venerdì 12 febbraio 2021

B - 6 DOMENICA T. ORDINARIO


 

3 commenti:

immagini,omelie e preghiere ha detto...

Il lebbroso se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento.
Dal libro del Levìtico
Lv 13,1-2.45-46

Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli. Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: "Impuro! Impuro!". Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale
Dal Sal 31 (32)
R. Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall'angoscia.
Beato l'uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno. R.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. R.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! R.

Seconda Lettura
Diventate miei imitatori come io lo sono di Cristo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 10,31 - 11,1

Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.
Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

Parola di Dio
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo. (Lc 7,16)

Alleluia.

Vangelo
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Parola del Signore

PAROLE DEL SANTO PADRE
“Tante volte penso che sia, non dico impossibile, ma molto difficile fare del bene senza sporcarsi le mani. E Gesù si sporcò. Vicinanza. E poi va oltre. Gli disse: ‘Vai dai sacerdoti e fa quello che si deve fare quando un lebbroso viene guarito’. Quello che era escluso dalla vita sociale, Gesù include: include nella Chiesa, include nella società… ‘Vai, perché tutte le cose siano come devono essere’. Gesù non emargina mai alcuno, mai. Emargina sé stesso, per includere gli emarginati, per includere noi, peccatori, emarginati, con la sua vita”. (Santa Marta 26 giugno 2015)

immagini,omelie e preghiere ha detto...

S. FAUSTI - “Voglio, sii mondato!”, risponde Gesù. Per questo è uscito : per mondare l'uomo dalla sua lebbra.
Espulso nel deserto, senza relazioni con nessuno, è l'uomo gettato da vivo nell'inferno della solitudine.
L'unica legge che è tenuto ad osservare, è quella di autoescludersi gridando il suo male a chi inavvertitamente lo avvicinasse!
La legge, che discerne tra puro e impuro, tra bene e male, tra giusto e peccatore, non può che giustamente distinguere, dividere e segregare. Nel vano tentativo di difendere la vita, non può far altro che constatare la morte.
Gesù invece è la “Buona Notizia” di uno che tocca il lebbroso guarendolo, perdona il male sanandolo,
assolve il peccatore giustificandolo. Gli esclusi dalla legge sono i destinatari di questo dono.
Infatti è medico, venuto per i malati e non per i sani (2,17).
Questo miracolo, introduce una sezione di cinque dispute sulla differenza tra la legge e il Vangelo.
Alla fine sarà decretata la morte di Gesù. Il lebbroso mondato rappresenta il passaggio dall'uomo vecchio, che la legge relega nella morte , a quello nuovo che annuncia la “buona notizia”.
Egli chiede un miracolo, sa cosa volere , e chiede ciò che vuole.
Ciò che Gesù fa a loro è un'istruzione per noi, che così sappiamo cosa volere e chiedergli : esattamente il dono che fa loro. I Suoi prodigi servono a liberare le nostre aspirazioni profonde, lasciate sopite perché ritenute impossibili. Vedendole invece realizzate, abbiamo il coraggio di sperare e cominciamo a chiedere, aprendo la mano per ricevere ciò che Lui ci vuol donare.
Le parole brevi che Gesù aggiunge ai miracoli sono un'educazione di questi desideri : spiegano ciò che Lui vuol darmi al di là dei miei stessi desideri, che restano sempre ambigui finché son mossi più dalle mie paure che dalle Sue promesse. Solo così posso rispondere correttamente alla Sua domanda : “Cosa vuoi che io ti faccia?” e chiedere , volendo ciò che Lui vuol darmi.
Nel miracolo non si dice né il nome, né il luogo, né il tempo, in modo che il nome sia il mio, il luogo sia qui e il tempo sia ora, Quando ascolto il Vangelo, l'ex lebbroso stesso lo proclama, come Gesù, se mi converto e mi affido a Gesù, per me si realizza qui e ora ciò che viene raccontato.
Tutto ciò che Gesù fa e dice nel seguito del Vangelo è quanto vuol darmi e quanto posso, anzi devo, desiderare da Lui, con umiltà e fiducia, chiedendolo con insistenza.

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DIAC. Lodovico Ing. Giarlotto
Vangelo. La lebbra costituiva un grande simbolo attorno al quale si addensavano paure e tabù religiosi. Vesti lacerate, capo scoperto, barba velata in segno di lutto, segnalazione della propria impurità contagiosa (“Immondo,immondo!”) erano gli strumenti obbligatori di identificazione per i lebbrosi come indica chiaramente il capitolo 13 del Levitico. Il malato di lebbra è uno scomunicato, un cadavere ambulante e la sua, eventuale, guarigione era considerata un vero miracolo, una resurrezione da morte. L’aspetto teologico era fondamentale e attingeva alla teoria della retribuzione: al peccato corrisponde il castigo. Se la malattia era considerata la punizione del peccato, quale enorme colpa doveva essere alla base della lebbra!
L’incubo legale e religioso di questa malattia è decisivo per comprendere il dramma umano e spirituale del lebbroso. Questi si avvicina a Gesù e lo supplica in ginocchio di essere purificato. Non chiede la guarigione ma di essere purificato, cioè di essere messo in condizione di tornare nella comunità. Più che la malattia in sé, ciò che lo angosciava era il fatto di essere escluso dalla società civile e religiosa. Gesù stende la mano,lo tocca e lo guarisce. Per comprendere quanto è successo occorre esaminare la sequenza dei verbi usati. Il primo è “muoversi a compassione” (letteralmente: avere viscere di tenerezza) nei confronti dell’angoscia disperata di quell’uomo. Gesù “stende la mano” nel gesto tipico del Signore liberatore nell’esodo. Poi va oltre, vuole anche “toccarlo”, violando le norme della purità rituale, condividendone il destino, spezzandone l’isolamento. Su questo atto di condivisione si stende la parole decisiva: “Lo voglio, guarisci!”.
Gesù guarisce direttamente, non attraverso la preghiera e l’attesa dei sette giorni come per Maria, la sorella di Mosè (Nm 12,4-16), né attraverso le sette immersioni di Naaman il Siro (2Re 5,8-14). Egli interviene con l’autorità della sua parola. A questo punto scatta la severa ammonizione: “Non dir niente a nessuno …”, per evitare che il messia sia identificato come un taumaturgo. Nonostante il divieto impostogli da Gesù, il malato proclama l’evento accadutogli e la narrazione della guarigione ha la stessa efficacia della predicazione. L’esperienza della salvezza costituisce il fondamento della missione. E l’entusiasmo suscitato intorno a Gesù è tale che egli “non poteva più entrare pubblicamente in una città”(v. 45). 

CRISTO, RE DELL' UNIVERSO