mercoledì 27 dicembre 2023

FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA


 

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SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE

Antifona
I pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe
e il bambino adagiato nella mangiatoia. (Lc 2,16)

Gloria.

Colletta
O Dio, che nella santa Famiglia
ci hai dato un vero modello di vita,
fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore,
perché, riuniti insieme nella tua casa,
possiamo godere la gioia senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

O Dio, nostro creatore e Padre,
tu hai voluto che il tuo Figlio crescesse in sapienza,
età e grazia nella famiglia di Nazareth;
ravviva in noi la venerazione
per il dono e il mistero della vita,
perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Si dice il Credo.

Prima Lettura
Uno nato da te sarà tuo erede.
Dal libro della Gènesi
Gn 15,1-6; 21,1-3

In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande».
Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».
Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 104 (105)

R. Il Signore è fedele al suo patto.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie. R.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto. R.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto. R.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell'alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. R.

Seconda Lettura
La fede di Abramo, di Sara e di Isacco.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 11,8.11-12.17-19

Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

Parola di Dio.

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Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni,
ha parlato a noi per mezzo del Figlio. (Eb 1,1-2)

Alleluia.

Vangelo
Il bambino cresceva pieno di sapienza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.
Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

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PAPA FRANCESCO

ANGELUS 27 dicembre 2020
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

A pochi giorni dal Natale, la liturgia ci invita a fissare lo sguardo sulla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. È bello riflettere sul fatto che il Figlio di Dio ha voluto aver bisogno, come tutti i bambini, del calore di una famiglia. Proprio per questo, perché è la famiglia di Gesù, quella di Nazareth è la famiglia-modello, in cui tutte le famiglie del mondo possono trovare il loro sicuro punto di riferimento e una sicura ispirazione. A Nazareth è germogliata la primavera della vita umana del Figlio di Dio, nel momento in cui Egli è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria. Tra le mura ospitali della Casa di Nazareth si è svolta nella gioia l’infanzia di Gesù, circondato dalle premure materne di Maria e dalla cura di Giuseppe, nel quale Gesù ha potuto vedere la tenerezza di Dio ( Lett. apost. Patris corde, 2).

Ad imitazione della Sacra Famiglia, siamo chiamati a riscoprire il valore educativo del nucleo familiare: esso richiede di essere fondato sull’amore che sempre rigenera i rapporti aprendo orizzonti di speranza. In famiglia si potrà sperimentare una comunione sincera quando essa è casa di preghiera, quando gli affetti sono seri, profondi e puri, quando il perdono prevale sulle discordie, quando l’asprezza quotidiana del vivere viene addolcita dalla tenerezza reciproca e dalla serena adesione alla volontà di Dio. In questo modo, la famiglia si apre alla gioia che Dio dona a tutti coloro che sanno dare con gioia. Al tempo stesso, trova l’energia spirituale di aprirsi all’esterno, agli altri, al servizio dei fratelli, alla collaborazione per la costruzione di un mondo sempre nuovo e migliore; capace, perciò, di farsi portatrice di stimoli positivi; la famiglia evangelizza con l’esempio di vita. È vero, in ogni famiglia ci sono dei problemi, e a volte anche si litiga. “Padre, ho litigato…” – siamo umani, siamo deboli, e tutti abbiamo a volte questo fatto che litighiamo in famiglia. Io vi dirò una cosa: se litighiamo in famiglia, che non finisca la giornata senza fare la pace. “Sì, ho litigato”, ma prima di finire la giornata, fai la pace. E sai perché? Perché la guerra fredda del giorno dopo è pericolosissima. Non aiuta. E poi, in famiglia ci sono tre parole, tre parole da custodire sempre: “permesso”, “grazie”, “scusa”. “Permesso”, per non essere invadenti nella vita degli altri. “Permesso: posso fare qualcosa? Ti sembra che possa fare questo?”. “Permesso”. Sempre, non essere invadente. “Permesso”, la prima parola. “Grazie”: tanti aiuti, tanti servizi che ci facciamo in famiglia. Ringraziare sempre. La gratitudine è il sangue dell’anima nobile. “Grazie”. E poi, la più difficile da dire: “Scusa”. Perché noi sempre facciamo delle cose brutte e tante volte qualcuno si sente offeso di questo. “Scusami”, “scusami”. Non dimenticatevi le tre parole: “permesso”, “grazie”, “scusa”. Se in una famiglia, nell’ambiente familiare ci sono queste tre parole, la famiglia va bene.

All’esempio di evangelizzare con la famiglia ci chiama la festa di oggi, riproponendoci l’ideale dell’amore coniugale e familiare, così come è stato sottolineato nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, di cui ricorrerà il quinto anniversario di promulgazione il prossimo 19 marzo. E ci sarà un anno di riflessione sull’Amoris laetitia e sarà un’opportunità per approfondire i contenuti del documento [19 marzo 2021-giugno 2022].

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-->Queste riflessioni saranno messe a disposizione delle comunità ecclesiali e delle famiglie, per accompagnarle nel loro cammino. Fin d’ora invito tutti ad aderire alle iniziative che verranno promosse nel corso dell’Anno e che saranno coordinate dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Affidiamo alla Santa Famiglia di Nazareth, in particolare a San Giuseppe sposo e padre sollecito, questo cammino con le famiglie di tutto il mondo.

La Vergine Maria, alla quale ci rivolgiamo ora con la preghiera dell’Angelus, ottenga alle famiglie del mondo intero di essere sempre più affascinate dall’ideale evangelico della Santa Famiglia, così da diventare fermento di nuova umanità e di una solidarietà concreta e universale.

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FAUSTI – Nessuno ha mai visto Dio. Nessuno L'ha mai conosciuto né tanto meno nominato.
E' il Nome innominabile , origine di ogni nome! “Dimmi il Tuo Nome”domanda Giacobbe (Gen 32,30) ; “Mostrami la Tua Gloria” chiede Mosé (Es 33,18) , “Mostrami il Tuo Volto” supplicano innumerevoli Salmi.
Vedere il Volto di Dio è la salvezza dell'uomo, che ritrova il suo volto.
Dire il Nome di Dio è ritrovare il Nome che sostanzia ogni nome , è trovare quel “Tu” che fa esistere ogni “io”. Il desiderio di tutte le religioni è dare un Volto e un Nome a Dio.
Quello che è il più grande desiderio dell'uomo trova ora soddisfazione . Che sorpresa dare il Nome a Colui che dal nulla ha chiamato tutte le cose e le ha fatte esistere!
Il Nome di Dio per l'uomo non può essere che “Gesù” cioè “Dio salva”, sia perché nominare Dio è la salvezza dell'uomo, sia perché l'uomo è perduto e può conoscere Dio solo come Colui che lo salva. Quel Dio che ci faceva paura , perché Santissimo, può essere nominato in ogni luogo di perdizione e di disperazione, perché é Salvatore. Dio è per noi perduti e lontani da Lui , perché si chiama Gesù, Dio-con-noi e Salvatore.
Luca lascia intravvedere la dolcezza del poter chiamare Dio per nome, la soavità, la potenza e la luminosità di questo Nome, Gesù.
Il Signore visita il Suo Tempio. Ma viene con la debolezza di un Bambino e non per giudicare l'inosservanza della legge, bensì per sottoporsi Egli stesso come l'uomo all'obbedienza al Padre cui abbiamo disobbedito. Viene a pagare il nostro debito, offrendosi a Colui che tutto ha offerto.
E' datore di Vita. Presentarlo a Lui significa riconoscere da Lui il dono della Vita e in Lui la Vita stessa come dono, per potervi attingere in abbondanza.
Simeone, che significa “Dio ha ascoltato” , è l'uomo che “ascolta la Parola di Dio” ed è giusto e pio.
A lui lo Spirito promette che vedrà il Messia del Signore, la consolazione di Israele, (Is 40,1) , l'adempimento della Parola di Dio. Come su tutti i profeti, lo Spirito era su di lui.
Diretto da questo Spirito viene ad incontrarlo. Può finalmente abbracciarlo.
Le braccia di Simeone sono le braccia secche e bimillenarie di Israele che ricevono il fiore della Vita. La sua voce è un grido di gioia , soffocato da un'attesa lunghissima, che finalmente esplode : un grido pacato e incontenibile, il dilagare di un fiume che rompe l'argine,il fiato di tutta l'umanità, trattenuto nella paura mortale, che ora si rilassa.
L'uomo, tenuto schiavo in vita per paura della morte – in una vita insufficiente e angosciata – ora è sazio di vita. Può ritirarsi soddisfatto dal banchetto.
Gli occhi di Simeone non vedono più le tenebre davanti a sé, ma l'aurora della vita, “la salvezza “ di Dio.Questa è la Gloria di Israele , che santifica il Nome di Dio e riverbera sul proprio volto la Gloria del Suo Volto.
La salvezza è preparata da Dio “in faccia a tutti i popoli” . Non è solo per Israele.
E' una luce per tutte le genti che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte.
Gesù è comprensibile ancora oggi a noi solo a partire dall'Antico Testamento.
Simeone è anche in grado, mosso dallo Spirito, di predirne a Maria il destino.
Il Bimbo sarà insieme causa di caduta e di risurrezione per le moltitudini di Israele.
Porta infatti una salvezza inaccettabile per tutti. Per questo tutti gli sono contro, si scandalizzano di Lui e cadono. I discepoli per primi. Ma Lui è Salvatore di tutti coloro che sono caduti.
E' qui adombrato il mistero della Morte e Resurrezione del Signore.
Questa è la Parola che come spada a doppio taglio attraverserà il cuore di ogni discepolo e di tutta la Chiesa , di cui Maria è figura. Questo mistero vivrà di continuo nella storia del discepolo che ripercorre il Suo stesso cammino dalla Croce alla Gloria.

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BENEDETTO XVI
...Il canto degli Angeli, i primi evangelisti della Notte Santa:” Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che sono oggetto della Sua Grazia, agli uomini di buona volontà”...Pace in terra, ecco il senso dl Natale.
Ma il canto degli Angeli fa precedere un’altra cosa, che viene prima, e senza la quale la pace non può durare a lungo: la Gloria di Dio.
La dottrina della pace di Betlemme dice : la pace degli uomini proviene dalla Gloria di Dio. Chi voglia veramente interessarsi degli uomini e della loro salvezza, deve prima di ogni altra cosa darsi cura della Gloria di Dio. Dare gloria a Dio non è un affare privato, di cui ognuno possa disporre come meglio crede, bensì una questione che riguarda tutti.
E’ un bene comune e là dove Dio non è onorato fra gli uomini, nemmeno l’uomo può essere rispettato a lungo nella sua dignità.
Il Natale ha perciò a che fare con la pace degli uomini, perché in esso la Gloria di Dio è stata di nuovo proclamata e restaurata tra gli uomini. (Lob der Wethnacht)

CRISTO, RE DELL' UNIVERSO