S. FAUSTI - “PASSIONE DI NOSTRO SIGNOR GESU' CRISTO SECONDO MARCO” (Mc14,1-15,47) “Mentre Egli era in Betania, nella casa di Simone il lebbroso,mentre era a tavola, venne una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore; infranse l'alabastro e lo versò sul Suo capo” “A che pro questo spreco?” Queste parole nei confronti della donna esprimono bene il mio sentimento davanti alla passione del Signore : perchè questo spreco di Amore? Non poteva risparmiarsi un po'? Chi comprende questo eccesso entra nel mistero di Dio. Marco dà il la al racconto centrale della nostra fede con questa scena delicatissima. In tutto l'Evangelo, il gesto compiuto dalla donna è l'unico che gesù gradisce e approva senza riserve. Solo Lui capisce lei e solo lei capisce Lui. Ciò che essa fa , è chiamato opera bella , Vangelo. E'la risposta della sposa allo Sposo, fa ciò che Lui stesso farà. Il complotto per ucciderlo e il tradimento sono la cornice oscura che fa da contrappunto alla luminosità del quadro, e indicano la situazione di chi non è dalla parte della donna. Il racconto è un vaso prezioso, da cui esala il profumo di tanti misteri nascosti. Infatti l'unzione della donna è la Consacrazione di Gesù che oltre come Messia, anche come profeta, sacerdote, altare e vittima.E ci rivela anche cos'è la fede : riconoscere Gesù, povero e morente come proprio Signore e Savatore,amandolo con tutto il cuore. Inoltre quanto fa questa donna è figura di quanto farà Gesù sulla Croce : il vaso del Suo Corposarà rotto e ne uscirà per tutta la terra il profumo di Dio. In Lui infatti abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col2,9). Il Suo profumo si espanderà proprio dalla croce, dove il Suo Nome sarà conosciuto e glorificato anche dai più lontani. ”Lì preparate per noi”:dice Gesù ai discepoli, indicando come trovare il luogo del banchetto. E' Giovedì, vigilia di Pasqua. Quattro volte esce il verbo preparare e quattro volte il termine Pasqua. Per questo bisogna individuare quello che il maestro chiama “il mio luogo di riposo, dove io possa mangiare la pasqua con i miei discepoli” Tutto il Vangelo di Marco è una lunga introduzione al racconto della morte e risurrezione di Gesù e vuol condurci a questo luogo, in cui si celebra l'Eucaristia, nostra Pasqua. Gesù è l'Agnello immolato, che coscientemente e liberamente ha dato Se stesso per noi. Egli è la nostra Pasqua, liberazione da ogni male. “Mentre mangiavano Gesù disse : uno di voi mi consegnerà”. Poi viene la notte. Siccome per gli Ebrei il tramonto del sole segna il cambio di data,siamo all'inizio di Venerdì, suo sesto giorno a Gerusalemme. Nel racconto della Genesi in questo giorno Dio creò l'uomo, che subito si allontanò da Lui. Da allora cominciò a cercarlo, percorrendo ogni distanza per raggiungerlo. La croce, ormai imminente,sarà il punto più lontano, oltre il quale non potrà fuggire. Lì finalmente lo incontrerà.
Gesù si dona a una comunità di persone che lo tradiscono, rinnegano e fuggono. Sa già che, nonostante la buona volontà, non siamo in grado di fare altro. E si dona, non “nonostante”, bensì “per questo”. Lo annuncia in anticipo perché sappiamo che il Suo Amore,libero e sovrano, si riversa su di noi gratuitamente, non per i nostri meriti, anzi prevedendo i nostri demeriti. “Questo è il Mio Corpo. Questo è il Mio Sangue dell'Alleanza”, dice Gesù sul pane e sul Vino nell'ultimo pasto con i suoi. Un sacrificio dell'uomo a Dio, fa parte di ogni religione. Il Cristianesimo invece si fonda sul sacrificio di Dio all'uomo. L'Ultima pasqua di Gesù diventa cena dell'Agnello, il Banchetto in cui ci nutriamo di Lui, facciamo memoria della Sua Passione, ci abbeveriamo del Suo Spirito e riceviamo il pegno della Gloria futura. “ Culmine e fonte di tutta la vita cristiana “ (Lumen Gentium 11), l'Eucaristia veramente è tutto e ci dà tutto : è tutta la Creazione che si fa Corpo del Figlio, è l'umanità intera assunta nella Sua Carne , è Dio che si dona all'uomo.Il discepolo conosce l'indegnità propria e la dignità del dono, e vive questa distanza con amore gioioso , silenzio adorante e canto di lode. E' la vita filiale, sorgente di vita fraterna. Attorno alla mensa, nella Comunione con Lui, nasce la Comunità tra noi. Se è vero che la Chiesa fa l'Eucaristia, è perchè ancor prima l'Eucaristia fa la Chiesa. “Tre volte mi rinnegherai” Così inizia il battesimo di Pietro, al quale Gesù fa prendere coscienza delle due verità di fede fondamentali : il peccato dell'uomo e il perdono di Dio. Davanti al Suo Amore che si consegna per tutti, Gesù prevede e predice la caduta di Pietro e di tutti. Ma la Sua Grazia, lungi dal venir meno, si manifesta pienamente nel cedimento dei discepoli, e promette la Sua fedeltà oltre la morte .” Dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea” Il nostro peccato, in quanto misura della Sua Misericordia,è il luogo dell'incontro e della conoscenza di Dio. “Dimorate qui e vegliate” dice Gesù a Pietro, Giacomo e Giovanni nel giardino del Getzemani. Sono i tre testimoni prescelti, chiamati per primi a contemplare la sofferenza di Dio poer il male del mondo. Chi rimane qui e veglia, vede il grande mistero : la passione del suo Signore per lui. Nella trasfigurazione il Padre Lo chiamò “Figlio”,ora, nella sfigurazione, il Figlio chiama :”Abbà, Padre” Là sul Tabor l'umanità di Gesù lasciò trasparire la propria Divinità, qui, nell'orto, la Divinità lascia trasparire tutta la sua umanità- che, rivestendosi della nostra disumanità, manifesta la Gloria. L'agonia nell'orto è la finestra sull' Io più intimo di Gesù. Le Sue parole ci aprono al Suo rapporto di Figlio col Padre , proprio nel momento più decisivo della Sua Vita. I discepoli si ostinano tre volte a chiudere gli occhi. Ma la scena rimase impressa nella loro memoria come rivelazione suprema del Figlio e nostra salvezza. Figlio è colui che compie la Volontà del Padre. E' la felice notte della nostra salvezza in cui il Signore della vita si immerge in tutte le nostre notti, portando ovunque la luce del Nome.
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S. FAUSTI - “PASSIONE DI NOSTRO SIGNOR GESU' CRISTO SECONDO MARCO”
(Mc14,1-15,47) “Mentre Egli era in Betania, nella casa di Simone il lebbroso,mentre era a tavola, venne una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore; infranse l'alabastro e lo versò sul Suo capo” “A che pro questo spreco?” Queste parole nei confronti della donna esprimono bene il mio sentimento davanti alla passione del Signore : perchè questo spreco di Amore? Non poteva risparmiarsi un po'? Chi comprende questo eccesso entra nel mistero di Dio. Marco dà il la al racconto centrale della nostra fede con questa scena delicatissima.
In tutto l'Evangelo, il gesto compiuto dalla donna è l'unico che gesù gradisce e approva senza riserve. Solo Lui capisce lei e solo lei capisce Lui. Ciò che essa fa , è chiamato opera bella , Vangelo.
E'la risposta della sposa allo Sposo, fa ciò che Lui stesso farà.
Il complotto per ucciderlo e il tradimento sono la cornice oscura che fa da contrappunto alla luminosità del quadro, e indicano la situazione di chi non è dalla parte della donna.
Il racconto è un vaso prezioso, da cui esala il profumo di tanti misteri nascosti. Infatti l'unzione della donna è la Consacrazione di Gesù che oltre come Messia, anche come profeta, sacerdote, altare e vittima.E ci rivela anche cos'è la fede : riconoscere Gesù, povero e morente come proprio Signore e Savatore,amandolo con tutto il cuore.
Inoltre quanto fa questa donna è figura di quanto farà Gesù sulla Croce : il vaso del Suo Corposarà rotto e ne uscirà per tutta la terra il profumo di Dio. In Lui infatti abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col2,9).
Il Suo profumo si espanderà proprio dalla croce, dove il Suo Nome sarà conosciuto e glorificato anche dai più lontani.
”Lì preparate per noi”:dice Gesù ai discepoli, indicando come trovare il luogo del banchetto. E' Giovedì, vigilia di Pasqua. Quattro volte esce il verbo preparare e quattro volte il termine Pasqua.
Per questo bisogna individuare quello che il maestro chiama “il mio luogo di riposo, dove io possa mangiare la pasqua con i miei discepoli”
Tutto il Vangelo di Marco è una lunga introduzione al racconto della morte e risurrezione di Gesù e vuol condurci a questo luogo, in cui si celebra l'Eucaristia, nostra Pasqua.
Gesù è l'Agnello immolato, che coscientemente e liberamente ha dato Se stesso per noi.
Egli è la nostra Pasqua, liberazione da ogni male.
“Mentre mangiavano Gesù disse : uno di voi mi consegnerà”. Poi viene la notte.
Siccome per gli Ebrei il tramonto del sole segna il cambio di data,siamo all'inizio di Venerdì, suo sesto giorno a Gerusalemme.
Nel racconto della Genesi in questo giorno Dio creò l'uomo, che subito si allontanò da Lui.
Da allora cominciò a cercarlo, percorrendo ogni distanza per raggiungerlo.
La croce, ormai imminente,sarà il punto più lontano, oltre il quale non potrà fuggire.
Lì finalmente lo incontrerà.
Gesù si dona a una comunità di persone che lo tradiscono, rinnegano e fuggono. Sa già che, nonostante la buona volontà, non siamo in grado di fare altro. E si dona, non “nonostante”, bensì “per questo”. Lo annuncia in anticipo perché sappiamo che il Suo Amore,libero e sovrano, si riversa su di noi gratuitamente, non per i nostri meriti, anzi prevedendo i nostri demeriti.
“Questo è il Mio Corpo. Questo è il Mio Sangue dell'Alleanza”, dice Gesù sul pane e sul Vino nell'ultimo pasto con i suoi. Un sacrificio dell'uomo a Dio, fa parte di ogni religione.
Il Cristianesimo invece si fonda sul sacrificio di Dio all'uomo.
L'Ultima pasqua di Gesù diventa cena dell'Agnello, il Banchetto in cui ci nutriamo di Lui, facciamo memoria della Sua Passione, ci abbeveriamo del Suo Spirito e riceviamo il pegno della Gloria futura. “ Culmine e fonte di tutta la vita cristiana “ (Lumen Gentium 11), l'Eucaristia veramente è tutto e ci dà tutto : è tutta la Creazione che si fa Corpo del Figlio, è l'umanità intera assunta nella Sua Carne , è Dio che si dona all'uomo.Il discepolo conosce l'indegnità propria e la dignità del dono, e vive questa distanza con amore gioioso , silenzio adorante e canto di lode. E' la vita filiale, sorgente di vita fraterna. Attorno alla mensa, nella Comunione con Lui, nasce la Comunità tra noi. Se è vero che la Chiesa fa l'Eucaristia, è perchè ancor prima l'Eucaristia fa la Chiesa.
“Tre volte mi rinnegherai” Così inizia il battesimo di Pietro, al quale Gesù fa prendere coscienza delle due verità di fede fondamentali : il peccato dell'uomo e il perdono di Dio.
Davanti al Suo Amore che si consegna per tutti, Gesù prevede e predice la caduta di Pietro e di tutti. Ma la Sua Grazia, lungi dal venir meno, si manifesta pienamente nel cedimento dei discepoli, e promette la Sua fedeltà oltre la morte .” Dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea”
Il nostro peccato, in quanto misura della Sua Misericordia,è il luogo dell'incontro e della conoscenza di Dio.
“Dimorate qui e vegliate” dice Gesù a Pietro, Giacomo e Giovanni nel giardino del Getzemani.
Sono i tre testimoni prescelti, chiamati per primi a contemplare la sofferenza di Dio poer il male del mondo. Chi rimane qui e veglia, vede il grande mistero : la passione del suo Signore per lui.
Nella trasfigurazione il Padre Lo chiamò “Figlio”,ora, nella sfigurazione, il Figlio chiama :”Abbà, Padre” Là sul Tabor l'umanità di Gesù lasciò trasparire la propria Divinità, qui, nell'orto, la Divinità lascia trasparire tutta la sua umanità- che, rivestendosi della nostra disumanità, manifesta la Gloria.
L'agonia nell'orto è la finestra sull' Io più intimo di Gesù. Le Sue parole ci aprono al Suo rapporto di Figlio col Padre , proprio nel momento più decisivo della Sua Vita. I discepoli si ostinano tre volte a chiudere gli occhi. Ma la scena rimase impressa nella loro memoria come rivelazione suprema del Figlio e nostra salvezza. Figlio è colui che compie la Volontà del Padre.
E' la felice notte della nostra salvezza in cui il Signore della vita si immerge in tutte le nostre notti, portando ovunque la luce del Nome.
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