La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.
Seconda Lettura
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 5,1-6
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
PAROLE DEL SANTO PADRE Era un testardo. Ma, il Signore ha voluto proprio un testardo per farci capire una cosa più grande. Tommaso ha visto il Signore, è stato invitato a mettere il suo dito nella piaga dei chiodi; mettere la mano sul fianco e non ha detto: ‘E’ vero: il Signore è risorto!’. No! E’ andato più oltre. Ha detto: ‘Dio!’. Il primo dei discepoli che fa la confessione della divinità di Cristo, dopo la Resurrezione. E ha adorato. (Santa Marta, 3 luglio 2013)
FAUSTI La scena non è più fuori, nel giardino, dove sta la Maddalena. Siamo invece dentro, nel cenacolo, dove Gesù anticipò il dono di sé e donerà il Suo Spirito e la Sua missione. I discepoli ne hanno fatto una tomba. Il sepolcro di Gesù è aperto e vuoto , la loro casa sprangata e piena di morte, come il loro cuore. Le pecore sono rinchiuse in attesa del Pastore bello che le conduca ai pascoli della vita. Sono in questa situazione perchè non hanno dato credito all'annuncio della Maddalena. Non si dice che i discepoli stanno “insieme”. Non sono in comunione. Sono tutti orfani e soli, a porte chiuse. Dalla Maddalena che Lo cerca, Gesù si fa trovare . Dai discepoli invece viene di sua iniziativa, non cercato, anche se amato. Mentre il popolo è chiuso, ognuno nella sua stanza, il Signore esce dalla Sua dimora e viene a visitarlo (Is 26,20). Nessuna chiusura ferma il Risorto . La luce entra nelle tenebre dei discepoli. Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano. Gesù non entra dalla porta sprangata. Non è un ostacolo per Lui, come non lo è stato il muro della morte né la pietra del sepolcro. E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10). Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno . È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18). “Pace a voi” 'Pace ' non è semplicemente il saluto abituale degli Ebrei. Indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”. Le mani forate e il fianco trafitto sono l'identità del Risorto . È il Crocifisso, il Verbo diventato Carne, che ha esposto, disposto e deposto la Sua vita e l'ha ripresa di nuovo (10,11-18), dopo aver affrontato il Regno della morte. Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo. . Esse, che hanno lavato e asciugato piedi, sono inchiodate all'amore e al servizio di ogni perduto. Sono quelle mani dalle quali nessuno può rapirci (10,28). Sono infatti le stesse del Padre . “Io e il Padre siamo uno”(10,30). Il Suo fianco squarciato è Carne da cui nasciamo, ferita da cui siamo generati. In coloro che guardano a Colui che hanno trafitto , si riversa uno Spirito di grazia e di consolazione (Zc 12,10). Dalla fessura della roccia che ci salva sgorga la sorgente zampillante , aperta in Gerusalemme per lavare ogni peccato e impurità (Zc 13, 1- 14,8). Da lì viene il fiume d'acqua viva che sgorga dal fianco del tempio. E' un fiume immenso che feconda la terra e risana le acque amare , facendo rivivere quanto è morto. Sulle sue rive cresce ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiscono e i cui frutti maturano ogni mese ; e i frutti sono vita e le foglie medicina per l'uomo (Ez 47, 1-12).
> “Chi ha sete , venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno”(7,37). “Quel giorno”, verso sera, la tenebra diventa luce (Zc 14,7), come il giorno “uno” della Creazione. I discepoli, contemplando le mani e il fianco, memoria perenne dell'amore di Dio, vedono la luce del mondo . Ricevono pace e gioia imperitura La gioia del Signore è la nostra forza (Ne 8,10) . scaccia paura e morte . La gioia è propria di chi dimora nell'amore . uniti a Lui, come i tralci alla vite , la Sua gioia è in noi e la nostra gioia è piena (17,13). Dopo un breve tempo la tristezza dei discepoli è mutata in danza : è nato l'uomo nuovo. (16,20) , il Signore che viene a noi (16,22). Questa gioia nessuno ce la può rapire. Viene infatti da un Amore che ha vinto lo Sheol : è un fuoco che le grandi acque non possono estinguere. Ora che i discepoli , contemplando le ferite della Sua Passione per noi, hanno visto e riconosciuto il Signore : le Sue ferite d' Amore lo rivelano IO-Sono. contemplazione si fa amore e obbedienza. La missione dei fratelli è la stessa del Figlio , che ha lavato i piedi e ha detto : “Vi diedi un esempio, affinchè come io feci a voi, anche voi facciate “(13,15), e “Vi do un comandamento nuovo ...come io amai voi, anche voi amatevi gli uni gli altri”(13,34). I discepoli sono inviati come Lui , a testimoniare l'Amore del Padre (3,16- 17,6.26). ”Padre,come Tu mi mandasti nel mondo, anch'io li mandai nel mondo”(17,18). Per questo li ha scelti (15,16). L'invio rende gli inviati uguali a chi li invia:”Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me” (13,20). Colui che è mandato, è chiamato a fare come Lui : amare e lavare i piedi(13,13-17), compiendo le Sue stesse opere (14,2). Associato al Suo destino, è come il chicco di grano che cade sotto terra e porta molto frutto (12,24). La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli. Se il Figlio è necessariamente inviato dall'Amore del Padre verso i fratelli, chi a sua volta va verso i fratelli conosce l'amore del Padre e diventa figlio. La relazione che c'è tra Gesù e il Padre (“Come il Padre ha mandato me”), è la stessa che c'è tra Lui e noi (“anch'io mando voi”). E' come dire :”Voi siete me , se fate ciò che io ho fatto a voi . Come avete ricevuto pace e gioia , date pace e gioia, perdonando anche voi”.
Lo Spirito Santo è il Suo Amore . Ce Lo dona in pienezza , non a misura (3,34). Ma noi ne abbiamo quanto ne accogliamo , e possiamo accoglierne sempre di più, senza determinare limiti a ciò che è infinito. Gesù ci chiede di accoglierlo. La forma imperativa “accogliete” è una supplica pressante del Figlio alla nostra libertà, perchè accogliamo il dono che ci fa essere ciò che siamo : fratelli Suoi e figli del Padre Suo e Padre nostro,Dio Suo e Dio nostro. E' quello Spirito che il mondo non può accogliere , perchè non lo conosce. I discepoli invece Lo conoscono perchè ha dimorato presso di loro in Gesù e ora desidera abitare in loro (14,17). Sulla croce già ci ha consegnato lo Spirito (19,30). Ma non basta : ogni dono è tale solo quando qualcuno lo accoglie. Ora i discepoli, contemplando le Sue ferite, si arrendono al Suo amore e Lo”accolgono”.
-Lo Spirito del Signore è perdono. Infatti se l'amore è dono, il per-dono è un super-amore. La comunità dei discepoli riceve il potere esclusivo di Dio : perdonare i peccati. Le è donata la possibilità di separare, slegare e assolvere il peccatore dal suo peccato, liberando il presente da ogni ipoteca del passato. Perdonare i peccati è miracolo più grande che risuscitare i morti. Chi perdona fa vivere l'altro, perchè lo riconosce fratello , così nasce lui stesso come figlio uguale al Padre, perchè ama come Lui. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose. Questo potere è concesso “ai discepoli” e ad ogni discepolo, non ad alcuni in particolare. Paolo intende la sua missione come “ministero della riconciliazione” . Si dichiara “servo” e “ambasciatore” di Colui che fu fatto ”peccato in nostro favore”perchè noi ottenessimo in Lui “la giustizia di Dio”. Il perdono, ricevuto e accordato, costituisce il mondo nuovo, la comunità dei fratelli che vivono la pace e la gioia di Gesù. Chi perdona, diventa figlio, uguale al Padre : chi è perdonato, se accoglie il perdono, diventa a sua volta figlio, capace di perdonare e dire in Spirito e verità :“Padre nostro”. Vedere il Signore, fondamento della vita nuova, comporta il passaggio dalla paura alla fede, dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita, dalla chiusura alla missione, dall'accusa al perdono. 'Visio Dei, vita hominis” : vedere Dio è la vita dell'uomo. Il fuoco brucia, la luce illumina: l'incontro con il Risorto fa risorgere. La comunità vive perchè ha incontrato il Vivente. Trasformata in Lui dall'incontro con Lui, è in grado di testimoniarlo L'Eucarestia è il luogo per eccellenza in cui si incontra il Risorto. Bisogna “far eucaristia in ogni cosa” (1Ts 5,18), perchè la nostra esistenza concreta diventi il vero culto spirituale gradito a Dio (Rom 12,1). “Di nuovo erano dentro i suoi discepoli” “Dentro” non è più il luogo di tenebra e di paura, ma di comunione nella pace e nella gioia, dove il frutto dello Spirito fiorisce e matura in missione, perdono e testimonianza. E' quel “dentro” di chi, essendo figlio, è inviato verso il “fuori “ del mondo, per continuare l'opera di Gesù. In questo luogo, i fratelli vivono il memoriale del Figlio, che li rende “uno” e li proietta fuori, testimoni del Padre comune verso il mondo intero. Tommaso, la domenica precedente non era presente. Anche se non condivide la loro fede, ora è tra i fratelli, uniti e vivificati dall'incontro con il Signore. Qui potrà fare l'esperienza del Figlio e diventare suo gemello. Gesù viene sempre l'ottavo giorno, quando la comunità si riunisce per celebrare la memoria del suo Amore. E così viene di continuo, fino a quando ascenderà al Padre con tutti i suoi fratelli. “Pace a voi” la venuta e il saluto del Signore sono riferiti come nel racconto precedente. Egli si rivolge innanzi tutto alla comunità intera – dice infatti : 'Pace a voi ' , nella quale ora c'è anche Tommaso. Ogni incontro con il Vivente ci fa vivere “quel giorno” , godendo degli stessi doni. Da qui l'importanza dell'Eucaristia, “fonte e culmine di tutta la vita cristiana”. Se è vero che la Chiesa fa l'Eucaristia, è altrettanto vero che l'Eucaristia fa la Chiesa.
4 commenti:
LETTURA DEL GIORNO
Prima Lettura
Dagli Atti degli Apostoli
At 4,32-35
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.
Seconda Lettura
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
1Gv 5,1-6
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Era un testardo. Ma, il Signore ha voluto proprio un testardo per farci capire una cosa più grande. Tommaso ha visto il Signore, è stato invitato a mettere il suo dito nella piaga dei chiodi; mettere la mano sul fianco e non ha detto: ‘E’ vero: il Signore è risorto!’. No! E’ andato più oltre. Ha detto: ‘Dio!’. Il primo dei discepoli che fa la confessione della divinità di Cristo, dopo la Resurrezione. E ha adorato. (Santa Marta, 3 luglio 2013)
FAUSTI La scena non è più fuori, nel giardino, dove sta la Maddalena. Siamo invece dentro, nel cenacolo, dove Gesù anticipò il dono di sé e donerà il Suo Spirito e la Sua missione.
I discepoli ne hanno fatto una tomba. Il sepolcro di Gesù è aperto e vuoto , la loro casa sprangata e piena di morte, come il loro cuore. Le pecore sono rinchiuse in attesa del Pastore bello che le conduca ai pascoli della vita.
Sono in questa situazione perchè non hanno dato credito all'annuncio della Maddalena.
Non si dice che i discepoli stanno “insieme”. Non sono in comunione. Sono tutti orfani e soli, a porte chiuse.
Dalla Maddalena che Lo cerca, Gesù si fa trovare . Dai discepoli invece viene di sua iniziativa, non cercato, anche se amato. Mentre il popolo è chiuso, ognuno nella sua stanza, il Signore esce dalla Sua dimora e viene a visitarlo (Is 26,20).
Nessuna chiusura ferma il Risorto . La luce entra nelle tenebre dei discepoli.
Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano. Gesù non entra dalla porta sprangata. Non è un ostacolo per Lui, come non lo è stato il muro della morte né la pietra del sepolcro.
E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10).
Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno . È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18).
“Pace a voi” 'Pace ' non è semplicemente il saluto abituale degli Ebrei. Indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”.
Le mani forate e il fianco trafitto sono l'identità del Risorto . È il Crocifisso, il Verbo diventato Carne, che ha esposto, disposto e deposto la Sua vita e l'ha ripresa di nuovo (10,11-18), dopo aver affrontato il Regno della morte.
Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo.
. Esse, che hanno lavato e asciugato piedi, sono inchiodate all'amore e al servizio di ogni perduto.
Sono quelle mani dalle quali nessuno può rapirci (10,28).
Sono infatti le stesse del Padre . “Io e il Padre siamo uno”(10,30).
Il Suo fianco squarciato è Carne da cui nasciamo, ferita da cui siamo generati. In coloro che guardano a Colui che hanno trafitto , si riversa uno Spirito di grazia e di consolazione (Zc 12,10).
Dalla fessura della roccia che ci salva sgorga la sorgente zampillante , aperta in Gerusalemme per lavare ogni peccato e impurità (Zc 13, 1- 14,8).
Da lì viene il fiume d'acqua viva che sgorga dal fianco del tempio.
E' un fiume immenso che feconda la terra e risana le acque amare , facendo rivivere quanto è morto. Sulle sue rive cresce ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiscono e i cui frutti maturano ogni mese ; e i frutti sono vita e le foglie medicina per l'uomo (Ez 47, 1-12).
> “Chi ha sete , venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno”(7,37).
“Quel giorno”, verso sera, la tenebra diventa luce (Zc 14,7), come il giorno “uno” della Creazione. I discepoli, contemplando le mani e il fianco, memoria perenne dell'amore di Dio, vedono la luce del mondo . Ricevono pace e gioia imperitura
La gioia del Signore è la nostra forza (Ne 8,10) . scaccia paura e morte . La gioia è propria di chi dimora nell'amore . uniti a Lui, come i tralci alla vite , la Sua gioia è in noi e la nostra gioia è piena (17,13). Dopo un breve tempo la tristezza dei discepoli è mutata in danza : è nato l'uomo nuovo. (16,20) , il Signore che viene a noi (16,22). Questa gioia nessuno ce la può rapire. Viene infatti da un Amore che ha vinto lo Sheol : è un fuoco che le grandi acque non possono estinguere.
Ora che i discepoli , contemplando le ferite della Sua Passione per noi, hanno visto e riconosciuto il Signore : le Sue ferite d' Amore lo rivelano IO-Sono.
contemplazione si fa amore e obbedienza.
La missione dei fratelli è la stessa del Figlio , che ha lavato i piedi e ha detto : “Vi diedi un esempio, affinchè come io feci a voi, anche voi facciate “(13,15), e “Vi do un comandamento nuovo ...come io amai voi, anche voi amatevi gli uni gli altri”(13,34).
I discepoli sono inviati come Lui , a testimoniare l'Amore del Padre (3,16- 17,6.26).
”Padre,come Tu mi mandasti nel mondo, anch'io li mandai nel mondo”(17,18).
Per questo li ha scelti (15,16). L'invio rende gli inviati uguali a chi li invia:”Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me” (13,20).
Colui che è mandato, è chiamato a fare come Lui : amare e lavare i piedi(13,13-17), compiendo le Sue stesse opere (14,2).
Associato al Suo destino, è come il chicco di grano che cade sotto terra e porta molto frutto (12,24).
La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli.
Se il Figlio è necessariamente inviato dall'Amore del Padre verso i fratelli, chi a sua volta va verso i fratelli conosce l'amore del Padre e diventa figlio.
La relazione che c'è tra Gesù e il Padre (“Come il Padre ha mandato me”), è la stessa che c'è tra Lui e noi (“anch'io mando voi”). E' come dire :”Voi siete me , se fate ciò che io ho fatto a voi . Come avete ricevuto pace e gioia , date pace e gioia, perdonando anche voi”.
Lo Spirito Santo è il Suo Amore . Ce Lo dona in pienezza , non a misura (3,34).
Ma noi ne abbiamo quanto ne accogliamo , e possiamo accoglierne sempre di più, senza determinare limiti a ciò che è infinito. Gesù ci chiede di accoglierlo.
La forma imperativa “accogliete” è una supplica pressante del Figlio alla nostra libertà, perchè accogliamo il dono che ci fa essere ciò che siamo : fratelli Suoi e figli del Padre Suo e Padre nostro,Dio Suo e Dio nostro.
E' quello Spirito che il mondo non può accogliere , perchè non lo conosce. I discepoli invece Lo conoscono perchè ha dimorato presso di loro in Gesù e ora desidera abitare in loro (14,17).
Sulla croce già ci ha consegnato lo Spirito (19,30). Ma non basta : ogni dono è tale solo quando qualcuno lo accoglie. Ora i discepoli, contemplando le Sue ferite, si arrendono al Suo amore e Lo”accolgono”.
-Lo Spirito del Signore è perdono. Infatti se l'amore è dono, il per-dono è un super-amore. La comunità dei discepoli riceve il potere esclusivo di Dio : perdonare i peccati. Le è donata la possibilità di separare, slegare e assolvere il peccatore dal suo peccato, liberando il presente da ogni ipoteca del passato.
Perdonare i peccati è miracolo più grande che risuscitare i morti. Chi perdona fa vivere l'altro, perchè lo riconosce fratello , così nasce lui stesso come figlio uguale al Padre, perchè ama come Lui. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose.
Questo potere è concesso “ai discepoli” e ad ogni discepolo, non ad alcuni in particolare.
Paolo intende la sua missione come “ministero della riconciliazione” . Si dichiara “servo” e “ambasciatore” di Colui che fu fatto ”peccato in nostro favore”perchè noi ottenessimo in Lui “la giustizia di Dio”.
Il perdono, ricevuto e accordato, costituisce il mondo nuovo, la comunità dei fratelli che vivono la pace e la gioia di Gesù. Chi perdona, diventa figlio, uguale al Padre : chi è perdonato, se accoglie il perdono, diventa a sua volta figlio, capace di perdonare e dire in Spirito e verità :“Padre nostro”.
Vedere il Signore, fondamento della vita nuova, comporta il passaggio dalla paura alla fede, dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita, dalla chiusura alla missione, dall'accusa al perdono.
'Visio Dei, vita hominis” : vedere Dio è la vita dell'uomo.
Il fuoco brucia, la luce illumina: l'incontro con il Risorto fa risorgere.
La comunità vive perchè ha incontrato il Vivente.
Trasformata in Lui dall'incontro con Lui, è in grado di testimoniarlo
L'Eucarestia è il luogo per eccellenza in cui si incontra il Risorto.
Bisogna “far eucaristia in ogni cosa” (1Ts 5,18), perchè la nostra esistenza concreta diventi il vero culto spirituale gradito a Dio (Rom 12,1).
“Di nuovo erano dentro i suoi discepoli” “Dentro” non è più il luogo di tenebra e di paura, ma di comunione nella pace e nella gioia, dove il frutto dello Spirito fiorisce e matura in missione, perdono e testimonianza.
E' quel “dentro” di chi, essendo figlio, è inviato verso il “fuori “ del mondo, per continuare l'opera di Gesù.
In questo luogo, i fratelli vivono il memoriale del Figlio, che li rende “uno” e li proietta fuori, testimoni del Padre comune verso il mondo intero.
Tommaso, la domenica precedente non era presente. Anche se non condivide la loro fede, ora è tra i fratelli, uniti e vivificati dall'incontro con il Signore.
Qui potrà fare l'esperienza del Figlio e diventare suo gemello.
Gesù viene sempre l'ottavo giorno, quando la comunità si riunisce per celebrare la memoria del suo Amore. E così viene di continuo, fino a quando ascenderà al Padre con tutti i suoi fratelli.
“Pace a voi” la venuta e il saluto del Signore sono riferiti come nel racconto precedente. Egli si rivolge innanzi tutto alla comunità intera – dice infatti : 'Pace a voi ' , nella quale ora c'è anche Tommaso.
Ogni incontro con il Vivente ci fa vivere “quel giorno” , godendo degli stessi doni. Da qui l'importanza dell'Eucaristia, “fonte e culmine di tutta la vita cristiana”.
Se è vero che la Chiesa fa l'Eucaristia, è altrettanto vero che l'Eucaristia fa la Chiesa.
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