giovedì 27 giugno 2024

B - 13 DOMENICA T.O.


 

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Antifona

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia. (Sal 46,2)

O Dio, che ci hai reso figli della luce
con il tuo Spirito di adozione,
fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore,
ma restiamo sempre luminosi
nello splendore della verità.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.



O Padre, che nel tuo Figlio povero e crocifisso
ci fai ricchi del dono della tua stessa vita,
rinvigorisci la nostra fede,
perché nell’incontro con lui
sperimentiamo ogni giorno la sua vivificante potenza.
Egli è Dio, e vive e regna con te.



Prima Lettura
Per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo.

Dal libro della Sapienza
Sap 1,13-15; 2,23-24

Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;
le creature del mondo sono portatrici di salvezza,
in esse non c'è veleno di morte,
né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale.
Sì, Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità,
lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 29 (30)

R.Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. R.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia. R.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. R.

Seconda Lettura
La vostra abbondanza supplisca all'indigenza dei fratelli poveri.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
2Cor 8,7.9.13-15

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest'opera generosa.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo. (Cf. 2Tm 1,10)

Alleluia.

Vangelo
Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

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PAPA FRANCESCO ANGELUS
27 giugno 2021


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi nel Vangelo (cfr Mc 5,21-43) Gesù si imbatte nelle nostre due situazioni più drammatiche, la morte e la malattia. Da esse libera due persone: una bambina, che muore proprio mentre il padre è andato a chiedere aiuto a Gesù; e una donna, che da molti anni ha perdite di sangue. Gesù si lascia toccare dal nostro dolore e dalla nostra morte, e opera due segni di guarigione per dirci che né il dolore né la morte hanno l’ultima parola. Ci dice che la morte non è la fine. Egli vince questo nemico, dal quale non possiamo liberarci da soli.

Concentriamoci, però, in questo periodo in cui la malattia è ancora al centro delle cronache, sull’altro segno, la guarigione della donna. Più che la sua salute, a essere compromessi erano i suoi affetti. Perché? Aveva perdite di sangue e perciò, secondo la mentalità di allora, era ritenuta impura. Era una donna emarginata, non poteva avere relazioni stabili, non poteva avere uno sposo, non poteva avere una famiglia e non poteva avere rapporti sociali normali perché era “impura”, una malattia che la rendeva “impura”. Viveva sola, con il cuore ferito. La malattia più grande della vita, qual è? Il cancro? La tubercolosi? La pandemia? No. La malattia più grande della vita è la mancanza di amore, è non riuscire ad amare. Questa povera donna era malata sì delle perdite di sangue, ma, per conseguenza, di mancanza di amore, perché non poteva essere socialmente con gli altri. E la guarigione che più conta è quella degli affetti. Ma come trovarla? Noi possiamo pensare ai nostri affetti: sono ammalati o sono in buona salute? Sono malati? Gesù è capace di guarirli.

La storia di questa donna senza nome – la chiamiamo così “la donna senza nome” –, nella quale possiamo vederci tutti, è esemplare. Il testo dice che aveva fatto molte cure, «spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando» (v. 26). Anche noi, quante volte ci buttiamo in rimedi sbagliati per saziare la nostra mancanza di amore? Pensiamo che a renderci felici siano il successo e i soldi, ma l’amore non si compra, è gratuito. Ci rifugiamo nel virtuale, ma l’amore è concreto. Non ci accettiamo così come siamo e ci nascondiamo dietro i trucchi dell’esteriorità, ma l’amore non è apparenza. Cerchiamo soluzioni da maghi, da santoni, per poi trovarci senza soldi e senza pace, come quella donna. Lei, finalmente, sceglie Gesù e si butta tra la folla per toccare il mantello, il mantello di Gesù. Quella donna, cioè, cerca il contatto diretto, il contatto fisico con Gesù. Soprattutto in questo tempo, abbiamo capito quanto siano importanti il contatto, le relazioni. Lo stesso vale con Gesù: a volte ci accontentiamo di osservare qualche precetto e di ripetere preghiere – tante volte come i pappagalli –, ma il Signore attende che lo incontriamo, che gli apriamo il cuore, che, come la donna, tocchiamo il suo mantello per guarire. Perché, entrando in intimità con Gesù, veniamo guariti nei nostri affetti.

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Questo vuole Gesù. Leggiamo infatti che, pur stretto dalla folla, si guarda attorno per cercare chi lo ha toccato. I discepoli dicevano: “Ma guarda che la folla ti stringe…”. No: “Chi mi ha toccato?”. È lo sguardo di Gesù: c’è tanta gente, ma Lui va in cerca di un volto e di un cuore pieno di fede. Gesù non guarda all’insieme, come noi, ma guarda alla persona. Non si arresta di fronte alle ferite e agli errori del passato, ma va oltre i peccati e i pregiudizi. Tutti noi abbiamo una storia, e ognuno di noi, nel suo segreto, conosce bene le cose brutte della propria storia. Ma Gesù le guarda per guarirle. Invece a noi ci piace guardare le cose brutte degli altri. Quante volte, quando noi parliamo, cadiamo nel chiacchiericcio, che è sparlare degli altri, “spellare” gli altri. Ma guarda: che orizzonte di vita è questo? Non come Gesù, che sempre guarda il modo di salvarci, guarda l’oggi, la buona volontà e non la storia brutta che noi abbiamo. Gesù va oltre i peccati. Gesù va oltre i pregiudizi, Non si ferma alle apparenze, arriva al cuore Gesù. E guarisce proprio lei, che era scartata da tutti, un’impura. Con tenerezza la chiama «figlia» (v. 34) – lo stile di Gesù era la vicinanza, la compassione e la tenerezza: “Figlia…” – e loda la sua fede, restituendole fiducia in sé stessa.

Sorella, fratello, sei qui, lascia che Gesù guardi e guarisca il tuo cuore. Anch’io devo fare questo: lasciare che Gesù guardi il mio cuore e lo guarisca. E se hai già provato il suo sguardo tenero su di te, imitalo, e fai come Lui. Guardati attorno: vedrai che tante persone che ti vivono accanto si sentono ferite e sole, hanno bisogno di sentirsi amate: fai il passo. Gesù ti chiede uno sguardo che non si fermi all’esteriorità, ma vada al cuore; uno sguardo non giudicante – finiamo di giudicare gli altri – Gesù ci chiede uno sguardo non giudicante, ma accogliente. Apriamo il nostro cuore per accogliere gli altri. Perché solo l’amore risana la vita, solo l’amore risana la vita. La Madonna, Consolatrice degli afflitti, ci aiuti a portare una carezza ai feriti nel cuore che incontriamo sul nostro cammino. E non giudicare, non giudicare la realtà personale, sociale, degli altri. Dio ama tutti! Non giudicare, lasciate vivere gli altri e cercate di avvicinarvi con amore.

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San Giovanni Paolo II (1920-2005)


Discorso ai giovani

"Subito la ragazza si alzò"

Cristo entra nella casa dove trova la giovane, la porta dalla padrona e le dice: "Bambina, ti dico, alzati!". "Cari giovani, il mondo ha bisogno della vostra risposta personale alle parole di vita del Maestro: "Ti dico di alzarti! "Vediamo come Gesù viene incontro all'umanità nelle situazioni più difficili e dolorose. Il miracolo compiuto nella casa di Giairo ci mostra il suo potere sul male. È il padrone della vita, il padrone della morte...

Ma non possiamo mai dimenticare che, se comprendiamo l'origine, la causa prima del male, della malattia, della morte stessa, c'è la ragione in queste diverse forme. Nel cuore dei nostri cuori e delle nostre anime c'è questa malattia che ci tocca tutti: perché la nostra gente, siamo radicati sempre di più nelle nostre coscienze fino a perdere i sensi. Sì, cari giovani, state attenti a non lasciare che il senso di Dio si indebolisca in voi. D'altra parte, il dolore sembra buono se l'uomo non sente i sensi di Dio, della sua azione, della sua presenza, qui vi invitiamo a unirvi sulla grazia, sulla strada, contro il peccato, contro la morte. Il destino dell'umanità è in gioco

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--->La comprensione che dobbiamo fornire è l'implicazione sociale del perché dobbiamo costruire un mondo dignitoso per gli uomini. Gli uomini e le donne che credono in una vera "comunione di ragione" perché, nello stesso tempo in cui io sono, la Chiesa si abbassa e il mondo entra in un certo modo... Cari giovani, combattete la buona battaglia della fede (1Tim 6,12) per la dignità dell'uomo, per la dignità dell'amore, per una vita nobile, una vita da figli di Dio. Andate avanti e chiedete aiuto al perdono di Dio, c'è una risurrezione.Non preoccupatevi delle esigenze dell'amore di Cristo.Temete, al contrario, la pusillanimità, la leggerezza, la ricerca dei propri interessi, l'egoismo, tutto ciò che vuole far tacere la voce di Cristo che, rivolgendosi a ciascuno di noi, ripete:"Io vi dico: innalzatevi".

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FAUSTI -”La tua fede ti ha salvata”, dice Gesù alla donna; e al padre della fanciulla morta . “Continua ad aver fede”. I due episodi, incastrati e legati dalle parole “salvare”, “credere” e “toccare” (prendere la mano) si completano a vicenda e illustrano cos'è la fede e qual è la sua potenza. La fede è “toccare” Gesù , la Sua potenza salva nella morte.
La comunione con Lui vince la nostra malattia mortale e la stessa morte.
La donna e la ragazza sono figura di tutti noi.Come la prima, da dodici anni, cioè da sempre, perdiamo la vita, lontani dal Signore.
Solo se Lo tocchiamo siamo salvi, perchè è Lui la nostra vita.
Come la seconda, in età da marito, moriamo malati d'amore se non giunge lo Sposo che ci prende la mano. La nostra vita infatti è amarlo cone siamo da Lui amati.
Il tema centrale è quindi la fede, quel “toccare” che salva.
Toccare suppone vicinanza. Forma prima e fondamentale di conoscenza, è contatto con l'altro.
In esso il proprio limite diventa luogo di comunione.
C'è infine un tocco esteriore e uno interiore, che prende e trasforma il cuore.
Al toccare si contrappone lo schiacciare. Mentre questo sfocerà nell'impadronirsi e nell'uccidere Gesù, quello sprigiona da Lui la Sua forza di Vita.
La salvezza, invocata anche dai discepoli sulla barca, viene da questa fede.
Essa ci permette di toccarlo e di essere afferrati da Lui, che prima di noi e per noi ha dormito.
La donna non osava farsi vedere : essendo immonda, le era vietato toccarlo.
D'altra parte il nostro rapporto con Dio e la nostra ricerca di Lui non può approdare che alle Sue spalle, come fu detto a Mosè :“Vedrai le mie spalle , ma il mio Volto non Lo si può vedere”(Es 33,23).”Se toccherò anche soltanto le Sue vesti...”
(Ce le lascerà in eredità sulla croce, prendendo in cambio la nostra nudità.)
Questa fede non è magia o feticismo, la salvezza dell'uomo è davvero la Comunione con Dio, ora possibile attraverso la carne di cui si è rivestito il Figlio..
La donna conosce la propria guarigione nel corpo, ma non conosce ancora nello spirito Colui che l'ha guarita.Gesù, conosciuta l'energia uscita da Lui, la forza di Dio , vita che vince la morte,cerca con lo sguardo e la Parola colei che ha creduto in Lui, per dialogare con lei.
Ora gli sta davanti per rispondergli e gli cade ai piedi per adorarlo.
La sua verità era il suo male incurabile, la sua disperazione di sé e di tutto, la sua speranza in Lui, il suo tocco e la sua guarigione.
Ma solo nel parlare di tutto questo con Lui si compie la fede.
Il discepolo è come la donna , la figlia di Sion che tocca Gesù ed è salvata dal suo male , è come la ragazza morta , che risuscita al tocco dello Sposo.
La fede ci guarisce dal peccato di diffidenza che ci fa ignorare che veniamo da Dio e a Lui torniamo.Solo così possiamo vivere e morire in pace , sapendo che dormiamo con Cristo, che per primo ha dormito nella nostra stessa barca, per risvegliarci con Lui.
Gesù, davanti al padre e alla madre della fanciulla, prende la sua mano.
Anche Lui sarà preso e condotto a morte.Per questo ora prende e sottrae alla morte la fanciulla.
Essa appartiene a Lui, venuto a prenderne la mano.
Questo contatto con Lui e il suono della Sua voce la sveglia.
“Alzati, amica mia, mia bella, e vieni” (Ct 2,10). Essa cammina per una via che prima non conosceva : è il sentiero della vita, gioia piena nella Sua presenza, dolcezza senza fine alla Sua destra (Sl 16,11).

CRISTO, RE DELL' UNIVERSO