martedì 19 dicembre 2023

B - 4 DOMENICA D'AVVENTO




 

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Antifona
Stillate, cieli, dall’alto,
le nubi facciano piovere il Giusto;
si apra la terra e germogli il Salvatore. (Is 45,8)

Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre:
tu, che all’annuncio dell’angelo
ci hai rivelato l’incarnazione di Cristo tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Oppure:

O Dio, Padre buono,
che hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore
nel silenzioso farsi carne del Verbo nel grembo di Maria,
donaci di accoglierlo con fede
nell’ascolto obbediente della tua parola.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Si dice il Credo.


Prima Lettura
Il regno di Davide sarà saldo per sempre davanti al Signore.
Dal secondo libro di Samuèle
2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va', fa' quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va' e di' al mio servo Davide: "Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre"».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 88 (89)

R. Canterò per sempre l'amore del Signore.

Canterò in eterno l'amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». R.

«Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». R.

«Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». R.

Seconda Lettura
Il mistero avvolto nel silenzio per secoli, ora è manifestato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 16,25-27

Fratelli,
a colui che ha il potere di confermarvi
nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero,
avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine dell'eterno Dio,
annunciato a tutte le genti
perché giungano all'obbedienza della fede,
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli. Amen.

Parola di Dio.

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Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola. (Lc 1,38)

Alleluia.

Vangelo
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.

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PAPA FRANCESCO

ANGELUS 19 dicembre 202
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo della Liturgia di oggi, quarta Domenica di Avvento, narra la visita di Maria a Elisabetta (Lc 1,39-45). Ricevuto l’annuncio dell’angelo, la Vergine non rimane in casa, a ripensare all’accaduto e considerare i problemi e gli imprevisti, che certo non mancavano: Perché, poveretta, non sapeva cosa fare con questa notizia, con la cultura di quell’epoca… Non capiva… Al contrario, per prima cosa pensa a chi ha bisogno; invece di essere ripiegata sui suoi problemi, pensa a chi ha bisogno, pensa a Elisabetta sua parente, che è avanti negli anni e incinta: una cosa strana, miracolosa. Maria si mette in viaggio con generosità, senza lasciarsi intimorire dai disagi del tragitto, rispondendo a un impulso interiore che la chiama a farsi vicina e a dare aiuto. Una lunga strada, chilometri e chilometri, e non c’era un bus che andava: è dovuta andare a piedi. Lei esce per dare aiuto, condividendo la sua gioia. Maria dona a Elisabetta la gioia di Gesù, la gioia che portava nel cuore e nel grembo. Va da lei e proclama i suoi sentimenti, e questa proclamazione dei sentimenti poi è diventata una preghiera, il Magnificat, che tutti noi conosciamo. E dice il testo che la Madonna «si alzò e andò in fretta» (v. 39).

Si alzò e andò. Nell’ultimo tratto del cammino di Avvento lasciamoci guidare da questi due verbi. Alzarsi e camminare in fretta: sono i due movimenti che Maria ha fatto e che invita anche noi a fare in vista del Natale. Anzitutto, alzarsi. Dopo l’annuncio dell’angelo, per la Vergine si profilava un periodo difficile: la sua gravidanza inattesa la esponeva a incomprensioni e anche a pene severe, anche alla lapidazione, nella cultura di quel tempo. Immaginiamo quanti pensieri e turbamenti aveva! Tuttavia non si scoraggia, non si abbatte, ma si alza. Non volge lo sguardo in basso, verso i problemi, ma in alto, verso Dio. E non pensa a chi chiedere aiuto, ma a chi portare aiuto. Sempre pensa agli altri: così è Maria, pensando sempre ai bisogni degli altri. Lo stesso farà dopo, alle nozze di Cana, quando si accorge che manca il vino. È un problema di altra gente, ma lei pensa a questo e cerca di trovare una soluzione. Sempre Maria pensa agli altri. Pensa anche a noi.

Impariamo dalla Madonna questo modo di reagire: alzarci, soprattutto quando le difficoltà rischiano di schiacciarci. Alzarci, per non rimanere impantanati nei problemi, sprofondando nell’autocommiserazione o cadendo in una tristezza che ci paralizza. Ma perché alzarci? Perché Dio è grande ed è pronto a rialzarci se noi gli tendiamo la mano. Allora gettiamo in Lui i pensieri negativi, le paure che bloccano ogni slancio e che impediscono di andare avanti. E poi facciamo come Maria: guardiamoci attorno e cerchiamo qualche persona a cui possiamo essere di aiuto! C’è qualche anziano che conosco a cui posso fare un po’ di aiuto, di compagnia? Ognuno ci pensi. O fare un servizio a una persona, una gentilezza, una telefonata? Ma a chi posso dare aiuto? Mi alzo e do aiuto. Aiutando gli altri, aiuteremo noi stessi a rialzarci dalle difficoltà.

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--->Il secondo movimento è camminare in fretta. Non vuol dire procedere con agitazione, in modo affannato, no, non vuol dire questo. Si tratta invece di condurre le nostre giornate con passo lieto, guardando avanti con fiducia, senza trascinarci di malavoglia, schiavi delle lamentele – queste lamentele rovinano tante vite, perché uno si mette a lamentarsi e lamentarsi e la vita va giù. Le lamentele ti portano a cercare sempre qualcuno da incolpare. Andando verso la casa di Elisabetta, Maria procede con il passo svelto di chi ha il cuore e la vita pieni di Dio, pieni della sua gioia. Allora chiediamoci noi, per il nostro profitto: com’è il mio “passo”? Sono propositivo oppure mi attardo nella malinconia, nella tristezza? Vado avanti con speranza o mi fermo per piangermi addosso? Se procediamo con il passo stanco dei brontolii e delle chiacchiere, non porteremo Dio a nessuno, soltanto porteremo amarezza, cose oscure. Fa tanto bene, invece, coltivare un sano umorismo, come facevano, ad esempio, San Tommaso Moro o San Filippo Neri. Possiamo chiedere anche questa grazia, la grazia del sano umorismo: fa tanto bene. Non dimentichiamo che il primo atto di carità che possiamo fare al prossimo è offrirgli un volto sereno e sorridente. È portargli la gioia di Gesù, come ha fatto Maria con Elisabetta.

La Madre di Dio ci prenda per mano, ci aiuti ad alzarci e a camminare in fretta verso il Natale!

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BENEDETTO XVI ANGELUS
IV Domenica di Avvento, 23 dicembre 2012
Cari fratelli e sorelle!

In questa IV domenica di Avvento, che precede di poco il Natale del Signore, il Vangelo narra la visita di Maria alla parente Elisabetta. Questo episodio non rappresenta un semplice gesto di cortesia, ma raffigura con grande semplicità l’incontro dell’Antico con il Nuovo Testamento. Le due donne, entrambe incinte, incarnano infatti l’attesa e l’Atteso. L’anziana Elisabetta simboleggia Israele che attende il Messia, mentre la giovane Maria porta in sé l’adempimento di tale attesa, a vantaggio di tutta l’umanità. Nelle due donne si incontrano e riconoscono prima di tutto i frutti dei loro grembi, Giovanni e Cristo. Commenta il poeta cristiano Prudenzio: «Il bambino contenuto nel grembo senile saluta, attraverso la bocca di sua madre, il Signore figlio della Vergine» . L’esultanza di Giovanni nel grembo di Elisabetta è il segno del compimento dell’attesa: Dio sta per visitare il suo popolo. Nell’Annunciazione l’arcangelo Gabriele aveva parlato a Maria della gravidanza di Elisabetta ( Lc 1,36) come prova della potenza di Dio: la sterilità, nonostante l’età avanzata, si era trasformata in fertilità.

Elisabetta, accogliendo Maria, riconosce che si sta realizzando la promessa di Dio all’umanità ed esclama: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?» (Lc 1,42-43). L’espressione «benedetta tu fra le donne» è riferita nell’Antico Testamento a Giaele (Gdc 5,24) e a Giuditta (Gdt 13,1), due donne guerriere che si adoperano per salvare Israele. Ora invece è rivolta a Maria, giovinetta pacifica che sta per generare il Salvatore del mondo. Così anche il sussulto di gioia di Giovanni ( Lc 1,44) richiama la danza che il re Davide fece quando accompagnò l’ingresso dell’Arca dell’Alleanza in Gerusalemme (1 Cr 15,29). L’Arca, che conteneva le tavole della Legge, la manna e lo scettro di Aronne (Eb 9,4), era il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il nascituro Giovanni esulta di gioia davanti a Maria, Arca della nuova Alleanza, che porta in grembo Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo.

La scena della Visitazione esprime anche la bellezza dell’accoglienza: dove c’è accoglienza reciproca, ascolto, il fare spazio all’altro, lì c’è Dio e la gioia che viene da Lui.

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FAUSTI – L'Angelus e l'Ave Maria fanno dell'Annunciazione il racconto della Scrittura più noto e ripetuto. La vita cristiana porta nel suo cuore e ha come principio e come fine l'Incarnazione del Verbo. Tutta centrata su questo mistero, è una continua attualizzazione “oggi” del “sì” che ha attratto Dio nel mondo. Maria è figura di ogni credente e della Chiesa intera. Ciò che è avvenuto a Lei deve accadere a ciascuno e a tutti. Il sì dell'uomo che accoglie e genera il Verbo, da cui tutto ha principio, è il fine stesso della creazione. Dio ha finalmente trovato la casa di cui il tempio è figura.
E' l'incontro che Lui ha cercato da tutta l'eternità, il momento in vista del quale iniziò il tempo, coronamento del Suo sogno d'Amore , premio del Suo lavoro, ricompensa alla Sua fatica.
Finalmente, dalle profondità della Sua creazione che si è allontanata da Lui, s'innalza un “sì” capace di attirarlo. E Lui viene, si unisce e si compromette per sempre. Quale fu la gioia di Dio di poter dire a Maria: “Gioisci”. Lo Sposo finalmente, dopo tanti drammi, trova la Sposa del Suo cuore.
Finalmente ha termine la Sua sofferenza . È abbracciato da chi ama. La Sua offerta trova mani che l'accolgono e le grandi braccia del mondo comprendono, concepiscono e stringono ciò senza cui l'uomo non è uomo. L'Amore è amato, ha trovato una casa dove abitare e la casa dell'uomo non è più deserta. L'Angelo è la presenza di Dio nella Sua Parola annunciata.
La nostra fede nella Sua Parola accoglie Lui stesso e ci unisce a Lui :
è il Natale di Dio sulla terra e dell'uomo nei cieli.
La Parola si fa carne in noi , senza lasciarci più, e l'Angelo può andare ad annunciarla ad altri, fino a
quando il mistero compiutosi in Maria sarà compiuto tra tutti gli uomini.
La salvezza di ogni uomo è diventare come Maria : dire Sì alla proposta d'Amore di Dio, dare carne nel suo corpo al Suo Verbo eterno, generare nel mondo il Figlio.
All'Amore di Dio che lo cercava, nella disobbedienza e nella fuga, Adamo aveva risposto :”Mi sono nascosto!” (Gen 3,10). Ora, in Maria, l'umanità stessa risponde . “Eccomi” a Colui che da sempre ha detto “eccomi, eccomi” a chi non Lo cercava (Is 65,1).
Dio esulta di gioia incontenibile.
Amore da sempre respinto, ora si sente accolto.
Amore da sempre non amato, ora si sente amato. Da millenni, anzi, dall'eternità, aveva atteso questo momento in cui la Sua creatura gli facesse grazia di dire :”Eccomi”, in modo da poterla riempire di Se stesso.
Dio è Avvento : necessariamente viene all'uomo, perchè è Amore amante.
L'uomo attesa : necessariamente tende a Lui, perché è bisogno di essere amato.
Per questo , quando l'uomo Lo attende e dice . “Eccomi”, Dio non può non venire. Così si unisce a lui in un'unica carne : è l'oggi della Salvezza.
Il mio sì ad ogni Parola ascoltata me la fa accogliere : un pezzo della storia del Verbo, che ha preso dimora in mezzo a noi, diventa carne della mia carne.
Questo racconto, come è partito da Maria ed è giunto fino a noi, parte da noi per farsi carne in tutti i fratelli fino agli estremi confini della terra. E' la Missione della Chiesa.

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