venerdì 16 agosto 2024

B - 20 DOMENICA T.O.



 

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XX Domenica del Tempo Ordinario

Libro de Proverbi 9,1-6.
La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ucciso gli animali, ha preparato il vino e ha imbandito la tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città:
Chi è inesperto accorra qui!. A chi è privo di senno essa dice:
Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza".

Salmi 34(33),2-3.10-11.12-13.14-15.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.

Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

Venite, figli, ascoltatemi;
v'insegnerò il timore del Signore.
C'è qualcuno che desidera la vita
e brama lunghi giorni per gustare il bene?

Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
Stà lontano dal male e fà il bene,
cerca la pace e perseguila.


Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5,15-20.
Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi;
profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi.
Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio.
E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito,
intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore,
rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,51-58.
In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».




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PAPA FRANCESCO

ANGELUS 19 agosto 2018

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il brano evangelico di questa domenica (cfr Gv 6,51-58) ci introduce nella seconda parte del discorso che fece Gesù nella sinagoga di Cafarnao, dopo aver sfamato una grande folla con cinque pani e due pesci: la moltiplicazione dei pani. Egli si presenta come «il pane vivo disceso dal cielo», il pane che dà la vita eterna, e aggiunge: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (v. 51). Questo passaggio è decisivo, e infatti provoca la reazione degli ascoltatori, che si mettono a discutere tra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?» (v. 52). Quando il segno del pane condiviso porta al suo significato vero, cioè il dono di sé fino al sacrificio, emerge l’incomprensione, emerge addirittura il rifiuto di Colui che poco prima si voleva portare in trionfo. Ricordiamoci che Gesù ha dovuto nascondersi perché volevano farlo re.

Gesù prosegue: «Se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita» (v. 53). Qui insieme alla carne compare anche il sangue. Carne e sangue nel linguaggio biblico esprimono l’umanità concreta. La gente e gli stessi discepoli intuiscono che Gesù li invita ad entrare in comunione con Lui, a “mangiare” Lui, la sua umanità, per condividere con Lui il dono della vita per il mondo. Altro che trionfi e miraggi di successo! E’ proprio il sacrificio di Gesù che dona se stesso per noi.

Questo pane di vita, sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, viene a noi donato gratuitamente nella mensa dell’Eucaristia. Attorno all’altare troviamo ciò che ci sfama e ci disseta spiritualmente oggi e per l’eternità. Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, in un certo senso, anticipiamo il cielo sulla terra, perché dal cibo eucaristico, il Corpo e il Sangue di Gesù, impariamo cos’è la vita eterna. Essa è vivere per il Signore: «colui che mangia me vivrà per me» (v. 57), dice il Signore. L’Eucaristia ci plasma perché non viviamo solo per noi stessi, ma per il Signore e per i fratelli. La felicità e l’eternità della vita dipendono dalla nostra capacità di rendere fecondo l’amore evangelico che riceviamo nell’Eucaristia.

Gesù, come a quel tempo, anche oggi ripete a ciascuno di noi: «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita» (v. 53). Fratelli e sorelle, non si tratta di un cibo materiale, ma di un pane vivo e vivificante, che comunica la vita stessa di Dio. Quando facciamo la comunione riceviamo la vita stessa di Dio. Per avere questa vita è necessario nutrirsi del Vangelo e dell’amore dei fratelli. Dinanzi all’invito di Gesù a nutrirci del suo Corpo e del suo Sangue, potremmo avvertire la necessità di discutere e di resistere, come hanno fatto gli ascoltatori di cui ha parlato il Vangelo di oggi. Questo avviene quando facciamo fatica a modellare la nostra esistenza su quella di Gesù, ad agire secondo i suoi criteri e non secondo i criteri del mondo. Nutrendoci di questo cibo possiamo entrare in piena sintonia con Cristo, con i suoi sentimenti, con i suoi comportamenti. Questo è tanto importante: andare a Messa e comunicarsi, perché ricevere la comunione è ricevere questo Cristo vivo, che ci trasforma dentro e ci prepara per il cielo.

La Vergine Maria sostenga il nostro proposito di fare comunione con Gesù Cristo, nutrendoci della sua Eucaristia, per diventare a nostra volta pane spezzato per i fratelli.

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FAUSTI – Giovanni, secondo lo stile che gli è proprio, non racconta l'istituzione dell'Eucaristia, preferisce invece farne comprendere il mistero profondo, esplicitando ciò che gli altri Vangeli lasciano implicito. Mangiare infatti è assumere, mettere dentro e assimilare cibo.
Credere in Gesù, aderire a Lui ed amarlo, qui è chiamato “mangiare”.
L'uomo diventa ciò che mangia, o meglio, ciò che ama.
Il Figlio di Dio ci ha amati fino a essere divorato dal Suo Amore per noi e diventare Figlio dell'uomo innalzato ; noi, amando e mangiando Lui, diventiamo figli di Dio.
Il testo ha due livelli di lettura. E' sempre possibile una seconda lettura , perchè ogni Parola dice altro, e , alla fine, dice l'Altro. Questo vale segnatamente per il Vangelo di Giovanni che ,invece di raccontare la Trasfigurazione, ne fa la lente attraverso cui guardare tutto il resto.
Osserva infatti con l'occhio e il cuore nuovo di chi ama, che in ogni cosa vede il Volto dell'Amato .
Questa visione, lungi dall'essere visionaria, è la più reale di tutte,perché è fatta alla luce di Colui che è Luce e Vita di quanto esiste.
Il primo livello di lettura è comprensibile anche per gli ascoltatori di Gesù.
Affermando che Lui è il Pane di Vita e che la Sua Carne è la vera manna del Nuovo Esodo, Gesù si attribuisce le prerogative della Parola.
Si rivela così come il compimento di ciò che l'Esodo e l'Alleanza, e ancor prima la Creazione, significano : il disegno di Dio di comunicare la Sua Vita all'uomo.
Mangiare e assimilare Lui, Figlio amato dal Padre che ama i fratelli, è la Nuova Legge.
Per questo chi non accetta Lui, non compie le opere di Dio e non riceve la Vita.
Il secondo livello di lettura è trasparente al lettore cristiano : si tratta di una vera e propria omelia sull'Eucaristia.
La Sua Carne non è metaforica : è realmente il Suo Corpo dato per noi.
Chi mangia la Sua Carne, Pane Vero, e si alimenta di Lui, riceve il dono supremo di Dio : Il Corpo e il Sangue del Figlio, che lo mette in Comunione di Vita con Lui e con il Padre.
Il Figlio amato e inviato ai fratelli, è tutto “dal” e “del” Padre : vive grazie a Lui, di Lui e per Lui.
Egli è venuto a comunicarci , come nostra Vita, questa Sua relazione con Lui , che è la Sua Essenza di Figlio.

B - 26 DOMENICA T.O.