giovedì 16 settembre 2021

B - 25 DOMENICA T.O.


 

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Prima Lettura
Condanniamo il giusto a una morte infamante.
Dal libro della Sapienza
Sap 2,12.17-20

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto,
che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Parola di Dio.


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 53 (54)
R. Il Signore sostiene la mia vita.
Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. R.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi. R.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono. R.


Seconda Lettura
Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 3,16-4,3

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo. (Cf. 2Ts 2,14)

Alleluia.

Vangelo
Il Figlio dell'uomo viene consegnato... Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore.

PAROLE DEL SANTO PADRE
Il più grande nella Chiesa è quello che si fa servitore di tutti, quello che serve tutti, non che ha più titoli. E per far capire questo prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo con tenerezza – perché Gesù parlava con tenerezza, ne aveva tanta – disse loro: “Chi accoglie un bambino, accoglie me”, cioè chi accoglie il più umile, il più servitore. Questa è la strada. La strada contro lo spirito del mondo è una sola: l’umiltà. Servire gli altri, scegliere l’ultimo posto, non arrampicarsi. (Omelia da Santa Marta, 25 febbraio 2020)

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FAUSTI – Gesù si siede, nella posizione del Maestro che insegna.
Ora chiama i Dodici per mostrare la loro vera identità, che dovranno vivere e annunciare.
Si può dire che qui Gesù dà la Nuova Legge, la Sua Legge. “Se uno vuol essere primo, sia ultimo di tutti e servo di tutti”, è una definizione di Gesù, che è il primo in quanto ultimo di tutti e servo di tutti.
Diventa la norma fondamentale del nuovo popolo.
 Gesù sa che ognuno vuole e deve realizzarsi.
Per questo dà i veri criteri.
Alla brama di primeggiare nell'avere, nel potere e nell'apparire
illusoria realizzazione e reale illusione di tutti,
Egli sostituisce il desiderio di servire e accogliere il piccolo.
Questa è la grandezza di Dio.
Essendo amore, non afferma se stesso a spese dell'altro, ma lo promuove a sue spese ; non si serve dell'altro, ma lo serve , considerandolo il proprio tutto.
Essere povero, umile e piccolo è la caratteristica propria di Dio che , è divenuto Figlio dell'uomo.
Il primato dell'amore soppianta quello dell'egoismo.
La libertà, che ci rende simili a Dio, è farci per amore schiavi gli uni degli altri.
Così inizia l'istruzione che segue la seconda predizione della Passione .
Si concluderà con l'affermazione analoga .”Molti dei primi saranno ultimi e degli ultimi i primi”.Infatti il Figlio dell'uomo è venuto per servire e dare la vita per tutti.
La minorità e il servizio sono il segno dello Spirito di Cristo.
Egli offre ai Suoi discepoli questo criterio di realizzazione come guarigione dalla sete di protagonismo, principio di distruzione.
Lui, ultimo e servo di tutti , si identifica con il bambino
Il bambino è bisogno di accoglienza, amore e rispetto assoluto.
Ma questo è il bisogno che ha ogni uomo per essere felice.
Dio stesso , di Sua natura, è pura accoglienza, donata e ricevuta, amore reciproco tra Padre e Figlio.
Il Nome di Gesù, il Figlio, è l'unico luogo di Verità dell'uomo, che in Lui è se stesso, cioè figlio.
Per questo in nessun altro c'è salvezza.
Agire nel Suo Nome è principio di Comunione e di Vita.
Agire nel proprio nome – personale o collettivo – è principio di disgregazione e di morte.
Senza amore si può anche servire, per semplice auto affermazione o per senso di colpa.
Ma non si può accogliere.
Accogliere è rinnegare se stessi e affermare l'altro, rimpicciolirsi per lasciargli spazio, lasciarsi invadere e prendere senza invaderlo e prenderlo. E' la realtà stessa del Dio Amore , la cui Vita è la reciproca accoglienza tra Padre e Figlio.
Accogliere il piccolo nel nome del Figlio è accogliere lo stesso Padre : si entra nel Mistero della Trinità.
La “minorità” capita così bene da San Francesco ,è il sommo valore umano,
rivelazione piena del mistero di Dio.
Il modello a cui il discepolo deve ispirarsi non è quello mondano della lotta per il dominio.
Al centro della comunità nuova Gesù pone se stesso e un bambino in cui si identifica.
Alla concorrenza per essere più grande, si sostituisce il gareggiare nella piccolezza e nell'accoglienza del piccolo.
Gesù, il Figlio che conosce il Padre, propone a noi come criterio di realizzazione la sua piccolezza.

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D. F. Tutti i brani del Vangelo di Marco che stiamo esaminando in queste domeniche sembrano avere un dato in comune: la difficoltà di Gesù con i suoi discepoli. Non ne vogliono sapere di comprendere chi egli sia e quale sia il suo programma.
Anche questa volta leggiamo il Vangelo e vediamo che Gesù attraversa la Galilea e sta dando un prezioso insegnamento “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini”. Ecco c’è un’opposizione tra il Figlio dell’uomo, colui che ha la pienezza, e gli uomini, quelli che non aspirano a questa pienezza. E sono questi che lo rifiutano, lo uccidono, “ma, una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”.
Quindi è un insegnamento serio, un insegnamento drammatico, ed è un insegnamento chiaro. Gesù non sta parlando in parabole. Però, scrive l’evangelista, “Essi non capivano queste parole”.
L’ideologia nazionalista, il loro ideale di successo è tale che impedisce loro di comprendere le parole molto chiare di Gesù.
“Ma avevano timore a interrogarlo”, perché hanno paura che Gesù confermi quello che loro hanno capito, quindi è vero, capivano ma non accettavano. Quindi non è che non capivano, non accettavano quello che Gesù diceva.
“Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa” - quindi la casa palestinese - Gesù li interrogò. Loro non vogliono interrogare ed è Gesù che interroga loro, “e chiese loro: «Di che cosa stavate discorrendo per la strada?». Ecco, questa indicazione ‘per la strada’ è sintomatica, ‘per la strada’ è il luogo della semina
infruttuosa. ‘Per la strada’ il seme viene gettato per terra, ma vengono gli uccelli e subito lo raccolgono. E Gesù, spiegando queste immagini, diceva che era il Satana che rendeva inutile la parola. L’immagine
del Satana in questo Vangelo è l’immagine del potere, del successo.
“Ed essi tacevano”. Tacciono perché hanno il senso di colpa perché sanno che hanno fatto qualcosa che Gesù non approva. “Per la strada infatti avevano discusso” – Gesù ha chiesto di cosa stessero discorrendo, invece loro hanno discusso, quindi un discorso animato - “tra loro chi fosse più grande”, il più importante.
E’ questo il tarlo che rode i discepoli, l’idea di grandezza, l’ambizione di essere uno il più importante degli altri.
“Sedutosi”, quindi Gesù si siede nella posizione di colui che insegna, “chiamò i Dodici”. E’ strano, è una casa, una casa palestinese, non è molto grande, perché Gesù deve chiamare? L’evangelista avrebbe
dovuto scrivere: ‘Gesù disse …’, invece Gesù li deve chiamare. Perché? I Dodici lo seguono, ma non lo accompagnano, non gli sono vicini interiormente. Gli sono vicini fisicamente, ma la loro mentalità è lontana.
Gesù è il Dio che per amore si mette a servizio degli uomini. Gesù ha detto che il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, loro invece pensano soltanto a comandare. Ecco perché li deve chiamare i Dodici, perché sono lontani.
“E disse loro -– “ se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Quindi nella comunità non c’è nessuna persona più importante, più grande, ma sì ci sono persone più vicine a Gesù. Quali sono? Quelle che si mettono a servizio di tutti. Quelli che, liberamente e volontariamente, mettono la loro vita a servizio degli altri.
Mentre i Dodici li ha dovuti chiamare, “Gesù, preso un ragazzino” – è l’individuo che sta accanto a lui, ci si chiede cosa facesse questo ragazzino in questa casa con i discepoli.
“Lo pose in mezzo”. In mezzo è il posto di Gesù, ebbene al posto di Gesù, il Signore mette questo individuo che si mette a servizio degli altri. “Abbracciandolo”, Gesù si identifica con costui, Gesù si identifica con l’ultimo della società, con chi nella società e un senza diritti .
“E disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi ragazzini”, di questi garzoni, quindi non si tratta di bambini o di ragazzini qualunque, ma di questi, cioè l’immagine del discepolo che veramente si mette a servizio
degli altri; “nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.

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