venerdì 5 aprile 2024

B - 2 DOMENICA PASQUA - DELLA MISERICORDIA


 

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Entrate nella gioia e nella gloria e rendete grazie a Dio,
che vi ha chiamato al regno dei cieli. Alleluia. ( 4 Esd 2,36-37)

Dio di eterna misericordia,
che ogni anno nella festa di Pasqua
ravvivi la fede del tuo popolo santo,
accresci in noi la grazia che ci hai donato,
perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza
del Battesimo che ci ha purificati,
dello Spirito che ci ha rigenerati,
del Sangue che ci ha redenti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

O Padre, che in questo giorno santo
ci fai vivere la Pasqua del tuo Figlio,
fa’ di noi un cuore solo e un’anima sola,
perché lo riconosciamo presente in mezzo a noi
e lo testimoniamo vivente nel mondo.
Egli è Dio, e vive e regna con te

Prima Lettura
Un cuore solo e un'anima sola.
Dagli Atti degli Apostoli
At 4,32-35

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 117 (118)

R. Rendete grazie al Signore perché è buono:
il suo amore è per sempre.

R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». R.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte. R.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! R.



Seconda Lettura
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
1Gv 5,1-6

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.

Parola di Dio.

SEQUENZA
[Facoltativa]

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Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! (Gv 20,29)

Alleluia.

Vangelo
Otto giorni dopo venne Gesù.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore.

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OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

II Domenica di Pasqua della Divina Misericordia 11 aprile 2021
Gesù risorto appare ai discepoli più volte. Con pazienza consola i loro cuori sfiduciati. Dopo la sua risurrezione, opera così la “risurrezione dei discepoli”. Ed essi, risollevati da Gesù, cambiano vita. Prima, tante parole e tanti esempi del Signore non erano riusciti a trasformarli. Ora, a Pasqua, succede qualcosa di nuovo. E avviene nel segno della misericordia. Gesù li rialza con la misericordia – li rialza con la misericordia – e loro, misericordiati, diventano misericordiosi. È molto difficile essere misericordioso se uno non si accorge di essere misericordiato.

1. Anzitutto vengono misericordiati, attraverso tre doni: dapprima Gesù offre loro la pace, poi lo Spirito, infine le piaghe. In primo luogo dà loro la pace. Quei discepoli erano angosciati. Si erano chiusi in casa per timore, per paura di essere arrestati e di fare la stessa fine del Maestro. Ma non erano chiusi solo in casa, erano chiusi anche nei loro rimorsi. Avevano abbandonato e rinnegato Gesù. Si sentivano incapaci, buoni a nulla, sbagliati. Gesù arriva e ripete due volte: «Pace a voi!». Non porta una pace che toglie i problemi di fuori, ma una pace che infonde fiducia dentro. Non una pace esteriore, ma la pace del cuore. Dice: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). È come se dicesse: “Vi mando perché credo in voi”. Quei discepoli sfiduciati vengono rappacificati con sé stessi. La pace di Gesù li fa passare dal rimorso alla missione. La pace di Gesù suscita infatti la missione. Non è tranquillità, non è comodità, è uscire da sé. La pace di Gesù libera dalle chiusure che paralizzano, spezza le catene che tengono prigioniero il cuore. E i discepoli si sentono misericordiati: sentono che Dio non li condanna, non li umilia, ma crede in loro. Sì, crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi. “Ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi” ( S. J.H. Newman, Meditations and Devotions, III,12,2). Per Dio nessuno è sbagliato, nessuno è inutile, nessuno è escluso. Gesù oggi ripete ancora: “Pace a te, che sei prezioso ai miei occhi. Pace a te, che sei importante per me. Pace a te, che hai una missione. Nessuno può svolgerla al tuo posto. Sei insostituibile. E Io credo in te”.

In secondo luogo, Gesù misericordia i discepoli offrendo loro lo Spirito Santo. Lo dona per la remissione dei peccati (cfr vv. 22-23). I discepoli erano colpevoli, erano scappati via abbandonando il Maestro. E il peccato tormenta, il male ha il suo prezzo. Il nostro peccato, dice il Salmo (cfr 51,5), ci sta sempre dinanzi. Da soli non possiamo cancellarlo. Solo Dio lo elimina, solo Lui con la sua misericordia ci fa uscire dalle nostre miserie più profonde. Come quei discepoli, abbiamo bisogno di lasciarci perdonare, dire dal cuore: “Perdono Signore”. Aprire il cuore per lasciarci perdonare. Il perdono nello Spirito Santo è il dono pasquale per risorgere dentro. Chiediamo la grazia di accoglierlo, di abbracciare il Sacramento del perdono. E di capire che al centro della Confessione non ci siamo noi con i nostri peccati, ma Dio con la sua misericordia. Non ci confessiamo per abbatterci, ma per farci risollevare. Ne abbiamo tanto bisogno, tutti. Ne abbiamo bisogno come i bimbi piccoli, tutte le volte che cadono, hanno bisogno di essere rialzati dal papà. Anche noi cadiamo spesso. E la mano del Padre è pronta a rimetterci in piedi e a farci andare avanti. Questa mano sicura e affidabile è la Confessione. È il Sacramento che ci rialza, che non ci lascia a terra a piangere sui pavimenti duri delle nostre cadute. È il Sacramento della risurrezione, è misericordia pura. E chi riceve le Confessioni deve far sentire la dolcezza della misericordia. E questa è la via di coloro che ricevono le confessioni della gente: far sentire la dolcezza della misericordia di Gesù che perdona tutto. Dio perdona tutto.

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-->Dopo la pace che riabilita e il perdono che risolleva, ecco il terzo dono con cui Gesù misericordia i discepoli: Egli offre loro le piaghe. Da quelle piaghe siamo guariti (1 Pt 2,24; Is 53,5). Ma come può una ferita guarirci? Con la misericordia. In quelle piaghe, come Tommaso, tocchiamo con mano che Dio ci ama fino in fondo, che ha fatto sue le nostre ferite, che ha portato nel suo corpo le nostre fragilità. Le piaghe sono canali aperti tra Lui e noi, che riversano misericordia sulle nostre miserie. Le piaghe sono le vie che Dio ci ha spalancato perché noi entriamo nella sua tenerezza e tocchiamo con mano chi è Lui. E non dubitiamo più della sua misericordia. Adorando, baciando le sue piaghe scopriamo che ogni nostra debolezza è accolta nella sua tenerezza. Questo succede in ogni Messa, dove Gesù ci offre il suo Corpo piagato e risorto: Lo tocchiamo e Lui tocca le nostre vite. E fa scendere il Cielo in noi. Le sue piaghe luminose squarciano il buio che noi ci portiamo dentro. E noi, come Tommaso, troviamo Dio, lo scopriamo intimo e vicino, e commossi gli diciamo: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). E tutto nasce da qui, dalla grazia di essere misericordiati. Da qui comincia il cammino cristiano. Se invece ci basiamo sulle nostre capacità, sull’efficienza delle nostre strutture e dei nostri progetti, non andremo lontano. Solo se accogliamo l’amore di Dio potremo dare qualcosa di nuovo al mondo.

2. Così hanno fatto i discepoli: misericordiati, sono diventati misericordiosi. Lo vediamo nella prima Lettura. Gli Atti degli Apostoli raccontano che «nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune» (4,32). Non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro. Ed è tanto più sorprendente se pensiamo che quegli stessi discepoli poco prima avevano litigato su premi e onori, su chi fosse il più grande tra di loro (cfr Mc 10,37; Lc 22,24). Ora condividono tutto, hanno «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32). Come hanno fatto a cambiare così? Hanno visto nell’altro la stessa misericordia che ha trasformato la loro vita. Hanno scoperto di avere in comune la missione, di avere in comune il perdono e il Corpo di Gesù: condividere i beni terreni è sembrato conseguenza naturale. Il testo dice poi che «nessuno tra loro era bisognoso» (v. 34). I loro timori si erano dissolti toccando le piaghe del Signore, adesso non hanno paura di curare le piaghe dei bisognosi. Perché lì vedono Gesù. Perché lì c’è Gesù, nelle piaghe dei bisognosi.

Sorella, fratello, vuoi una prova che Dio ha toccato la tua vita? Verifica se ti chini sulle piaghe degli altri. Oggi è il giorno in cui chiederci: “Io, che tante volte ho ricevuto la pace di Dio, che tante volte ho ricevuto il suo perdono e la sua misericordia, sono misericordioso con gli altri? Io, che tante volte mi sono nutrito del Corpo di Gesù, faccio qualcosa per sfamare chi è povero?”. Non rimaniamo indifferenti. Non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono. Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi. Perché se l’amore finisce con noi stessi, la fede si prosciuga in un intimismo sterile. Senza gli altri diventa disincarnata. Senza le opere di misericordia muore (Gc 2,17). Fratelli, sorelle, lasciamoci risuscitare dalla pace, dal perdono e dalle piaghe di Gesù misericordioso. E chiediamo la grazia di diventare testimoni di misericordia. Solo così la fede sarà viva. E la vita sarà unificata. Solo così annunceremo il Vangelo di Dio, che è Vangelo di misericordia.

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FAUSTI La scena non è più fuori, nel giardino, dove sta la Maddalena. Siamo invece dentro, nel cenacolo, dove Gesù anticipò il dono di sé e donerà il Suo Spirito e la Sua missione.
I discepoli ne hanno fatto una tomba. Il sepolcro di Gesù è aperto e vuoto , la loro casa sprangata e piena di morte, come il loro cuore. Le pecore sono rinchiuse in attesa del Pastore bello che le conduca ai pascoli della vita.
Sono in questa situazione perchè non hanno dato credito all'annuncio della Maddalena.
Non si dice che i discepoli stanno “insieme”. Non sono in comunione. Sono tutti orfani e soli, a porte chiuse.
Dalla Maddalena che Lo cerca, Gesù si fa trovare . Dai discepoli invece viene di sua iniziativa, non cercato, anche se amato. Mentre il popolo è chiuso, ognuno nella sua stanza, il Signore esce dalla Sua dimora e viene a visitarlo (Is 26,20).
Nessuna chiusura ferma il Risorto . La luce entra nelle tenebre dei discepoli.
Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano. Gesù non entra dalla porta sprangata. Non è un ostacolo per Lui, come non lo è stato il muro della morte né la pietra del sepolcro.
E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10).
Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno . È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18).
“Pace a voi” 'Pace ' non è semplicemente il saluto abituale degli Ebrei. Indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”.
Le mani forate e il fianco trafitto sono l'identità del Risorto . È il Crocifisso, il Verbo diventato Carne, che ha esposto, disposto e deposto la Sua vita e l'ha ripresa di nuovo (10,11-18), dopo aver affrontato il Regno della morte.
Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo.
. Esse, che hanno lavato e asciugato piedi, sono inchiodate all'amore e al servizio di ogni perduto.
Sono quelle mani dalle quali nessuno può rapirci (10,28).
Sono infatti le stesse del Padre . “Io e il Padre siamo uno”(10,30).
Il Suo fianco squarciato è Carne da cui nasciamo, ferita da cui siamo generati. In coloro che guardano a Colui che hanno trafitto , si riversa uno Spirito di grazia e di consolazione (Zc 12,10).
Dalla fessura della roccia che ci salva sgorga la sorgente zampillante , aperta in Gerusalemme per lavare ogni peccato e impurità (Zc 13, 1- 14,8).
Da lì viene il fiume d'acqua viva che sgorga dal fianco del tempio.
E' un fiume immenso che feconda la terra e risana le acque amare , facendo rivivere quanto è morto. Sulle sue rive cresce ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiscono e i cui frutti maturano ogni mese ; e i frutti sono vita e le foglie medicina per l'uomo (Ez 47, 1-12).

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-->> “Chi ha sete , venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno”(7,37).
“Quel giorno”, verso sera, la tenebra diventa luce (Zc 14,7), come il giorno “uno” della Creazione. I discepoli, contemplando le mani e il fianco, memoria perenne dell'amore di Dio, vedono la luce del mondo . Ricevono pace e gioia imperitura
La gioia del Signore è la nostra forza (Ne 8,10) . scaccia paura e morte . La gioia è propria di chi dimora nell'amore . uniti a Lui, come i tralci alla vite , la Sua gioia è in noi e la nostra gioia è piena (17,13). Dopo un breve tempo la tristezza dei discepoli è mutata in danza : è nato l'uomo nuovo. (16,20) , il Signore che viene a noi (16,22). Questa gioia nessuno ce la può rapire. Viene infatti da un Amore che ha vinto lo Sheol : è un fuoco che le grandi acque non possono estinguere.
Ora che i discepoli , contemplando le ferite della Sua Passione per noi, hanno visto e riconosciuto il Signore : le Sue ferite d' Amore lo rivelano IO-Sono.
contemplazione si fa amore e obbedienza.
La missione dei fratelli è la stessa del Figlio , che ha lavato i piedi e ha detto : “Vi diedi un esempio, affinchè come io feci a voi, anche voi facciate “(13,15), e “Vi do un comandamento nuovo ...come io amai voi, anche voi amatevi gli uni gli altri”(13,34).
I discepoli sono inviati come Lui , a testimoniare l'Amore del Padre (3,16- 17,6.26).
”Padre,come Tu mi mandasti nel mondo, anch'io li mandai nel mondo”(17,18).
Per questo li ha scelti (15,16). L'invio rende gli inviati uguali a chi li invia:”Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me” (13,20).
Colui che è mandato, è chiamato a fare come Lui : amare e lavare i piedi(13,13-17), compiendo le Sue stesse opere (14,2).
Associato al Suo destino, è come il chicco di grano che cade sotto terra e porta molto frutto (12,24).
La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli.
Se il Figlio è necessariamente inviato dall'Amore del Padre verso i fratelli, chi a sua volta va verso i fratelli conosce l'amore del Padre e diventa figlio.
La relazione che c'è tra Gesù e il Padre (“Come il Padre ha mandato me”), è la stessa che c'è tra Lui e noi (“anch'io mando voi”). E' come dire :”Voi siete me , se fate ciò che io ho fatto a voi . Come avete ricevuto pace e gioia , date pace e gioia, perdonando anche voi”.

Lo Spirito Santo è il Suo Amore . Ce Lo dona in pienezza , non a misura (3,34).
Ma noi ne abbiamo quanto ne accogliamo , e possiamo accoglierne sempre di più, senza determinare limiti a ciò che è infinito. Gesù ci chiede di accoglierlo.
La forma imperativa “accogliete” è una supplica pressante del Figlio alla nostra libertà, perchè accogliamo il dono che ci fa essere ciò che siamo : fratelli Suoi e figli del Padre Suo e Padre nostro,Dio Suo e Dio nostro.
E' quello Spirito che il mondo non può accogliere , perchè non lo conosce. I discepoli invece Lo conoscono perchè ha dimorato presso di loro in Gesù e ora desidera abitare in loro (14,17).
Sulla croce già ci ha consegnato lo Spirito (19,30). Ma non basta : ogni dono è tale solo quando qualcuno lo accoglie. Ora i discepoli, contemplando le Sue ferite, si arrendono al Suo amore e Lo”accolgono”.

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-->Lo Spirito del Signore è perdono. Infatti se l'amore è dono, il per-dono è un super-amore. La comunità dei discepoli riceve il potere esclusivo di Dio : perdonare i peccati. Le è donata la possibilità di separare, slegare e assolvere il peccatore dal suo peccato, liberando il presente da ogni ipoteca del passato.
Perdonare i peccati è miracolo più grande che risuscitare i morti. Chi perdona fa vivere l'altro, perchè lo riconosce fratello , così nasce lui stesso come figlio uguale al Padre, perchè ama come Lui. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose.
Questo potere è concesso “ai discepoli” e ad ogni discepolo, non ad alcuni in particolare.
Paolo intende la sua missione come “ministero della riconciliazione” . Si dichiara “servo” e “ambasciatore” di Colui che fu fatto ”peccato in nostro favore”perchè noi ottenessimo in Lui “la giustizia di Dio”.
Il perdono, ricevuto e accordato, costituisce il mondo nuovo, la comunità dei fratelli che vivono la pace e la gioia di Gesù. Chi perdona, diventa figlio, uguale al Padre : chi è perdonato, se accoglie il perdono, diventa a sua volta figlio, capace di perdonare e dire in Spirito e verità :“Padre nostro”.
Vedere il Signore, fondamento della vita nuova, comporta il passaggio dalla paura alla fede, dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita, dalla chiusura alla missione, dall'accusa al perdono.
'Visio Dei, vita hominis” : vedere Dio è la vita dell'uomo.
Il fuoco brucia, la luce illumina: l'incontro con il Risorto fa risorgere.
La comunità vive perchè ha incontrato il Vivente.
Trasformata in Lui dall'incontro con Lui, è in grado di testimoniarlo
L'Eucarestia è il luogo per eccellenza in cui si incontra il Risorto.
Bisogna “far eucaristia in ogni cosa” (1Ts 5,18), perchè la nostra esistenza concreta diventi il vero culto spirituale gradito a Dio (Rom 12,1).
“Di nuovo erano dentro i suoi discepoli” “Dentro” non è più il luogo di tenebra e di paura, ma di comunione nella pace e nella gioia, dove il frutto dello Spirito fiorisce e matura in missione, perdono e testimonianza.
E' quel “dentro” di chi, essendo figlio, è inviato verso il “fuori “ del mondo, per continuare l'opera di Gesù.
In questo luogo, i fratelli vivono il memoriale del Figlio, che li rende “uno” e li proietta fuori, testimoni del Padre comune verso il mondo intero.
Tommaso, la domenica precedente non era presente. Anche se non condivide la loro fede, ora è tra i fratelli, uniti e vivificati dall'incontro con il Signore.
Qui potrà fare l'esperienza del Figlio e diventare suo gemello.
Gesù viene sempre l'ottavo giorno, quando la comunità si riunisce per celebrare la memoria del suo Amore. E così viene di continuo, fino a quando ascenderà al Padre con tutti i suoi fratelli.
“Pace a voi” la venuta e il saluto del Signore sono riferiti come nel racconto precedente. Egli si rivolge innanzi tutto alla comunità intera – dice infatti : 'Pace a voi ' , nella quale ora c'è anche Tommaso.
Ogni incontro con il Vivente ci fa vivere “quel giorno” , godendo degli stessi doni. Da qui l'importanza dell'Eucaristia, “fonte e culmine di tutta la vita cristiana”.
Se è vero che la Chiesa fa l'Eucaristia, è altrettanto vero che l'Eucaristia fa la Chiesa.

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"Dal diario di Faustina si evince concretamente perché Gesù ha voluto fortemente l'istituzione della festa: « Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione. Concedo loro l'ultima tavola di salvezza, cioè la festa della Mia Misericordia. Se non adoreranno la Mia Misericordia, periranno per sempre » (Diario, p. 561)



L'importanza di questa festa si misura con le straordinarie promesse che Gesù ha legato ad essa: « In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene » (Diario, p. 235)

Per ottenere questi grandi doni bisogna adempiere alle condizioni del Culto alla Divina Misericordia (fiducia nella bontà di Dio e carità attiva verso il prossimo), essere in stato di grazia (dopo la confessione) e ricevere degnamente la santa Comunione: « Nessun'anima troverà giustificazione finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia e perciò la prima domenica dopo Pasqua deve essere la festa della Misericordia ed i sacerdoti in quel giorno debbono parlare alle anime della Mia grande ed insondabile Misericordia »(Diario, p.378).

PREGHIERA. Dio, Padre Misericordioso, che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio Tuo Gesù Cristo, e l'hai riversato su di noi nello Spirito Santo Consolatore, Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo. Chinati su di noi peccatori, risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male, fa' che tutti gli abitanti della terra sperimentino la Tua Misericordia, affinché in Te, Dio Uno e Trino, trovino sempre la fonte della speranza. Eterno Padre, per la dolorosa Passione e la Resurrezione del Tuo Figlio, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Amen.

B - PENTECOSTE