venerdì 30 agosto 2024

B - 22 DOMENICA T.O.


 

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Antifona

Pietà di me, o Signore, a te grido tutto il giorno:
tu sei buono, o Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca. (Sal 85,3.5)



Dio onnipotente,
unica fonte di ogni dono perfetto,
infondi nei nostri cuori l’amore per il tuo nome,
accresci la nostra dedizione a te,
fa’ maturare ogni germe di bene
e custodiscilo con vigile cura.

O Padre,
che sei vicino al tuo popolo ogni volta che ti invoca,
fa’ che la tua parola seminata in noi
purifichi i nostri cuori
e giovi alla salvezza del mondo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.


Prima Lettura
Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando… osserverete i comandi del Signore.

Dal libro del Deuteronòmio
Dt 4,1-2.6-8

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo.
Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.
Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 14 (15)

R. Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.

Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua. R.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore. R.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre. R.

Seconda Lettura
Siate di quelli che mettono in pratica la Parola.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 1,17-18.21b-22.27

Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.
Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.
Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.

Parola di Dio.

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Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Per sua volontà il Padre ci ha generati
per mezzo della parola di verità,
per essere una primizia delle sue creature. (Gc 1,18)

Alleluia.

Vangelo
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate
la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore.

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PAPA FRANCESCO

ANGELUS 29 agosto 2021


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo della Liturgia di oggi mostra alcuni scribi e farisei stupiti dall’atteggiamento di Gesù. Sono scandalizzati perché i suoi discepoli prendono cibo senza compiere prima le tradizionali abluzioni rituali. Pensano tra sé: “Questo modo di fare è contrario alla pratica religiosa” (cfr Mc 7,2-5).

Anche noi potremmo chiederci: perché Gesù e i suoi discepoli trascurano queste tradizioni? In fondo non sono cose cattive, ma buone abitudini rituali, semplici lavaggi prima di prendere cibo. Perché Gesù non ci bada? Perché per Lui è importante riportare la fede al suo centro. Nel Vangelo lo vediamo continuamente: questo riportare la fede al centro. Ed evitare un rischio, che vale per quegli scribi come per noi: osservare formalità esterne mettendo in secondo piano il cuore della fede. Anche noi tante volte ci “trucchiamo” l’anima. La formalità esterna e non il cuore della fede: questo è un rischio. È il rischio di una religiosità dell’apparenza: apparire per bene fuori, trascurando di purificare il cuore. C’è sempre la tentazione di “sistemare Dio” con qualche devozione esteriore, ma Gesù non si accontenta di questo culto. Gesù non vuole esteriorità, vuole una fede che arrivi al cuore.

Infatti, subito dopo, richiama la folla per dire una grande verità: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro» (v. 15). Invece, è «dal di dentro, dal cuore» (v. 21) che nascono le cose cattive. Queste parole sono rivoluzionarie, perché nella mentalità di allora si pensava che certi cibi o contatti esterni rendessero impuri. Gesù ribalta la prospettiva: non fa male quello che viene da fuori, ma quello che nasce da dentro.

Cari fratelli e sorelle, questo riguarda anche noi. Spesso pensiamo che il male provenga soprattutto da fuori: dai comportamenti altrui, da chi pensa male di noi, dalla società. Quante volte incolpiamo gli altri, la società, il mondo, per tutto quello che ci accade! È sempre colpa degli “altri”: è colpa della gente, di chi governa, della sfortuna, e così via. Sembra che i problemi arrivino sempre da fuori. E passiamo il tempo a distribuire colpe; ma passare il tempo a incolpare gli altri è perdere tempo. Si diventa arrabbiati, acidi e si tiene Dio lontano dal cuore. Come quelle persone del Vangelo, che si lamentano, si scandalizzano, fanno polemica e non accolgono Gesù. Non si può essere veramente religiosi nella lamentela: la lamentela avvelena, ti porta alla rabbia, al risentimento e alla tristezza, quella del cuore, che chiude le porte a Dio.

Chiediamo oggi al Signore che ci liberi dal colpevolizzare gli altri – come i bambini: “No, io non sono stato! È l’altro, è l’altro…” –. Domandiamo nella preghiera la grazia di non sprecare tempo a inquinare il mondo di lamentele, perché questo non è cristiano. Gesù ci invita piuttosto a guardare la vita e il mondo a partire dal nostro cuore. Se ci guardiamo dentro, troveremo quasi tutto quello che detestiamo fuori. E se, con sincerità, chiederemo a Dio di purificarci il cuore, allora sì che cominceremo a rendere più pulito il mondo. Perché c’è un modo infallibile per vincere il male: iniziare a sconfiggerlo dentro di sé. I primi Padri della Chiesa, i monaci, quando si domandava loro: “Qual è la strada della santità? Come devo incominciare?”, il primo passo, dicevano, era accusare sé stessi: accusa te stesso. L’accusa di noi stessi. Quanti di noi, nella giornata, in un momento della giornata o in un momento della settimana, sono capaci di accusare sé stessi dentro? “Sì, questo mi ha fatto questo, quell’altro… quello una barbarità…”. Ma io? Io faccio lo stesso, o io lo faccio così... È una saggezza: imparare ad accusare sé stessi. Provate a farlo, vi farà bene. A me fa bene, quando riesco a farlo, ma fa bene, a tutti farà bene.

La Vergine Maria, che ha cambiato la storia attraverso la purezza del suo cuore, ci aiuti a purificare il nostro, superando anzitutto il vizio di colpevolizzare gli altri e di lamentarci di tutto.

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FAUSTI - “Il loro cuore è lontano da me”, dice il Signore. Per questo è duro e non capisce il pane. Le Parole di Isaia (29,13), che Gesù rivolge ai farisei, Marco le indirizza alla Chiesa.
Ciò che tiene lontane da Dio le persone buone sono “le tradizioni religiose”, staccate dall'amore, loro sorgente.
L'uomo, anche se non lo sa, è sempre tradizionalista e abitudinario. Non deve inventare ogni volta atteggiamenti e risposte adeguate. Si affida al consueto, a ciò che già è stato fatto e ha appreso.
Vive insomma di memoria.
Ma il cristiano rompe con il passato, perchè vive di una novità inaudita : la memoria del Corpo e Sangue del suo Signore, consegnato a lui nel Pane.
Questo Mistero di Amore è la “sua” tradizione, che ha ricevuto e , a sua volta, trasmette.
In Israele il midollo della tradizione è la legge, data da Dio come cammino alla vita.
Essa si sintetizza nel comando di amare Lui e i fratelli.
Come si vede, è buona, ma nessuno è in grado di osservarla.
Per questo convince tutti di peccato. Così, mostrando il male, invita a rivolgersi al medico che può guarire.
Ma l'orgoglioso preferisce difendersi. Trascurando la sostanza, si attacca ad un'osservanza, talora meticolosa, di certi dettagli, per giustificare se stesso e condannare gli altri.
In realtà la vera funzione della legge non è mascherare o guarire dal male, ma evidenziarlo e denunciarlo , per farci sentire il bisogno del perdono e della Misericordia.
Solo in questo modo conosciamo Dio così com'é e si rivela nel Pane, Amore gratuito che si dona.
L'uso della legge e della tradizione come autogiustificazione è insieme effetto e causa della durezza di cuore, che impedisce di riconoscere la realtà di Dio nel Pane.
Ma noi riduciamo la realtà di questo dono a un fantasma, perché restiamo in una religiosità formale, che osserva tutte le leggi, fuorchè quella fondamentale di amare.
Nessun peccato allontana da Dio e dal Suo Pane quanto la pretesa di una bravura religiosa.
“Non avete più nulla a che fare con Cristo , voi che cercate la giustificazione nella legge, siete decaduti dalla Grazia” (Gal 5,4).
L'autogiustificazione annulla la giustificazione, togliendoci la vera conoscenza di noi stessi come miseria e di Dio come Misericordia. Ci spinge a fare di tutto, fino a sforzarci di amare, piuttosto che accettare di essere amati gratuitamente e di fidarci di Lui.
Così il nostro cuore resta duro, morto e calcificato, sordo e cieco all'Amore e alla Vita.
Abbiamo occhi che non vedono e orecchi che non odono.
Gesù, con il Suo Pane, non solo diagnostica, ma anche ci guarisce dalla nostra sordità e cecità.
Gesù è il Maestro capace di scrivere nel nostro cuor la legge interiore dell'amore.
E lo fa mediante la memoria iterata del Suo Pane che ci rivela e dona un Dio che ci ama senza condizioni.
Il discepolo mangia questo pane e ne vive, anche se indegno.
Fonda la sua vita non sulla propria osservanza della legge, ma sulla Grazia.
Deve sempre guardarsi dal legalismo e da tutte le tradizioni che riducono la realtà del Signore a fantasma.
Inoltre accetta tutto il creato come buono, e sa che il male procede dal suo cuore di pietra, ancora incapace di amare.

B - 26 DOMENICA T.O.