Prima Lettura Serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio. Dal libro di Giosuè Gs 24,1-2a.15-17.18
In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 33 (34) R. Gustate e vedete com'è buono il Signore. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto. Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo. R.
Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. R.
Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore. Custodisce tutte le sue ossa: neppure uno sarà spezzato. R.
Il male fa morire il malvagio e chi odia il giusto sarà condannato. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia. R.
Seconda Lettura Questo mistero è grande: lo lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa. Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 5,21-32
Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita: tu hai parole di vita eterna. (Cf. Gv 6,63c.68c)
Alleluia.
Vangelo Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna. Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
IX INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE - (25-26 AGOSTO 2018) - SANTA MESSA - OMELIA DEL SANTO PADRE «Tu hai parole di vita eterna!» (Gv 6,68). A conclusione di questo Incontro Mondiale delle Famiglie, ci riuniamo come famiglia attorno alla mensa del Signore. Ringraziamo il Signore per le tante benedizioni ricevute nelle nostre famiglie. Vogliamo impegnarci a vivere pienamente la nostra vocazione per essere, secondo le toccanti parole di Santa Teresa di Gesù Bambino, “l’amore nel cuore della Chiesa”. In questo prezioso momento di comunione gli uni con gli altri e con il Signore, è bene fare una sosta e considerare la fonte di tutte le cose buone che abbiamo ricevuto. Gesù rivela l’origine di queste benedizioni nel Vangelo di oggi, quando parla ai suoi discepoli. Molti di loro erano sconvolti, confusi e anche arrabbiati, dibattuti se accettare le sue “parole dure”, così contrarie alla sapienza di questo mondo. In risposta, il Signore dice loro direttamente: «Le parole che vi ho detto sono spirito e vita» (Gv 6,63). Queste parole, con la loro promessa del dono dello Spirito Santo, sono traboccanti di vita per noi che le accogliamo nella fede. Esse indicano la fonte ultima di tutto il bene che abbiamo sperimentato e celebrato qui in questi giorni: lo Spirito di Dio, che costantemente soffia nuova vita sul mondo, nei cuori, nelle famiglie, nelle case e nelle parrocchie. Ogni nuovo giorno nella vita delle nostre famiglie, e ogni nuova generazione, porta con sé la promessa di una nuova Pentecoste, una Pentecoste domestica, una nuova effusione dello Spirito, il Paraclito, che Gesù ci manda come nostro Avvocato, nostro Consolatore e Colui che veramente ci dà coraggio. Quanto ha bisogno il mondo di questo incoraggiamento che è dono e promessa di Dio! Come uno dei frutti di questa celebrazione della vita familiare, possiate tornare alle vostre case e diventare fonte di incoraggiamento per gli altri, per condividere con loro “le parole di vita eterna”
-->La vostra famiglia sia luogo privilegiato sia un importante mezzo per diffondere quelle parole come “buone notizie” per ciascuno, specialmente per quelli che desiderano lasciare il deserto e la “casa di schiavitù” (cfr Gs 24,17) per andare verso la terra promessa della speranza e della libertà. Nella seconda lettura odierna, San Paolo ci dice che il matrimonio è una partecipazione al mistero della perenne fedeltà di Cristo alla sua sposa, la Chiesa (cfr Ef 5,32). Tuttavia questo insegnamento, seppure magnifico, può apparire a qualcuno come una “parola dura”. Perché vivere nell’amore, come Cristo ci ha amato (cfr Ef 5,2), comporta l’imitazione del suo stesso sacrificio di sé, comporta morire a noi stessi per rinascere a un amore più grande e più duraturo. Quell’amore che solo può salvare il mondo dalla schiavitù del peccato, dall’egoismo, dall’avidità e dall’indifferenza verso i bisogni dei meno fortunati. Questo è l’amore che abbiamo conosciuto in Gesù Cristo. Esso si è incarnato nel nostro mondo mediante una famiglia, e mediante la testimonianza delle famiglie cristiane in ogni generazione ha il potere di infrangere ogni barriera per riconciliare il mondo con Dio e fare di noi ciò che da sempre siamo destinati a essere: un’unica famiglia umana che vive insieme nella giustizia, nella santità, nella pace. Il compito di dare testimonianza a questa Buona Notizia non è facile. ... Naturalmente, ci saranno sempre persone che si opporranno alla Buona Notizia, che “mormoreranno” contro le sue “parole dure”. Tuttavia, come San Colombano e i suoi compagni, che affrontarono acque ghiacciate e mari tempestosi per seguire Gesù, non lasciamoci mai influenzare o scoraggiare dallo sguardo gelido dell'indifferenza o dai venti burrascosi dell’ostilità. Tuttavia, riconosciamo umilmente che, se siamo onesti con noi stessi, possiamo anche noi trovare duri gli insegnamenti di Gesù. Quanto è sempre difficile perdonare quelli che ci feriscono! Che sfida è sempre quella di accogliere il migrante e lo straniero! Com’è doloroso sopportare la delusione, il rifiuto, il tradimento! Quanto è scomodo proteggere i diritti dei più fragili, dei non ancora nati o dei più anziani, che sembrano disturbare il nostro senso di libertà. Tuttavia, è proprio in quelle circostanze che il Signore ci chiede: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67). Con la forza dello Spirito che ci incoraggia e con il Signore sempre al nostro fianco, possiamo rispondere: «Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (v. 69). Con il popolo d’Israele, possiamo ripetere: «Anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio» (Gs 24,18). Con i sacramenti del Battesimo e della Confermazione, ogni cristiano viene inviato per essere un missionario, un “discepolo missionario” (cfr Evangelii gaudium, 120). La Chiesa nel suo insieme è chiamata ad “uscire” per portare le parole di vita eterna alle periferie del mondo. Possiate condividere il Vangelo della famiglia come gioia per il mondo! Nel prepararci a riprendere ciascuno la propria strada, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore e alla vocazione alla quale ha chiamato ciascuno di noi. Facendo nostra la preghiera di San Patrizio, ripetiamo ciascuno con gioia: “Cristo dentro di me, Cristo dietro di me, Cristo accanto a me, Cristo sotto di me, Cristo sopra di me” [lo ripete in gaelico]. Con la gioia e la forza conferita dallo Spirito Santo, diciamogli con fiducia: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68)
XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (18-21 AGOSTO 2005)
SANTA MESSA da OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI Cari giovani!
Davanti all'Ostia sacra, nella quale Gesù per noi si è fatto pane che dall'interno sostiene e nutre la nostra vita (cfr Gv 6, 35), abbiamo ieri sera cominciato il cammino interiore dell'adorazione. Nell'Eucaristia l'adorazione deve diventare unione. Con la Celebrazione eucaristica ci troviamo in quell'"ora" di Gesù di cui parla il Vangelo di Giovanni. Mediante l'Eucaristia questa sua "ora" diventa la nostra ora, presenza sua in mezzo a noi. Insieme con i discepoli Egli celebrò la cena pasquale d'Israele, il memoriale dell'azione liberatrice di Dio che aveva guidato Israele dalla schiavitù alla libertà. Gesù segue i riti d'Israele. Recita sul pane la preghiera di lode e di benedizione. Poi però avviene una cosa nuova. Egli ringrazia Dio non soltanto per le grandi opere del passato; lo ringrazia per la propria esaltazione che si realizzerà mediante la Croce e la Risurrezione, parlando ai discepoli anche con parole che contengono la somma della Legge e dei Profeti: "Questo è il mio Corpo dato in sacrificio per voi. Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio Sangue". E così distribuisce il pane e il calice, e insieme dà loro il compito di ridire e rifare sempre di nuovo in sua memoria quello che sta dicendo e facendo in quel momento.
Che cosa sta succedendo? Come Gesù può distribuire il suo Corpo e il suo Sangue? Facendo del pane il suo Corpo e del vino il suo Sangue, Egli anticipa la sua morte, l'accetta nel suo intimo e la trasforma in un'azione di amore. Quello che dall'esterno è violenza brutale - la crocifissione -, dall'interno diventa un atto di un amore che si dona totalmente. È questa la trasformazione sostanziale che si realizzò nel cenacolo e che era destinata a suscitare un processo di trasformazioni il cui termine ultimo è la trasformazione del mondo fino a quella condizione in cui Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15, 28). Già da sempre tutti gli uomini in qualche modo aspettano nel loro cuore un cambiamento, una trasformazione del mondo. Ora questo è l'atto centrale di trasformazione che solo è in grado di rinnovare veramente il mondo: la violenza si trasforma in amore e quindi la morte in vita. Poiché questo atto tramuta la morte in amore, la morte come tale è già dal suo interno superata, è già presente in essa la risurrezione. La morte è, per così dire, intimamente ferita, così che non può più essere lei l'ultima parola. È questa, per usare un'immagine a noi oggi ben nota, la fissione nucleare portata nel più intimo dell'essere - la vittoria dell'amore sull'odio, la vittoria dell'amore sulla morte. Soltanto questa intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena di trasformazioni che poco a poco cambieranno il mondo. Tutti gli altri cambiamenti rimangono superficiali e non salvano. Per questo parliamo di redenzione: quello che dal più intimo era necessario è avvenuto, e noi possiamo entrare in questo dinamismo. Gesù può distribuire il suo Corpo, perché realmente dona se stesso...
---> Creazione e redenzione vanno insieme. Per questo è così importante la domenica. È bello che oggi, in molte culture, la domenica sia un giorno libero o, insieme col sabato, costituisca addirittura il cosiddetto "fine-settimana" libero. Questo tempo libero, tuttavia, rimane vuoto se in esso non c'è Dio. Cari amici! Qualche volta, in un primo momento, può risultare piuttosto scomodo dover programmare nella domenica anche la Messa. Ma se vi ponete impegno, constaterete poi che è proprio questo che dà il giusto centro al tempo libero. Non lasciatevi dissuadere dal partecipare all'Eucaristia domenicale ed aiutate anche gli altri a scoprirla. Certo, perché da essa si sprigioni la gioia di cui abbiamo bisogno, dobbiamo imparare a comprenderla sempre di più nelle sue profondità, dobbiamo imparare ad amarla. Impegniamoci in questo senso - ne vale la pena! Scopriamo l'intima ricchezza della liturgia della Chiesa e la sua vera grandezza: non siamo noi a far festa per noi, ma è invece lo stesso Dio vivente a preparare per noi una festa. Con l'amore per l'Eucaristia riscoprirete anche il sacramento della Riconciliazione, nel quale la bontà misericordiosa di Dio consente sempre un nuovo inizio alla nostra vita.
Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla. In vaste parti del mondo esiste oggi una strana dimenticanza di Dio. Sembra che tutto vada ugualmente anche senza di Lui. Ma al tempo stesso esiste anche un sentimento di frustrazione, di insoddisfazione di tutto e di tutti. Vien fatto di esclamare: Non è possibile che questa sia la vita! Davvero no. E così insieme con la dimenticanza di Dio esiste come un boom del religioso. Non voglio screditare tutto ciò che c'è in questo contesto. Può esserci anche la gioia sincera della scoperta. Ma, per dire il vero, non di rado la religione diventa quasi un prodotto di consumo. Si sceglie quello che piace, e certuni sanno anche trarne un profitto. Ma la religione cercata alla maniera del "fai da te" alla fin fine non ci aiuta. È comoda, ma nell'ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui. Per questo è così importante l'amore per la Sacra Scrittura e, di conseguenza, importante conoscere la fede della Chiesa che ci dischiude il senso della Scrittura. È lo Spirito Santo che guida la Chiesa nella sua fede crescente e l'ha fatta e la fa penetrare sempre di più nelle profondità della verità (cfr Gv 16, 13). Papa Giovanni Paolo II ci ha donato un'opera meravigliosa, nella quale la fede dei secoli è spiegata in modo sintetico: il Catechismo della Chiesa Cattolica. Io stesso recentemente ho potuto presentare il Compendio di tale Catechismo, che è stato anche elaborato a richiesta del defunto Papa. Sono due libri fondamentali che vorrei raccomandare a tutti voi...
FAUSTI – Gesù ha parlato di Sé come del Pane disceso dal cielo: mangiare la Sua Carne e bere il Suo Sangue ci fa vivere del Suo Amore verso il Padre e i fratelli. Ora che si è pienamnte rivelato, chiede adesione a Sé.Trova però il muro dell'incredulità non solo presso i Giudei, ma anche presso i discepoli. Sono colti da una crisi che porta molti ad allontanarsi da Lui. Lo scandalo, che i discepoli subiscono nella sinagoga di Cafarnao, anticipa quello che subiranno il Venerdì Santo, quando Lo vedranno innalzato. Le sue Parole, che noi consideriamo dure e inaccettabili, ci danno in realtà il respiro di Dio e ci aprono alla Sua Vita : sono Parole di Vita eterna, come dirà Simon Pietro ( 68). Chi accoglie la Sua Parola di Figlio, ha il dono dello Spirito e della Vita di Dio. ”Le Parole che vi ho detto sono Spirito e sono Vita”(6,63). La vita viene dallo Spirito, non dalla carne, che è viva solo per lo Spirito Solo chi è sufficientemente libero dall'egoismo e dalle paure, è capace di aprirsi a parole di amore e di fiducia. Gesù ribadisce che credere al Figlio è dono del Padre. Questo dono è offerto a tutti i suoi figli. Se così non fosse, Dio non sarebbe il Padre di tutti e Gesù non sarebbe il Figlio, per il quale tutto è stato creato. L'incredulità è il grande mistero della libertà dell'uomo,che, schiavo dell'ignoranza e del vizio che ne consegue, è incapace di rispondere all'amore con l'amore. Per questo il Figlio, che conosce il Padre,si addosserà sulla croce il male del mondo . Molti Suoi discepoli., non solo alcuni, non credono, perchè trovano dura e scandalosa la Parola. Invece di andare dietro a Gesù, si tirano indietro da Lui. invertono la direzione della loro vita e non camminano più "con Lui" : si allontanano dalla compagnia del Figlio, abbandonano la propria verità e tornano nelle tenebre. Questa crisi colse molti di quelli che all'inizio Lo seguirono con entusiasmo, fino a quando videro che non realizzava le loro attese. La stessa crisi, anche inavvertitamente, prende ogni discepolo che non vive ciò che celebra nell'Eucaristia. L'Eucaristia infatti può essere un puro far memoria del Signore senza fare ciò che Lui ha fatto. Per questo nell'ultima cena Giovanni non racconterà l'istituzione dell'Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi (13,1...) per mostrare cosa essa comporta per la vita di ogni giorno. I Dodici sono distinti dagli altri discepoli. Gesù chiede se Lo vogliono abbandonare anche loro. Non è che voglia provocare una crisi : li provoca invece a riconoscerla, per risolverla. I più grandi tradimenti si consumano nell'incoscienza : il male è il frutto amaro del dolce sopore dell'oblio. La risposta di Pietro, a nome dei Dodici, è una adesione di fede. Pietro aderisce a Lui e alla sua promessa di vita, anche se non ne capisce e condivide il modo. Ama veramente Gesù e le sue Parole, anche se non le comprende. Il suo è un inizio di fede, che si completerà nell'esperienza successiva, attraverso fughe e rinnegamenti. Solo dopo capirà chi è Gesù e che cosa significano le sue Parole .
8 commenti:
Prima Lettura
Serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio.
Dal libro di Giosuè
Gs 24,1-2a.15-17.18
In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.
Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 33 (34)
R. Gustate e vedete com'è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo. R.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti. R.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato. R.
Il male fa morire il malvagio
e chi odia il giusto sarà condannato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia. R.
Seconda Lettura
Questo mistero è grande: lo lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 5,21-32
Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne.
Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita:
tu hai parole di vita eterna. (Cf. Gv 6,63c.68c)
Alleluia.
Vangelo
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Parola del Signore.
IX INCONTRO MONDIALE
DELLE FAMIGLIE - (25-26 AGOSTO 2018) - SANTA MESSA - OMELIA DEL SANTO PADRE
«Tu hai parole di vita eterna!» (Gv 6,68).
A conclusione di questo Incontro Mondiale delle Famiglie, ci riuniamo come famiglia attorno alla mensa del
Signore. Ringraziamo il Signore per le tante benedizioni ricevute nelle nostre famiglie. Vogliamo impegnarci
a vivere pienamente la nostra vocazione per essere, secondo le toccanti parole di Santa Teresa di Gesù
Bambino, “l’amore nel cuore della Chiesa”.
In questo prezioso momento di comunione gli uni con gli altri e con il Signore, è bene fare una sosta e
considerare la fonte di tutte le cose buone che abbiamo ricevuto. Gesù rivela l’origine di queste benedizioni
nel Vangelo di oggi, quando parla ai suoi discepoli. Molti di loro erano sconvolti, confusi e anche arrabbiati,
dibattuti se accettare le sue “parole dure”, così contrarie alla sapienza di questo mondo. In risposta, il Signore
dice loro direttamente: «Le parole che vi ho detto sono spirito e vita» (Gv 6,63).
Queste parole, con la loro promessa del dono dello Spirito Santo, sono traboccanti di vita per noi che le
accogliamo nella fede. Esse indicano la fonte ultima di tutto il bene che abbiamo sperimentato e celebrato
qui in questi giorni: lo Spirito di Dio, che costantemente soffia nuova vita sul mondo, nei cuori, nelle
famiglie, nelle case e nelle parrocchie. Ogni nuovo giorno nella vita delle nostre famiglie, e ogni nuova
generazione, porta con sé la promessa di una nuova Pentecoste, una Pentecoste domestica, una nuova
effusione dello Spirito, il Paraclito, che Gesù ci manda come nostro Avvocato, nostro Consolatore e Colui
che veramente ci dà coraggio. Quanto ha bisogno il mondo di questo incoraggiamento che è dono e promessa di Dio! Come uno dei frutti di
questa celebrazione della vita familiare, possiate tornare alle vostre case e diventare fonte di incoraggiamento
per gli altri, per condividere con loro “le parole di vita eterna”
-->La vostra famiglia sia luogo privilegiato sia un importante mezzo per diffondere quelle parole come “buone notizie” per ciascuno,
specialmente per quelli che desiderano lasciare il deserto e la “casa di schiavitù” (cfr Gs 24,17) per andare
verso la terra promessa della speranza e della libertà.
Nella seconda lettura odierna, San Paolo ci dice che il matrimonio è una partecipazione al mistero della
perenne fedeltà di Cristo alla sua sposa, la Chiesa (cfr Ef 5,32). Tuttavia questo insegnamento, seppure
magnifico, può apparire a qualcuno come una “parola dura”. Perché vivere nell’amore, come Cristo ci ha
amato (cfr Ef 5,2), comporta l’imitazione del suo stesso sacrificio di sé, comporta morire a noi stessi per
rinascere a un amore più grande e più duraturo. Quell’amore che solo può salvare il mondo dalla schiavitù
del peccato, dall’egoismo, dall’avidità e dall’indifferenza verso i bisogni dei meno fortunati. Questo è
l’amore che abbiamo conosciuto in Gesù Cristo. Esso si è incarnato nel nostro mondo mediante una famiglia,
e mediante la testimonianza delle famiglie cristiane in ogni generazione ha il potere di infrangere ogni
barriera per riconciliare il mondo con Dio e fare di noi ciò che da sempre siamo destinati a essere: un’unica
famiglia umana che vive insieme nella giustizia, nella santità, nella pace.
Il compito di dare testimonianza a questa Buona Notizia non è facile. ...
Naturalmente, ci saranno sempre persone che si opporranno alla Buona Notizia, che “mormoreranno” contro
le sue “parole dure”. Tuttavia, come San Colombano e i suoi compagni, che affrontarono acque ghiacciate e
mari tempestosi per seguire Gesù, non lasciamoci mai influenzare o scoraggiare dallo sguardo gelido
dell'indifferenza o dai venti burrascosi dell’ostilità.
Tuttavia, riconosciamo umilmente che, se siamo onesti con noi stessi, possiamo anche noi trovare duri gli
insegnamenti di Gesù. Quanto è sempre difficile perdonare quelli che ci feriscono! Che sfida è sempre quella
di accogliere il migrante e lo straniero! Com’è doloroso sopportare la delusione, il rifiuto, il tradimento!
Quanto è scomodo proteggere i diritti dei più fragili, dei non ancora nati o dei più anziani, che sembrano
disturbare il nostro senso di libertà.
Tuttavia, è proprio in quelle circostanze che il Signore ci chiede: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67).
Con la forza dello Spirito che ci incoraggia e con il Signore sempre al nostro fianco, possiamo rispondere:
«Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (v. 69). Con il popolo d’Israele, possiamo
ripetere: «Anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio» (Gs 24,18).
Con i sacramenti del Battesimo e della Confermazione, ogni cristiano viene inviato per essere un
missionario, un “discepolo missionario” (cfr Evangelii gaudium, 120). La Chiesa nel suo insieme è chiamata
ad “uscire” per portare le parole di vita eterna alle periferie del mondo. Possiate
condividere il Vangelo della famiglia come gioia per il mondo!
Nel prepararci a riprendere ciascuno la propria strada, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore e alla
vocazione alla quale ha chiamato ciascuno di noi. Facendo nostra la preghiera di San Patrizio, ripetiamo
ciascuno con gioia: “Cristo dentro di me, Cristo dietro di me, Cristo accanto a me, Cristo sotto di me, Cristo
sopra di me” [lo ripete in gaelico]. Con la gioia e la forza conferita dallo Spirito Santo, diciamogli con
fiducia: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68)
XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
(18-21 AGOSTO 2005)
SANTA MESSA
da OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Cari giovani!
Davanti all'Ostia sacra, nella quale Gesù per noi si è fatto pane che dall'interno sostiene e nutre la nostra vita (cfr Gv 6, 35), abbiamo ieri sera cominciato il cammino interiore dell'adorazione. Nell'Eucaristia l'adorazione deve diventare unione. Con la Celebrazione eucaristica ci troviamo in quell'"ora" di Gesù di cui parla il Vangelo di Giovanni. Mediante l'Eucaristia questa sua "ora" diventa la nostra ora, presenza sua in mezzo a noi. Insieme con i discepoli Egli celebrò la cena pasquale d'Israele, il memoriale dell'azione liberatrice di Dio che aveva guidato Israele dalla schiavitù alla libertà. Gesù segue i riti d'Israele. Recita sul pane la preghiera di lode e di benedizione. Poi però avviene una cosa nuova. Egli ringrazia Dio non soltanto per le grandi opere del passato; lo ringrazia per la propria esaltazione che si realizzerà mediante la Croce e la Risurrezione, parlando ai discepoli anche con parole che contengono la somma della Legge e dei Profeti: "Questo è il mio Corpo dato in sacrificio per voi. Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio Sangue". E così distribuisce il pane e il calice, e insieme dà loro il compito di ridire e rifare sempre di nuovo in sua memoria quello che sta dicendo e facendo in quel momento.
Che cosa sta succedendo? Come Gesù può distribuire il suo Corpo e il suo Sangue? Facendo del pane il suo Corpo e del vino il suo Sangue, Egli anticipa la sua morte, l'accetta nel suo intimo e la trasforma in un'azione di amore. Quello che dall'esterno è violenza brutale - la crocifissione -, dall'interno diventa un atto di un amore che si dona totalmente. È questa la trasformazione sostanziale che si realizzò nel cenacolo e che era destinata a suscitare un processo di trasformazioni il cui termine ultimo è la trasformazione del mondo fino a quella condizione in cui Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15, 28). Già da sempre tutti gli uomini in qualche modo aspettano nel loro cuore un cambiamento, una trasformazione del mondo. Ora questo è l'atto centrale di trasformazione che solo è in grado di rinnovare veramente il mondo: la violenza si trasforma in amore e quindi la morte in vita. Poiché questo atto tramuta la morte in amore, la morte come tale è già dal suo interno superata, è già presente in essa la risurrezione. La morte è, per così dire, intimamente ferita, così che non può più essere lei l'ultima parola. È questa, per usare un'immagine a noi oggi ben nota, la fissione nucleare portata nel più intimo dell'essere - la vittoria dell'amore sull'odio, la vittoria dell'amore sulla morte. Soltanto questa intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena di trasformazioni che poco a poco cambieranno il mondo. Tutti gli altri cambiamenti rimangono superficiali e non salvano. Per questo parliamo di redenzione: quello che dal più intimo era necessario è avvenuto, e noi possiamo entrare in questo dinamismo. Gesù può distribuire il suo Corpo, perché realmente dona se stesso...
---> Creazione e redenzione vanno insieme. Per questo è così importante la domenica. È bello che oggi, in molte culture, la domenica sia un giorno libero o, insieme col sabato, costituisca addirittura il cosiddetto "fine-settimana" libero. Questo tempo libero, tuttavia, rimane vuoto se in esso non c'è Dio. Cari amici! Qualche volta, in un primo momento, può risultare piuttosto scomodo dover programmare nella domenica anche la Messa. Ma se vi ponete impegno, constaterete poi che è proprio questo che dà il giusto centro al tempo libero. Non lasciatevi dissuadere dal partecipare all'Eucaristia domenicale ed aiutate anche gli altri a scoprirla. Certo, perché da essa si sprigioni la gioia di cui abbiamo bisogno, dobbiamo imparare a comprenderla sempre di più nelle sue profondità, dobbiamo imparare ad amarla. Impegniamoci in questo senso - ne vale la pena! Scopriamo l'intima ricchezza della liturgia della Chiesa e la sua vera grandezza: non siamo noi a far festa per noi, ma è invece lo stesso Dio vivente a preparare per noi una festa. Con l'amore per l'Eucaristia riscoprirete anche il sacramento della Riconciliazione, nel quale la bontà misericordiosa di Dio consente sempre un nuovo inizio alla nostra vita.
Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla. In vaste parti del mondo esiste oggi una strana dimenticanza di Dio. Sembra che tutto vada ugualmente anche senza di Lui. Ma al tempo stesso esiste anche un sentimento di frustrazione, di insoddisfazione di tutto e di tutti. Vien fatto di esclamare: Non è possibile che questa sia la vita! Davvero no. E così insieme con la dimenticanza di Dio esiste come un boom del religioso. Non voglio screditare tutto ciò che c'è in questo contesto. Può esserci anche la gioia sincera della scoperta. Ma, per dire il vero, non di rado la religione diventa quasi un prodotto di consumo. Si sceglie quello che piace, e certuni sanno anche trarne un profitto. Ma la religione cercata alla maniera del "fai da te" alla fin fine non ci aiuta. È comoda, ma nell'ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui. Per questo è così importante l'amore per la Sacra Scrittura e, di conseguenza, importante conoscere la fede della Chiesa che ci dischiude il senso della Scrittura. È lo Spirito Santo che guida la Chiesa nella sua fede crescente e l'ha fatta e la fa penetrare sempre di più nelle profondità della verità (cfr Gv 16, 13). Papa Giovanni Paolo II ci ha donato un'opera meravigliosa, nella quale la fede dei secoli è spiegata in modo sintetico: il Catechismo della Chiesa Cattolica. Io stesso recentemente ho potuto presentare il Compendio di tale Catechismo, che è stato anche elaborato a richiesta del defunto Papa. Sono due libri fondamentali che vorrei raccomandare a tutti voi...
FAUSTI – Gesù ha parlato di Sé come del Pane disceso dal cielo: mangiare la Sua Carne e bere il Suo Sangue ci fa vivere del Suo Amore verso il Padre e i fratelli. Ora che si è pienamnte rivelato, chiede adesione a Sé.Trova però il muro dell'incredulità non solo presso i Giudei, ma anche presso i discepoli.
Sono colti da una crisi che porta molti ad allontanarsi da Lui.
Lo scandalo, che i discepoli subiscono nella sinagoga di Cafarnao, anticipa quello che subiranno il Venerdì Santo, quando Lo vedranno innalzato.
Le sue Parole, che noi consideriamo dure e inaccettabili, ci danno in realtà il respiro di Dio e ci aprono alla Sua Vita : sono Parole di Vita eterna, come dirà Simon Pietro ( 68).
Chi accoglie la Sua Parola di Figlio, ha il dono dello Spirito e della Vita di Dio.
”Le Parole che vi ho detto sono Spirito e sono Vita”(6,63).
La vita viene dallo Spirito, non dalla carne, che è viva solo per lo Spirito
Solo chi è sufficientemente libero dall'egoismo e dalle paure, è capace di aprirsi a parole di amore e di fiducia. Gesù ribadisce che credere al Figlio è dono del Padre.
Questo dono è offerto a tutti i suoi figli. Se così non fosse, Dio non sarebbe il Padre di tutti e Gesù non sarebbe il Figlio, per il quale tutto è stato creato.
L'incredulità è il grande mistero della libertà dell'uomo,che, schiavo dell'ignoranza e del vizio che ne consegue, è incapace di rispondere all'amore con l'amore.
Per questo il Figlio, che conosce il Padre,si addosserà sulla croce il male del mondo .
Molti Suoi discepoli., non solo alcuni, non credono, perchè trovano dura e scandalosa la Parola.
Invece di andare dietro a Gesù, si tirano indietro da Lui. invertono la direzione della loro vita e non camminano più "con Lui" : si allontanano dalla compagnia del Figlio, abbandonano la propria verità e tornano nelle tenebre.
Questa crisi colse molti di quelli che all'inizio Lo seguirono con entusiasmo, fino a quando videro che non realizzava le loro attese.
La stessa crisi, anche inavvertitamente, prende ogni discepolo che non vive ciò che celebra nell'Eucaristia.
L'Eucaristia infatti può essere un puro far memoria del Signore senza fare ciò che Lui ha fatto.
Per questo nell'ultima cena Giovanni non racconterà l'istituzione dell'Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi (13,1...) per mostrare cosa essa comporta per la vita di ogni giorno.
I Dodici sono distinti dagli altri discepoli. Gesù chiede se Lo vogliono abbandonare anche loro.
Non è che voglia provocare una crisi : li provoca invece a riconoscerla, per risolverla.
I più grandi tradimenti si consumano nell'incoscienza : il male è il frutto amaro del dolce sopore dell'oblio.
La risposta di Pietro, a nome dei Dodici, è una adesione di fede.
Pietro aderisce a Lui e alla sua promessa di vita, anche se non ne capisce e condivide il modo.
Ama veramente Gesù e le sue Parole, anche se non le comprende.
Il suo è un inizio di fede, che si completerà nell'esperienza successiva, attraverso fughe e rinnegamenti.
Solo dopo capirà chi è Gesù e che cosa significano le sue Parole .
https://www.youtube.com/watch?v=wqfa4cswzU8
ISAIA 55
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