza di Dio.

L’impazienza di Dio ci fa allungare il passo per raggiungere i compagni di strada. L’ansia della metropoli, invece, ci rende specialisti del sorpasso. Ci fa guadagnare tempo, ma ci fa perdere il fratello che cammina accanto a noi. Ci mette nelle vene la frenesia della velocità, ma svuota di tenerezza i nostri giorni. Ci fa premere sull’ acceleratore, ma non dona alla nostra fretta, come alla tua, sapori di carità. Comprime nelle sigle perfino i sentimenti, ma ci priva della gioia di quelle relazioni corte che, per essere veramente umane, hanno bisogno del gaudio di cento parole.

Santa Maria, donna della strada, «segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio», facci capire come, più che sulle mappe della geografia, dobbiamo cercare sulle tavole della storia le carovaniere dei nostri pellegrinaggi. È su questi itinerari che crescerà la nostra fede.

Prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di solidarietà che si colgono nell’ aria.

Verso questi santuari dirigi i nostri passi. Per scorgere sulle sabbie dell’ effimero le orme dell’eterno. Restituisci sapori di ricerca interiore alla nostra inquietudine di turisti senza meta.

Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della strada, fermati, Samaritana dolcissima, per versare sulle nostre ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. E poi rimettici in carreggiata. Dalle nebbie di questa “valle di lacrime”, in cui si consumano le nostre afflizioni, facci volgere gli occhi verso i monti da dove verrà l’aiuto. E allora sulle nostre strade fiorirà l’esultanza del Magnificat.

B - PENTECOSTE