Prima Lettura Al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza. Dal libro della Sapienza Sap 7,7-11
Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento. L'ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 89 (90) R. Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre. Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio. Ritorna, Signore: fino a quando? Abbi pietà dei tuoi servi! R.
Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti, per gli anni in cui abbiamo visto il male. R.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera e il tuo splendore ai loro figli. Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l'opera delle nostre mani, l'opera delle nostre mani rendi salda. R.
Seconda Lettura La parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Dalla lettera agli Ebrei Eb 4,12-13
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
Parola di Dio. Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)
Alleluia.
Vangelo Vendi quello che hai e seguimi. Dal Vangelo secondo Marco Mc 10,17-30
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
PAROLE DEL SANTO PADRE La risposta di Gesù è chiara: “Io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato tutto senza ricevere tutto”. Ecco, noi abbiamo lasciato tutto. Riceverete tutto. Con quella misura traboccante con la quale Dio dà i suoi doni: “Riceverete tutto. Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madri o padri o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora in questo tempo cento volte tanto in case, fratelli, sorelle, madri, campi, e la vita eterna nel tempo che verrà”. Tutto. (Omelia da Santa Marta, 28 febbraio 2017)
FAUSTI - “Tutto è possibile presso Dio” , risponde Gesù ai discepoli, quando finalmente capiscono che nessuno può salvarsi.Infatti siamo tutti ricchi, sprovvisti della povertà del bambino, indispensabile per accogliere il Regno. Ma riconoscere tale impossibilità è già principio di salvezza. Infatti constatare la propria perdizione significa essere ridotti alla povertà estrema, condizione necessaria per accettare che solo Dio salva. Il racconto si divide in tre scene. La prima ci presenta un ricco, che oltre le buone intenzioni per entrare nel Regno, sembra avere tutti i requisiti. Tranne però quello fondamentale , che è amare Dio e i fratelli sopra ogni cosa. L'incontro con Gesù gli renderà possibile l'impossibile,facendogli riconosere l Signore e liberandolo dall'idolo che lo schiavizza? Gesù cerca di metterlo su questa strada , dicendogli che Dio solo è buono, e che ora può lasciare tutto e decidersi a seguirlo. Ma l'attaccamento ai suoi beni lo rende cieco. Nell'alternativa Dio/mammona, sceglie mammona. Alla fine, invece della gioia di chi ha trovato il tesoro, ha la tristezza di chi si sa perduto. Il Signore, come dà gioia nel bene, così dà tristezza nel male perché ci si ravveda. La seconda scena ci presenta le dichiarazioni di Gesù sull'impossibilità della salvezza , e lo stupore costernato dei discepoli. Tutti siamo troppo grandi per entrare nel Regno dei bambini : siamo cammelli che tentano buffamente di passare per la cruna di un ago. Riconoscere questa impossibilità ci fa piccoli.Più siamo ricchi, più ci scopriamo incapaci e poveri davanti a ciò che conta. La terza scena ci presenta la constatazione meravigliata di Pietro : come mai i discepolin hanno seguito il Signore , compiendo quel passo che fa entrare nel Regno? La Sua chiamata e la Sua Parola li ha resi poveri e piccoli, facendoloro scoprire il tesoro inestimabile per il quale si lascia tutto. Il discepolo è colui che nel Suo sguardo ha scoperto l'unico bene. Conquistato dal Signore, come Paolo,lascia perdere tutto e corre per conquistarlo. Il suo rapporto con le cose torna ad essere come era al principio, secondo il disegno di Dio ; libero dall'idolatria, le vive come dono, ricevendole dal Padre e condividendole con i fratelli. Il Regno è amare Gesù che si è fatto nostro fratello per poter essere incontrato e baciato da noi. E si è fatto ultimo di tutti, perché amando il più povero, amiamo Lui; e amando Lui, amiamo tutti.
PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA -- OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - Strasburgo - 9 ottobre 1988
La PAROLA DI DIO è venuta incontro alle opere umane. Essa è entrata nel “lavoro” dell’uomo. Essa ha penetrato il corso della sua storia umana. Essa si è manifestata nella cultura dell’uomo. Qui, ...al centro del continente europeo, noi non cessiamo di essere testimoni di questo incontro: dell’incontro del Verbo eterno, in cui Dio si manifesta come SAPIENZA e AMORE, con la PAROLA umana, con il lavoro umano, con la cultura dei popoli, con la storia dell’uomo. ... 4. La PAROLA DI DIO penetra . . . Essa non resta al di fuori dell’uomo, né al di fuori delle sue opere, e delle sue azioni, né al di fuori della cultura e della storia. Dopo essersi rivelata, dopo essersi pronunciata nella nostra storia, essa continua a parlare. Essa continua ad operare. Essa crea la più profonda dimensione delle azioni umane. Non cessa di sfidare l’uomo. Tali sfide appartengono all’autenticità dell’immagine e della somiglianza di Dio, che l’uomo incarna. Dio stesso come Creatore e Redentore le presenta all’uomo. Al tempo stesso le sfide di Dio sono tali che l’uomo deve rivolgerle a se stesso. La coscienza dell’uomo deve considerarle come proprie, se è retta e fedele alla verità. 5. Ogni uomo . . . L’uomo . . . di questo Paese, di questo continente . . . a chi somiglia? Non somiglia al giovane uomo ricco di cui parla oggi il Vangelo? Quando noi sentiamo che questo giovane uomo “è accorso verso lui” (verso Cristo), che si è messo in ginocchio e gli ha domandato “cosa devo fare per avere la VITA ETERNA?” (Mc 10, 17), allora in questo atteggiamento e in questa domanda si manifesta tutta la giovinezza degli uomini, dei popoli, delle nazioni e della società nel nostro continente. Essi sono corsi incontro a Cristo con la stessa domanda del giovane del Vangelo. Essi l’hanno chiamato “Maestro buono” e Cristo ha risposto: “Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10, 18). In tal modo, egli li ha guidati verso il Padre che lo ha mandato. E gli uomini, i popoli, le nazioni del nostro vecchio continente hanno accolto, nel loro passato storico, la verità su Dio che è buono, che è AMORE. Allora Cristo, attraverso gli apostoli Paolo e Pietro, maestri ed educatori, ha ricordato ai nostri antenati e ai nostri padri i COMANDAMENTI: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre” (Mc 10, 19). Principi immutabili della SAPIENZA divina senza i quali la vita umana non è più veramente umana. 6. Questi stessi principi, Cristo ce li ricorda alla fine del secondo millennio. Possiamo rispondere come il Giovane del Vangelo: “Ho osservato tutti questi COMANDAMENTI”? (Mc 10, 20). Tutti questi COMANDAMENTI, li osservo? In Europa, continente “cristiano”, il senso morale si indebolisce, la stessa PAROLA “comandamento” è spesso rifiutata. In nome della libertà, le norme sono rifiutate, l’insegnamento morale della Chiesa è ignorato. Quando Cristo ricorda al giovane i COMANDAMENTI è una PAROLA di SAPIENZA che egli pronuncia. Come potremmo essere veramente liberi senza basare il nostro comportamento su questa PAROLA di verità? Come potremmo dare la sua pienezza di significato alla nostra vita, senza legare i nostri atti alla SAPIENZA e fare la scelta del bene? Una libertà che rifiutasse i principi della PAROLA DI DIO e le linee di condotta stabilite dalla Chiesa sarebbe incapace di fondare la sua azione su dei valori morali incontestabili. La verità dell’AMORE, della giustizia, del]a dignità della vita è in Dio creatore, rivelato dal suo Figlio venuto a portare all’uomo la PAROLA del Padre suo, che solo è buono (cf. Mc 10, 18). I discepoli di Cristo oggi non possono ignorare i COMANDAMENTI, quando si tratta di esigenze essenziali della purezza e della fedeltà dell’AMORE coniugale, del rispetto della vita, della giustizia e della fraterna condivisione, dell’accoglienza dello straniero, del rifiuto dell’odio e della menzogna, della concreta solidarietà con i poveri e coloro che soffrono.
BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 14 ottobre 2012 Il Vangelo di questa domenica (Mc 10,17-30) ha come tema principale quello della ricchezza. Gesù insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel REGNO di DIO, ma non impossibile; infatti, Dio può conquistare il CUORE di una persona che possiede molti beni e spingerla alla solidarietà e alla condivisione con chi è bisognoso, con i poveri, ad entrare cioè nella logica del dono. In questo modo essa si pone sulla via di Gesù Cristo, il quale – come scrive l’apostolo Paolo – «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). Come spesso avviene nei Vangeli, tutto prende spunto da un incontro: quello di Gesù con un tale che «possedeva molti beni» (Mc 10,22). Costui era una persona che fin dalla sua giovinezza osservava fedelmente tutti i COMANDAMENTI della Legge di Dio, ma non aveva ancora trovato la vera felicità; e per questo domanda a Gesù come fare per «avere in eredità la VITA ETERNA» (v. 17). Da una parte egli è attratto, come tutti, dalla pienezza della vita; dall’altra, essendo abituato a contare sulle proprie ricchezze, pensa che anche la VITA ETERNA si possa in qualche modo «acquistare», magari osservando un comandamento speciale. Gesù coglie il desiderio profondo che c’è in quella persona, e – annota l’evangelista – fissa su di lui uno SGUARDO pieno d’AMORE: lo SGUARDO di Dio (cfr v. 21). Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole di quell’uomo: è proprio il suo attaccamento ai suoi molti beni; e perciò gli propone di dare tutto ai poveri, così che il suo tesoro – e quindi il suo CUORE – non sia più sulla terra, ma in cielo, e aggiunge: «Vieni! Seguimi!» (v. 22). Quel tale, però, invece di accogliere con gioia l’invito di Gesù, se ne va via rattristato (cfr v. 23), perché non riesce a distaccarsi dalle sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la VITA ETERNA. E’ a questo punto che Gesù dà ai discepoli – e anche a noi oggi – il suo insegnamento: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel REGNO di DIO!» (v. 23). A queste parole, i discepoli rimasero sconcertati; e ancora di più dopo che Gesù ebbe aggiunto: «E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel REGNO di DIO». Ma, vedendoli attoniti, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio» (cfr vv. 24-27). Così commenta San Clemente di Alessandria: «La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita» (Quale ricco si salverà?, 27, 1-2). La storia della Chiesa è piena di esempi di persone ricche, che hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità. Pensiamo solo a san Francesco, a santa Elisabetta d’Ungheria o a san Carlo Borromeo. La Vergine Maria, Sede della SAPIENZA, ci aiuti ad accogliere con gioia l’invito di Gesù, per entrare nella pienezza della vita.
PAPA FRANCESCO – ANGELUS - Piazza San Pietro -Domenica, 11 ottobre 2015 Il Vangelo di oggi, tratto dal cap. 10 di Marco, è articolato in tre scene, scandite da tre SGUARDI di Gesù. La prima scena presenta l’incontro tra il Maestro e un tale che – secondo il passo parallelo di Matteo – viene identificato come “giovane”. L’incontro di Gesù con un giovane. Costui corre verso Gesù, si inginocchia e lo CHIAMA «Maestro buono». Quindi gli chiede: «Che cosa devo fare per avere in eredità la VITA ETERNA?», cioè la felicità. (v. 17). “VITA ETERNA” non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti. Che cosa dobbiamo fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i COMANDAMENTI che si riferiscono all’AMORE verso il prossimo. Al riguardo quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza. E Gesù intuisce questo desiderio che il giovane porta nel CUORE; perciò la sua risposta si traduce in uno SGUARDO intenso pieno di tenerezza e di affetto. Così dice il Vangelo: «fissò lo SGUARDO su di lui, lo amò» (v. 21). Si accorse che era un bravo ragazzo… Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole del suo interlocutore, e gli fa una proposta concreta: dare tutti i suoi beni ai poveri e seguirlo. Quel giovane però ha il CUORE diviso tra due padroni: Dio e il denaro, e se ne va triste. Questo dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze. Così, alla fine, lo slancio iniziale del giovane si smorza nella infelicità di una sequela naufragata. Nella seconda scena l’evangelista inquadra gli occhi di Gesù, e stavolta si tratta di uno SGUARDO pensoso, di avvertimento: «Volgendo lo SGUARDO attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel REGNO di DIO!» (v. 23). Allo stupore dei discepoli, che si domandano: «E chi può essere salvato?» (v. 26), Gesù risponde con uno SGUARDO di incoraggiamento – è il terzo SGUARDO – e dice: la salvezza è, sì, «impossibile agli uomini, ma non a Dio!» (v. 27). Se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede. Affidarsi al Signore. Lui ci darà la forza, Lui ci dà la salvezza, Lui ci accompagna nel cammino. E così siamo arrivati alla terza scena, quella della solenne dichiarazione di Gesù: In verità vi dico: chi lascia tutto per seguirmi avrà la VITA ETERNA nel futuro e il centuplo già nel presente (cfr vv. 29-30). Questo “centuplo” è fatto dalle cose prima possedute e poi lasciate, ma che si ritrovano moltiplicate all’infinito. Ci si priva dei beni e si riceve in cambio il godimento del vero bene; ci si libera dalla schiavitù delle cose e si guadagna la libertà del servizio per AMORE; si rinuncia al possesso e si ricava la gioia del dono. Quello che Gesù diceva: “Si è più beati nel dare che nel ricevere” (cfr At 20,35). Il giovane non si è lasciato conquistare dallo SGUARDO di AMORE di Gesù, e così non ha potuto cambiare. Solo accogliendo con umile gratitudine l’AMORE del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa. E io domando a voi, giovani, ragazzi e ragazze, che siete adesso in piazza: “Avete sentito lo SGUARDO di Gesù su di voi? Che cosa volete rispondergli? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza nel CUORE che la mondanità ci offre?”… La Vergine Maria ci aiuti ad aprire il nostro CUORE all’AMORE di Gesù, allo SGUARDO di Gesù, il solo che può appagare la nostra sete di felicità
6 commenti:
Prima Lettura
Al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza.
Dal libro della Sapienza
Sap 7,7-11
Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento.
L'ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 89 (90)
R. Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male. R.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rendi salda. R.
Seconda Lettura
La parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 4,12-13
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)
Alleluia.
Vangelo
Vendi quello che hai e seguimi.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,17-30
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE
La risposta di Gesù è chiara: “Io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato tutto senza ricevere tutto”. Ecco, noi abbiamo lasciato tutto. Riceverete tutto. Con quella misura traboccante con la quale Dio dà i suoi doni: “Riceverete tutto. Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madri o padri o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora in questo tempo cento volte tanto in case, fratelli, sorelle, madri, campi, e la vita eterna nel tempo che verrà”. Tutto. (Omelia da Santa Marta, 28 febbraio 2017)
FAUSTI - “Tutto è possibile presso Dio” , risponde Gesù ai discepoli, quando finalmente capiscono che nessuno può salvarsi.Infatti siamo tutti ricchi, sprovvisti della povertà del bambino, indispensabile per accogliere il Regno. Ma riconoscere tale impossibilità è già principio di salvezza. Infatti constatare la propria perdizione significa essere ridotti alla povertà estrema, condizione necessaria per accettare che solo Dio salva.
Il racconto si divide in tre scene.
La prima ci presenta un ricco, che oltre le buone intenzioni per entrare nel Regno, sembra avere tutti i requisiti. Tranne però quello fondamentale , che è amare Dio e i fratelli sopra ogni cosa.
L'incontro con Gesù gli renderà possibile l'impossibile,facendogli riconosere l Signore e liberandolo dall'idolo che lo schiavizza? Gesù cerca di metterlo su questa strada , dicendogli che Dio solo è buono, e che ora può lasciare tutto e decidersi a seguirlo.
Ma l'attaccamento ai suoi beni lo rende cieco. Nell'alternativa Dio/mammona, sceglie mammona.
Alla fine, invece della gioia di chi ha trovato il tesoro, ha la tristezza di chi si sa perduto.
Il Signore, come dà gioia nel bene, così dà tristezza nel male perché ci si ravveda.
La seconda scena ci presenta le dichiarazioni di Gesù sull'impossibilità della salvezza , e lo stupore costernato dei discepoli. Tutti siamo troppo grandi per entrare nel Regno dei bambini : siamo cammelli che tentano buffamente di passare per la cruna di un ago.
Riconoscere questa impossibilità ci fa piccoli.Più siamo ricchi, più ci scopriamo incapaci e poveri davanti a ciò che conta.
La terza scena ci presenta la constatazione meravigliata di Pietro : come mai i discepolin hanno seguito il Signore , compiendo quel passo che fa entrare nel Regno?
La Sua chiamata e la Sua Parola li ha resi poveri e piccoli, facendoloro scoprire il tesoro inestimabile per il quale si lascia tutto.
Il discepolo è colui che nel Suo sguardo ha scoperto l'unico bene.
Conquistato dal Signore, come Paolo,lascia perdere tutto e corre per conquistarlo.
Il suo rapporto con le cose torna ad essere come era al principio, secondo il disegno di Dio ;
libero dall'idolatria, le vive come dono, ricevendole dal Padre e condividendole con i fratelli.
Il Regno è amare Gesù che si è fatto nostro fratello per poter essere incontrato e baciato da noi.
E si è fatto ultimo di tutti, perché amando il più povero, amiamo Lui; e amando Lui, amiamo tutti.
PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA -- OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - Strasburgo - 9 ottobre 1988
La PAROLA DI DIO è venuta incontro alle opere umane. Essa è entrata nel “lavoro” dell’uomo. Essa ha penetrato il corso della sua storia umana. Essa si è manifestata nella cultura dell’uomo.
Qui, ...al centro del continente europeo, noi non cessiamo di essere testimoni di questo incontro: dell’incontro del Verbo eterno, in cui Dio si manifesta come SAPIENZA e AMORE, con la PAROLA umana, con il lavoro umano, con la cultura dei popoli, con la storia dell’uomo. ...
4. La PAROLA DI DIO penetra . . . Essa non resta al di fuori dell’uomo, né al di fuori delle sue opere, e delle sue azioni, né al di fuori della cultura e della storia.
Dopo essersi rivelata, dopo essersi pronunciata nella nostra storia, essa continua a parlare. Essa continua ad operare. Essa crea la più profonda dimensione delle azioni umane. Non cessa di sfidare l’uomo. Tali sfide appartengono all’autenticità dell’immagine e della somiglianza di Dio, che l’uomo incarna. Dio stesso come Creatore e Redentore le presenta all’uomo. Al tempo stesso le sfide di Dio sono tali che l’uomo deve rivolgerle a se stesso. La coscienza dell’uomo deve considerarle come proprie, se è retta e fedele alla verità.
5. Ogni uomo . . . L’uomo . . . di questo Paese, di questo continente . . . a chi somiglia? Non somiglia al giovane uomo ricco di cui parla oggi il Vangelo?
Quando noi sentiamo che questo giovane uomo “è accorso verso lui” (verso Cristo), che si è messo in ginocchio e gli ha domandato “cosa devo fare per avere la VITA ETERNA?” (Mc 10, 17), allora in questo atteggiamento e in questa domanda si manifesta tutta la giovinezza degli uomini, dei popoli, delle nazioni e della società nel nostro continente.
Essi sono corsi incontro a Cristo con la stessa domanda del giovane del Vangelo. Essi l’hanno chiamato “Maestro buono” e Cristo ha risposto: “Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10, 18). In tal modo, egli li ha guidati verso il Padre che lo ha mandato. E gli uomini, i popoli, le nazioni del nostro vecchio continente hanno accolto, nel loro passato storico, la verità su Dio che è buono, che è AMORE.
Allora Cristo, attraverso gli apostoli Paolo e Pietro, maestri ed educatori, ha ricordato ai nostri antenati e ai nostri padri i COMANDAMENTI: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre” (Mc 10, 19). Principi immutabili della SAPIENZA divina senza i quali la vita umana non è più veramente umana.
6. Questi stessi principi, Cristo ce li ricorda alla fine del secondo millennio. Possiamo rispondere come il Giovane del Vangelo: “Ho osservato tutti questi COMANDAMENTI”? (Mc 10, 20). Tutti questi COMANDAMENTI, li osservo?
In Europa, continente “cristiano”, il senso morale si indebolisce, la stessa PAROLA “comandamento” è spesso rifiutata. In nome della libertà, le norme sono rifiutate, l’insegnamento morale della Chiesa è ignorato.
Quando Cristo ricorda al giovane i COMANDAMENTI è una PAROLA di SAPIENZA che egli pronuncia. Come potremmo essere veramente liberi senza basare il nostro comportamento su questa PAROLA di verità? Come potremmo dare la sua pienezza di significato alla nostra vita, senza legare i nostri atti alla SAPIENZA e fare la scelta del bene?
Una libertà che rifiutasse i principi della PAROLA DI DIO e le linee di condotta stabilite dalla Chiesa sarebbe incapace di fondare la sua azione su dei valori morali incontestabili.
La verità dell’AMORE, della giustizia, del]a dignità della vita è in Dio creatore, rivelato dal suo Figlio venuto a portare all’uomo la PAROLA del Padre suo, che solo è buono (cf. Mc 10, 18).
I discepoli di Cristo oggi non possono ignorare i COMANDAMENTI, quando si tratta di esigenze essenziali della purezza e della fedeltà dell’AMORE coniugale, del rispetto della vita, della giustizia e della fraterna condivisione, dell’accoglienza dello straniero, del rifiuto dell’odio e della menzogna, della concreta solidarietà con i poveri e coloro che soffrono.
BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 14 ottobre 2012
Il Vangelo di questa domenica (Mc 10,17-30) ha come tema principale quello della ricchezza. Gesù insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel REGNO di DIO, ma non impossibile; infatti, Dio può conquistare il CUORE di una persona che possiede molti beni e spingerla alla solidarietà e alla condivisione con chi è bisognoso, con i poveri, ad entrare cioè nella logica del dono. In questo modo essa si pone sulla via di Gesù Cristo, il quale – come scrive l’apostolo Paolo – «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9).
Come spesso avviene nei Vangeli, tutto prende spunto da un incontro: quello di Gesù con un tale che «possedeva molti beni» (Mc 10,22). Costui era una persona che fin dalla sua giovinezza osservava fedelmente tutti i COMANDAMENTI della Legge di Dio, ma non aveva ancora trovato la vera felicità; e per questo domanda a Gesù come fare per «avere in eredità la VITA ETERNA» (v. 17). Da una parte egli è attratto, come tutti, dalla pienezza della vita; dall’altra, essendo abituato a contare sulle proprie ricchezze, pensa che anche la VITA ETERNA si possa in qualche modo «acquistare», magari osservando un comandamento speciale. Gesù coglie il desiderio profondo che c’è in quella persona, e – annota l’evangelista – fissa su di lui uno SGUARDO pieno d’AMORE: lo SGUARDO di Dio (cfr v. 21). Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole di quell’uomo: è proprio il suo attaccamento ai suoi molti beni; e perciò gli propone di dare tutto ai poveri, così che il suo tesoro – e quindi il suo CUORE – non sia più sulla terra, ma in cielo, e aggiunge: «Vieni! Seguimi!» (v. 22). Quel tale, però, invece di accogliere con gioia l’invito di Gesù, se ne va via rattristato (cfr v. 23), perché non riesce a distaccarsi dalle sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la VITA ETERNA.
E’ a questo punto che Gesù dà ai discepoli – e anche a noi oggi – il suo insegnamento: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel REGNO di DIO!» (v. 23). A queste parole, i discepoli rimasero sconcertati; e ancora di più dopo che Gesù ebbe aggiunto: «E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel REGNO di DIO». Ma, vedendoli attoniti, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio» (cfr vv. 24-27). Così commenta San Clemente di Alessandria: «La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita» (Quale ricco si salverà?, 27, 1-2). La storia della Chiesa è piena di esempi di persone ricche, che hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità. Pensiamo solo a san Francesco, a santa Elisabetta d’Ungheria o a san Carlo Borromeo. La Vergine Maria, Sede della SAPIENZA, ci aiuti ad accogliere con gioia l’invito di Gesù, per entrare nella pienezza della vita.
PAPA FRANCESCO – ANGELUS - Piazza San Pietro -Domenica, 11 ottobre 2015
Il Vangelo di oggi, tratto dal cap. 10 di Marco, è articolato in tre scene, scandite da tre SGUARDI di Gesù. La prima scena presenta l’incontro tra il Maestro e un tale che – secondo il passo parallelo di Matteo – viene identificato come “giovane”. L’incontro di Gesù con un giovane. Costui corre verso Gesù, si inginocchia e lo CHIAMA «Maestro buono». Quindi gli chiede: «Che cosa devo fare per avere in eredità la VITA ETERNA?», cioè la felicità. (v. 17). “VITA ETERNA” non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti. Che cosa dobbiamo fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i COMANDAMENTI che si riferiscono all’AMORE verso il prossimo. Al riguardo quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza. E Gesù intuisce questo desiderio che il giovane porta nel CUORE; perciò la sua risposta si traduce in uno SGUARDO intenso pieno di tenerezza e di affetto. Così dice il Vangelo: «fissò lo SGUARDO su di lui, lo amò» (v. 21). Si accorse che era un bravo ragazzo… Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole del suo interlocutore, e gli fa una proposta concreta: dare tutti i suoi beni ai poveri e seguirlo. Quel giovane però ha il CUORE diviso tra due padroni: Dio e il denaro, e se ne va triste. Questo dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze. Così, alla fine, lo slancio iniziale del giovane si smorza nella infelicità di una sequela naufragata.
Nella seconda scena l’evangelista inquadra gli occhi di Gesù, e stavolta si tratta di uno SGUARDO pensoso, di avvertimento: «Volgendo lo SGUARDO attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel REGNO di DIO!» (v. 23). Allo stupore dei discepoli, che si domandano: «E chi può essere salvato?» (v. 26), Gesù risponde con uno SGUARDO di incoraggiamento – è il terzo SGUARDO – e dice: la salvezza è, sì, «impossibile agli uomini, ma non a Dio!» (v. 27). Se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede. Affidarsi al Signore. Lui ci darà la forza, Lui ci dà la salvezza, Lui ci accompagna nel cammino.
E così siamo arrivati alla terza scena, quella della solenne dichiarazione di Gesù: In verità vi dico: chi lascia tutto per seguirmi avrà la VITA ETERNA nel futuro e il centuplo già nel presente (cfr vv. 29-30). Questo “centuplo” è fatto dalle cose prima possedute e poi lasciate, ma che si ritrovano moltiplicate all’infinito. Ci si priva dei beni e si riceve in cambio il godimento del vero bene; ci si libera dalla schiavitù delle cose e si guadagna la libertà del servizio per AMORE; si rinuncia al possesso e si ricava la gioia del dono. Quello che Gesù diceva: “Si è più beati nel dare che nel ricevere” (cfr At 20,35).
Il giovane non si è lasciato conquistare dallo SGUARDO di AMORE di Gesù, e così non ha potuto cambiare. Solo accogliendo con umile gratitudine l’AMORE del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa. E io domando a voi, giovani, ragazzi e ragazze, che siete adesso in piazza: “Avete sentito lo SGUARDO di Gesù su di voi? Che cosa volete rispondergli? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza nel CUORE che la mondanità ci offre?”…
La Vergine Maria ci aiuti ad aprire il nostro CUORE all’AMORE di Gesù, allo SGUARDO di Gesù, il solo che può appagare la nostra sete di felicità
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