mercoledì 27 ottobre 2021

B - 31 DOMENICA T.O.










 

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Prima Lettura
Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Dal libro del Deuteronòmio
Dt 6,2-6

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 17 (18)
R. Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore. R.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. R.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato. R.

Seconda Lettura
Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 7,23-28

Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.
La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.

Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)

Alleluia.

Vangelo
Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,28b-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore.

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PAROLE DEL SANTO PADRE
Scegliendo queste due Parole rivolte da Dio al suo popolo e mettendole insieme, Gesù ha insegnato una volta per sempre che l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono inseparabili, anzi, di più, si sostengono l’un l’altro. Pur se posti in sequenza, essi sono le due facce di un’unica medaglia: vissuti insieme sono la vera forza del credente! Perciò, amare Dio vuol dire investire ogni giorno le proprie energie per essere suoi collaboratori nel servire senza riserve il nostro prossimo, nel cercare di perdonare senza limiti e nel coltivare relazioni di comunione e di fraternità. ANGELUS - Domenica, 4 novembre 2018

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FAUSTI - “Ascolta, Israele!” Gesù richiama lo “Shema” (Dt 6,4) da recitarsi nella preghiera del mattino e della sera. Infatti è possibile amarlo solo nella misura in cui conosciamo il Suo Amore per noi, incredibile per chi non ascolta la Parola che lo rivela. ”Amerai il Signore tuo Dio ”Egli ci ha creati e salvati, mostrandosi unico Signore e Signore nostro.
”Con tutto il tuo cuore, la tua vita, la tua mente, la tua forza”
Se non ce l'avesse comandato, non avremmo mai osato. Fa tenerezza un Dio che chiede :”Ascolta, per favore! Voglimi bene, perchè io sono innamorato di te. Anzi siccome non mi credi, te lo comando : amami!”. L'amore o trova o rende simili. Il Suo Amore per me l'ha fatto uomo, il mio per Lui mi fa Dio. Amare significa lodare, riverire, servire.
Lodare, il contrario di invidiare, è gioire del bene dell'amato ; riverire è rispettarlo, e tenerne conto per timore di perderlo ; servire è mettergli a disposizione ciò che si ha, ciò che si fa e ciò che si è.
Impariamo cos'è l'amore dal Signore stesso, che ha gioito del bene nostro più che del Suo, ha stimato noi più di Sé, e ha posto la propria Vita a nostro servizio.
Questo comando ci fa capire chi è Lui, è Colui che è da amare perhè è l'Amore.
Se amare è il fine per cui siamo creati, il nostro peccato o fallimento è il non esserne capaci.
Dio accetta di non essere amato, ma non di essere secondo. Non sarebbe Dio.
Lui è il polo unico,in base a cui oriento ogni mia scelta; è l'Assoluto che non voglio perdere, il primo e l'unico, il mio Signore.
Nessun altro desidero all'infuori di Lui, che Solo sazia la mia fame.
Lui è il Signore di ciò che sono e di ciò che faccio vale più della mia vita, che metto a Suo servizio, come Lui ha fatto con me.
L'amore è intelligente: ama conoscere per amare di più. L'intelligenza è come l'occhio del cuore.
Non si può amare ciò che non si vede, come non si può non cercare di vedere chi si ama!
Tutto ciò che ho , qualità personali e mezzi esterni,è da usare tutto quanto ad amare Lui.
Amandolo così , mi realizzo pienamente, diventando simile a Lui, che è tutto e solo Amore in sé e per me .
Il secondo è questo :”Amerai il prossimo tuo come te stesso” L'amore per l'uomo non è in alternativa a quello per Dio. Ne scaturisce come l'acqua dalla fonte.
Per questo è secondo. Non perchè sia secondario, ma perché ogni amore deriva e scende dall'alto.
Chi lo pone come primo scambia il rubinetto con la sorgente. E, se si stacca da questa, rimane senz'acqua.
Il prossimo non va amato in modo assoluto, sarebbe farne un Dio, mentre è un uomo.
Lo si carica di un peso che non può portare, e lo si distrugge. In genere lo si butta via, con delusione e odio, quando ci si accorge che è limitato.
L'altro devo amarlo come me stesso, cioè come uno che realizza sé amando Dio.
Quindi lo amo in verità solo se lo aiuto a diventare se stesso, raggiungendo il fine per cui è stato creato, che è appunto quello di amare Dio sopra ogni cosa.
Ogni uomo è persona libera proprio perchè è in relazione diretta e unica con Dio.
Per questo un amore possessivo – diretto ed esclusivo – schiavizza e uccide, mentre l'amore vero libera e dà vita.
“Altro Comandamento non c'è più grande di questi” “Pieno compimento della legge è l'amore” (Rom 13,10). Ogni altro comando ha in questo il suo senso, e ne è un' espressione.
Ciò che non viene dall'amore, e non porta ad esso, non è Volontà di Dio.

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PAPA FRANCESCO – ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 4 novembre 2018
Al centro del Vangelo di questa domenica (cfr Mc 12,28b-34), c’è il comandamento dell’AMORE: AMORE
di DIO e AMORE del prossimo. Uno scriba chiede a GESÙ: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» (v.
28). Egli risponde citando quella professione di FEDE con cui ogni israelita apre e chiude la sua giornata e
che comincia con le parole «Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore» (Dt 6,4). In questo
modo Israele custodisce la sua FEDE nella realtà fondamentale di tutto il suo credo: esiste un solo Signore e
quel Signore è “nostro” nel senso che si è legato a noi con un patto indissolubile, ci ha amato, ci ama e ci
amerà per sempre. È da questa sorgente, questo AMORE di DIO, che deriva per noi il duplice
comandamento: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo CUORE e con tutta la tua anima, con tutta la tua
mente, con tutta la tua forza. […] Amerai il tuo prossimo come te stesso» (vv. 30-31).
Scegliendo queste due Parole rivolte da Dio al suo popolo e mettendole insieme, GESÙ ha insegnato una
volta per sempre che l’AMORE per  Dio e l’AMORE per il prossimo sono inseparabili, anzi, di più, si
sostengono l’un l’altro. Pur se posti in sequenza, essi sono le due facce di un’unica medaglia: vissuti insieme
sono la vera forza del credente! Amare Dio è vivere di Lui e per Lui, per quello che Lui è e per quello che
Lui fa. E il nostro Dio è donazione senza riserve, è perdono senza limiti, è relazione che promuove e fa
crescere. Perciò, amare Dio vuol dire investire ogni giorno le proprie energie per essere suoi collaboratori nel
servire senza riserve il nostro prossimo, nel cercare di perdonare senza limiti e nel coltivare relazioni di
comunione e di fraternità.
L’evangelista Marco non si preoccupa di specificare chi è il prossimo, perché il prossimo è la persona che io
incontro nel cammino, nelle mie giornate. Non si tratta di pre-selezionare il mio prossimo: questo non è
cristiano. Io penso che il mio prossimo sia quello che io ho preselezionato: no, questo non è cristiano, è
pagano; ma si tratta di avere occhi per vederlo e CUORE per volere il suo bene. Se ci esercitiamo a vedere
con lo sguardo di GESÙ, ci porremo sempre in ASCOLTO e accanto a chi ha bisogno. I bisogni del
prossimo richiedono certamente risposte efficaci, ma prima ancora domandano condivisione. Con
un’immagine possiamo dire che l’affamato ha bisogno non solo di un piatto di minestra, ma anche di un
sorriso, di essere ascoltato e anche di una preghiera, magari fatta insieme. Il Vangelo di oggi invita tutti noi
ad essere proiettati non solo verso le urgenze dei fratelli più poveri, ma soprattutto ad essere attenti alla loro
necessità di vicinanza fraterna, di senso della vita, di tenerezza. Questo interpella le nostre comunità
cristiane: si tratta di evitare il rischio di essere comunità che vivono di molte iniziative ma di poche relazioni;
il rischio di comunità “stazioni di servizio” ma di poca compagnia, nel senso pieno e cristiano di questo
termine.
Dio, che è AMORE, ci ha creati per AMORE e perché possiamo amare gli altri restando uniti a Lui. Sarebbe
illusorio pretendere di amare il prossimo senza amare Dio; e sarebbe altrettanto illusorio pretendere di amare
Dio senza amare il prossimo. Le due dimensioni dell’AMORE, per Dio e per il prossimo, nella loro unità
caratterizzano il discepolo di CRISTO. La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere e testimoniare nella vita di
ogni giorno questo luminoso insegnamento.

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BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 4 novembre 2012
Il Vangelo di questa domenica (Mc 12,28-34) ci ripropone l’insegnamento di GESÙ sul più grande
comandamento: il comandamento dell’AMORE, che è duplice:amare Dio e amare il prossimo. I Santi, che
abbiamo da poco celebrato tutti insieme in un’unica festa solenne, sono proprio coloro che, confidando nella
grazia di Dio, cercano di vivere secondo questa legge fondamentale. In effetti, il comandamento
dell’AMORE lo può mettere in pratica pienamente chi vive in una relazione profonda con Dio, proprio come
il bambino diventa capace di amare a partire da una buona relazione con la madre e il padre. San Giovanni
d’Avila, che ho da poco proclamato Dottore della CHIESA, così scrive all’inizio del suo Trattato
dell’AMORE di DIO: «La causa - dice - che maggiormente spinge il nostro CUORE all’AMORE di DIO è
considerare profondamente l’AMORE che Egli ha avuto per noi… Questo, più dei benefici, spinge il
CUORE ad amare; perché colui che rende ad un altro un beneficio, gli dà qualcosa che possiede; ma colui
che ama, dà se stesso con tutto ciò che ha, senza che gli resti altro da dare» (n. 1). Prima di essere un
comando - l’AMORE non è un comando - è un dono, una realtà che Dio ci fa conoscere e sperimentare, così
che, come un seme, possa germogliare anche dentro di noi e svilupparsi nella nostra vita.
Se l’AMORE di DIO ha messo radici profonde in una persona, questa è in grado di amare anche chi non lo
merita, come appunto fa Dio verso di noi. Il padre e la madre non amano i figli solo quando lo meritano: li
amano sempre, anche se naturalmente fanno loro capire quando sbagliano. Da Dio noi impariamo a volere
sempre e solo il bene e mai il male. Impariamo a guardare l’altro non solamente con i nostri occhi, ma con lo
sguardo di Dio, che è lo sguardo di GESÙ CRISTO. Uno sguardo che parte dal CUORE e non si ferma alla
superficie, va al di là delle apparenze e riesce a cogliere le attese profonde dell’altro: attese di essere
ascoltato, di un’attenzione gratuita; in una parola: di AMORE. Ma si verifica anche il percorso inverso: che
aprendomi all’altro così com’è, andandogli incontro, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere
Dio, a sentire che Egli c’è ed è buono. AMORE di DIO e AMORE del prossimo sono inseparabili e stanno in
rapporto reciproco. GESÙ non ha inventato né l’uno né l’altro, ma ha rivelato che essi sono, in fondo, un
unico comandamento, e lo ha fatto non solo con la parola, ma soprattutto con la sua testimonianza: la
Persona stessa di GESÙ e tutto il suo mistero incarnano l’unità dell’AMORE di DIO e del prossimo, come i
due bracci della Croce, verticale e orizzontale. Nell’Eucaristia Egli ci dona questo duplice AMORE,
donandoci Se stesso, perché, nutriti di questo Pane, ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amato.
Cari amici, per intercessione della Vergine Maria, preghiamo affinché ogni cristiano sappia mostrare la sua
FEDE nell’unico vero Dio con una limpida testimonianza di AMORE verso il prossimo.

B - PENTECOSTE