S. FAUSTI - “E si meravigliava della loro non fede” I suoi si meravigliano di Gesù, e si scandalizzano che la Sapienza e l'Azione di Dio sia in “questo” uomo che ben conoscono. Anche Lui, a Sua volta, si stupisce : venuto tra i Suoi , non è accolto! Con Gesù ci troviamo davanti allo scandalo di un Dio fatto Carne, che sottostà alla legge della fatica umana e del bisogno, del lavoro e del cibo, della veglia e del sonno, della vita e della morte. Lo vorremmo diverso. Ci piace condividere le prerogative che sono Sue : meno gradiamo che Lui condivida le nostre, delle quali volentieri faremmo a meno. Ma la “Sua Carne “ è il centro della fede cristiana . Riconoscerla o meno equivale a essere o meno da Dio (1Gv 4,2). Nella Sua umanità, in ciò che fa e dice, in ciò che gli facciamo e subisce – nella Sua storia concreta, frutto maturo del cammino d'Israele – Dio si rivela e si dona definitivamente. In essa tocca ogni uomo e da essa fa scaturire la Sua Sapienza e la Sua Forza salvifica. Come una vena profonda di acqua perenne zampilla dalla sorgente, così Dio esce da sé e si comunica a tutti attraverso l'Uomo Gesù di Nazaret. Noi diciamo . “Se lo vedessi, se Lo toccassi, gli crederei!” nulla di più falso! I suoi l'hanno rifiutato proprio perchè L'hanno visto e toccato – anzi, schiacciato. Noi abbiamo sempre la possibilità di inventarcene uno a misura delle nostre fantasie. La fede non è accertare che Gesù è Dio – il Dio che pensiamo noi!”- ma accettare che Dio, il Dio che noi non pensavamo , è questo uomo Gesù. Quel Dio che nessuno ha mai visto, Lui ce Lo ha rivelato (Gv 1, 18). Lo scandalo della fede, uguale per tutti, è costituito dal fatto che la Sapienza e la Potenza di Dio parli e operi nella follia e nell'impotenza di un amore fatto carne, che sposa tutti i nostri limiti, fino alla debolezza estrema della croce. Infatti “fu crocifisso per la Sua debolezza” (2Cor 13,4). I prodigi di Dio , come possono essere operati dalle sue mani di lavoratore, che certamente, di sabato, sono stanche come le nostre? E' lo scandalo della fede cristiana : nell'uomo Gesù, in tutto simile a noi, abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità (Col 2,9). “Non c'è profeta disprezzato se non nella sua patria” Questa è la constatazione amara del rifiuto d'Israele, dietro cui si profila quello dell'umanità. La fede è accettare proprio Lui come Mio Dio e Mio Signore. Essa è un contatto che sprigiona da Lui l'energia. Lui è la Vita. Chi ha mani aperte riceve il dono senz'altra misura che il suo bisogno. L'incredulità è la mano chiusa di chi, come i suoi, avanza diritti e pretese. Il Signore, come si meraviglia della nostra non-fede, si meraviglia anche della nostra fede (Mt 8,10). L'uso che noi facciamo della nostra libertà, è per Lui qualcosa di nuovo, fonte di stupore. La nostra fede o non-fede è l'unica cosa che può meravigliare Dio, perchè dipende da noi. Si meraviglia quando c'è e dice: “ Che bello, non me l'aspettavo!” ; si meraviglia quando manca e dice . “Che cosa posso fare di più?”.
PRIMA LETTURA Sono una genia di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro. Dal libro del profeta Ezechiele 2,2-5 In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell'uomo, io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: "Dice il Signore Dio". Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro». Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 122) R. I nostri occhi sono rivolti al Signore. A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli. Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni. R. Come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona, così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi. R. Pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo, troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti, del disprezzo dei superbi. R.
SECONDA LETTURA Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2Cor 12,7-10 Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO (Lc 4,18) R. Alleluia, alleluia. Lo Spirito del Signore è sopra di me: mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. R. Alleluia.
VANGELO Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria. + Dal Vangelo secondo Marco 6,1-6 In quel tempo, venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando. Parola del Signore.
2 commenti:
S. FAUSTI - “E si meravigliava della loro non fede” I suoi si meravigliano di Gesù, e si scandalizzano che la Sapienza e l'Azione di Dio sia in “questo” uomo che ben conoscono.
Anche Lui, a Sua volta, si stupisce : venuto tra i Suoi , non è accolto!
Con Gesù ci troviamo davanti allo scandalo di un Dio fatto Carne, che sottostà alla legge della fatica umana e del bisogno, del lavoro e del cibo, della veglia e del sonno, della vita e della morte.
Lo vorremmo diverso.
Ci piace condividere le prerogative che sono Sue : meno gradiamo che Lui condivida le nostre, delle quali volentieri faremmo a meno.
Ma la “Sua Carne “ è il centro della fede cristiana . Riconoscerla o meno equivale a essere o meno da Dio (1Gv 4,2).
Nella Sua umanità, in ciò che fa e dice, in ciò che gli facciamo e subisce – nella Sua storia concreta, frutto maturo del cammino d'Israele – Dio si rivela e si dona definitivamente.
In essa tocca ogni uomo e da essa fa scaturire la Sua Sapienza e la Sua Forza salvifica.
Come una vena profonda di acqua perenne zampilla dalla sorgente, così Dio esce da sé e si comunica a tutti attraverso l'Uomo Gesù di Nazaret.
Noi diciamo . “Se lo vedessi, se Lo toccassi, gli crederei!” nulla di più falso! I suoi l'hanno rifiutato proprio perchè L'hanno visto e toccato – anzi, schiacciato.
Noi abbiamo sempre la possibilità di inventarcene uno a misura delle nostre fantasie.
La fede non è accertare che Gesù è Dio – il Dio che pensiamo noi!”- ma accettare che Dio, il Dio che noi non pensavamo , è questo uomo Gesù.
Quel Dio che nessuno ha mai visto, Lui ce Lo ha rivelato (Gv 1, 18).
Lo scandalo della fede, uguale per tutti, è costituito dal fatto che la Sapienza e la Potenza di Dio parli e operi nella follia e nell'impotenza di un amore fatto carne, che sposa tutti i nostri limiti, fino alla debolezza estrema della croce. Infatti “fu crocifisso per la Sua debolezza” (2Cor 13,4).
I prodigi di Dio , come possono essere operati dalle sue mani di lavoratore, che certamente, di sabato, sono stanche come le nostre? E' lo scandalo della fede cristiana : nell'uomo Gesù, in tutto simile a noi, abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità (Col 2,9).
“Non c'è profeta disprezzato se non nella sua patria” Questa è la constatazione amara del rifiuto d'Israele, dietro cui si profila quello dell'umanità.
La fede è accettare proprio Lui come Mio Dio e Mio Signore. Essa è un contatto che sprigiona da Lui l'energia. Lui è la Vita. Chi ha mani aperte riceve il dono senz'altra misura che il suo bisogno.
L'incredulità è la mano chiusa di chi, come i suoi, avanza diritti e pretese.
Il Signore, come si meraviglia della nostra non-fede, si meraviglia anche della nostra fede (Mt 8,10). L'uso che noi facciamo della nostra libertà, è per Lui qualcosa di nuovo, fonte di stupore.
La nostra fede o non-fede è l'unica cosa che può meravigliare Dio, perchè dipende da noi.
Si meraviglia quando c'è e dice: “ Che bello, non me l'aspettavo!” ; si meraviglia quando manca e dice . “Che cosa posso fare di più?”.
PRIMA LETTURA
Sono una genia di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.
Dal libro del profeta Ezechiele 2,2-5
In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell'uomo, io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: "Dice il Signore Dio". Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 122)
R. I nostri occhi sono rivolti al Signore.
A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni. R.
Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi. R.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi. R.
SECONDA LETTURA
Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2Cor 12,7-10
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO (Lc 4,18)
R. Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me:
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
R. Alleluia.
VANGELO
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
+ Dal Vangelo secondo Marco 6,1-6
In quel tempo, venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.
Parola del Signore.
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