giovedì 3 settembre 2015

B - 23 DOM.T.O.


3 commenti:

immagini,omelie e preghiere ha detto...

S. FAUSTI - “Effathà, cioè : Apriti”, dice Gesù al sordomuto. E l'orecchio chiuso si apre all'ascolto della sua voce, la lingua legata si scioglie per dire la parola che salva.
Dio è invisibile. Ogni immagine che di lui ci facciamo è un idolo.
L'unico suo vero volto è quello del Figlio che lo ascolta.
La parola distingue l'uomo dagli animali. Egli non appartiene a una specie determinata, ma determina la sua specie secondo ciò che ascolta.
Infatti di sua natura, non è ciò che è, ma ciò che diviene;
e diviene la parola a cui presta orecchio e dà risposta.
Dio è parola, comunicazione e dono di sé.
L'uomo è innanzitutto orecchio e poi lingua. Ascoltandolo è in grado di rispondergli : entra in dialogo con lui e diventa suo partner , unito a lui e simile a lui.
La religione ebraico cristiana , anche se ama il Libro, non è un feticismo della lettera.
E' la religione della parola e dell'ascolto, cioè della comunione con chi parla.
Per questo essere sordomuti è il massimo male. Nel brano precedente la donna ha “ascoltato “ Gesù,
e ha “detto” la parola che salva. I discepoli invece hanno orecchi e ancora non intendono. Hanno il cuore duro incapace di capire il pane e di professare. “E' il Signore!”.
E' il penultimo miracolo della prima parte del vangelo e il terz'ultimo in assoluto. Seguono solo due guarigioni della cecità. Prima c'è l'ascolto della parola, poi l'illuminazione della fede.
Chi rimane sordo, non può vedere. Solo il cuore può udire la verità di ciò che si vede.
Come tutti i miracoli, anche questo, ancor più esplicitamente degli altri, significa quanto il Signore vuole operare in ogni ascoltatore. Noi tutti siamo sordi, selettivi alla sua parola.
Essendo creature, come diamo solo ciò che riceviamo, così diciamo solo ciò che abbiamo udito.
Gesù è il medico, venuto a ridarci capacità di ascolto e di dialogo con lui...
Il segreto messianico si va sciogliendo, perchè il suo pane ci mette ormai, in modo inequivocabile, di fronte alla sua verità. Ma nessuno più la intende né vede. A lui non resta che guarire la nostra sordità e cecità riconosciute.
In questo racconto vediamo anche le tappe del nostro itinerario di fede.
Ciascuno è chiamato a ripercorrere personalmente con Gesù lo stesso cammino del popolo d'Israele,raffigurato in questo sordo farfugliante.
Gesù è proclamato come colui che “ha fatto belle tutte le cose : fa udire i sordi e fa parlare i muti”.
La seconda affermazione lo riconosce palesemente come il messia salvatore, mentre la prima lo riconosce velatamente come il Dio creatore, che fece tutto e vide che era bello.
Il discepolo, come tutti, è divoratore di tante chiacchiere, ma sordo e inespressivo davanti alla Parola che lo fa uomo.
Gesù lo guarisce perchè possa far parte di quel popolo che sente e risponde a Colui che gli dice :
“ Asolta, Israele..” ( Dt 6,4)

immagini,omelie e preghiere ha detto...

Don D. B. La prima lettura riporta alcune parole belle di Isaia . “Dite agli smarriti di cuore : Coraggio, non temete”. Cari amici, noi arriviamo sempre all'Eucaristia un po', chi più chi meno, con il cuore smarrito, con il cuore spaesato. La vita non è semplice per nessuno e lo smarrimento è una situazione che noi conosciamo molto bene. ..
Cerchiamo di capire per un attimo come siamo coinvolti, presi dentro a questo Vangelo che non era difficile da capire.
Un sordomuto, un diversamente abile oggi diciamo, viene portato da Gesù.
I portatori sono sempre molto importanti nel Vangelo ; senza i portatori tantissime opportunità si ridurrebbero a zero, sarebbero in qualche modo vanificate. Magari qui adesso qualcuno ha portato a Messa qualcun altro. Cosa può capitare? Solo Dio lo sa. Solo il Signore conosce ciò che può capitare. Gesù dapprima prende questo uomo, questo sordomuto e lo isola dalla folla.
Nessun spettacolo viene esibito, nessuna telecamera invitata, nessun microfono sotto la bocca di Gesù. Nessun dialogo è neanche possibile pechè quest'uomo è sordo e muto.
E Gesù cosa fa? Gesù agisce col suo corpo, mette in moto la sua corporeità.
Con le dita tocca le orecchie di questa creatura e con la saliva gli tocca la lingua, e così lo guarisce.
Non prima di essersi rivolto a suo Padre Dio che è datore di ogni bene. Dice il testo di Marco :
“ Guardando verso il cielo emise un sospiro”. Gesù prega e qualche volta le preghiere, anche le nostre, si riducono a dei sospiri,perchè non sai quello che devi dire, talmente grande è la cosa che puoi chiedere o talmente faticosa la situazione in cui ti puoi trovare.
Quante volte le nostre preghiere sono ridotte a sospiri. Anche Gesù sospira, prega sospirando.
E poi dice quella parola . “ Effatà “, apriti! E l'uomo è reintegrato nella sua identità di uomo.
Può di nuovo sentire, può di nuovo parlare.
Ecco un miracolo, cari amici, che si allarga a macchia d'olio su tutta l'umanità e anche su di me e su di voi questa sera.
Non è difficile, l'abbiamo detto tante volte ma lo ripetiamo, vedere come la nostra cultura, il nostro modo di vivere sia sempre più un modo di vivere sordo e muto.
E come questa malattia sia molto contagiosa. Non ce ne accorgiamo?
Meno si ascolta e più si parla diventando sempre più sordi.
Più si parla, più si diventa muti nel senso che si comunica molto meno.
E' una logica quasi matematica. Meno ascolti più diventi sordo, più parli e più diventi muto perchè non dici più niente a nessuno. E così si diventa estranei gli uni agli altri con effetti devastanti.
E questo nella vita di tutti i giorni. Nessuno ascolta più , tutti parlano, e la sensazione che è più di una sensazione, è quella di una solitudine dilagante dentro a un nubifragio di parole.
Vedete, cari amici, non possiamo dimenticare allora da un punto di vista di fede una verità importante : l'uomo è stato creato come un essere udente e parlate. L'uomo è stato creato a immagine di Dio che vive un'ininterrotta relazione trinitaria.
E quindi Dio è qualcuno che sente e qualcuno che parla.
La vocazione dell'uomo è quella di sentire la parola di Dio, di parlare con lui, e poi di riversare questi doni all'esterno. Questa è la nostra vocazione. Ma la creatura umana può tirarsi indietro da questa da questa sua realtà profonda che è la sua vocazione , udire la parola e rispondervi con la vita, l'uomo può tirarsi indietro e dire . Io sento soltanto me , i miei gusti, le mie idee, le mie fantasie, le mie sensibilità. Io ascolto soltanto me, e la mia parola deve essere in qualche modo la prima parola e anche l'ultima parola.

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continua..Anche tanti battibecchi familiari sono tutti in questa prospettiva : io parlo e non ascolto, tu rispondi e non ascolti. E si va avanti così non contando le repliche fino poi alla chiusura dei cuori. Quante volte capita. Parlo e non ascolti, rispondo in modo reattivo e non mi senti. E si va avanti all'infinito. Così l'uomo da essere parlante per vocazione, è diventato un essere chiacchierante. E l'uomo, da essere per vocazione un essere udente, è diventato soltanto più un essere curiosante.
Chiacchiere e curiosità sembrano essere gli aspetti dominanti della comunicazione attuale, che è come parlare di una società di sordomuti.
Socitetà del rumore labiale, società del chiacchiericcio che non dice più niente a nessuno.

Non a caso la preghiera liturgica della Chiesa si apre ogni giorno con queste semplici parole. Quando io apro il breviario, al mattino quando mi alzo, la prima cosa che dico è :
“Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode”.
Poi devo essere molto attento durante la giornata perchè il Signore continui ad aprire le mie labbra , altrimenti entro negli strafalcioni devastanti e semino morte intorno a me. Una parola detta male semina la morte.
Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode!
Questa è la mia vocazione di prete, di cristiano, di madre, di padre, di professionista, quello che volete. E Gesù mi dice subito : Effatà ! Apriti!
E se cominciassimo la giornata così, amici miei? Noi tutti i giorni abbiamo bisogno di essere guariti per poter sentire, ascoltare e poter parlare, per non restare sordomuti.
Un ultimo aspetto intrigante per noi cristiani nei confronti di questo vangelo è che dobbiamo imitare Gesù. Non basta mica pregare perchè il Signore ci guarisca. Questa è la prima cosa, ma poi dobbiamo imitare il Signore. Anche noi siamo chiamati a toccare con la saliva la lingua dei muti. Che non significa ripetere materialmente il gesto di Gesù, ma coglierne il significato simbolico.
...Semplicemente lasciare che il prossimo possa parlare, sfogarsi, dire finalmente quello che ha dentro , di giusto o di sbagliato, senza timore di essere subito corretto, zittito. Se faccio così, tocco con la saliva la lingua del muto.Solo dopo posso toccare le orecchie di questo sordomuto in modo da permettere alle persone di udire le parole vere di consolazione, di speranza, di orientamento per la vita..E' molto importante che il mondo di oggi, vedendo un cristiano, possa cogliere questa verità. E' vero, è una donna, è un uomo che sta facendo bene ogni cosa . Fa udire i sordi e fa parlare i muti...!

B - PENTECOSTE