Antifona A te si prostri tutta la terra, o Dio. A te canti inni, canti al tuo nome, o Altissimo. (Salmo 65,4)
Gloria.
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Oppure:
O Padre, che in Cristo Signore hai posto la tua dimora tra noi, donaci di accogliere costantemente la sua parola per essere tempio dello Spirito, a gloria del tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta. Dal primo libro di Samuèle 1Sam 3,1-10.19-20
In quei giorni, il giovane Samuèle serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 39 (40)
R. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio. R.
Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R.
«Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo». R.
Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. R.
Seconda Lettura I vostri corpi sono membra di Cristo. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1Cor 6,13c-15a.17-20
Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
«Abbiamo trovato il Messia»: la grazia e la verità vennero per mezzo di lui. (Gv 1,41.17b)
Alleluia.
Vangelo Videro dove dimorava e rimasero con lui. Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,35-42
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro - dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro.
Il Vangelo di questa seconda domenica del Tempo Ordinario (Gv 1,35-42) presenta l’incontro di Gesù con i suoi primi discepoli. La scena si svolge presso il fiume Giordano, il giorno dopo il battesimo Gesù. È lo stesso Giovanni Battista a indicare a due di loro il Messia con queste parole: «Ecco l’agnello di Dio!» (v. 36). E quei due, fidandosi della testimonianza del Battista, vanno dietro a Gesù. Lui se ne accorge e chiede: «Che cosa cercate?», e loro gli domandano: «Maestro, dove dimori?» (v. 38).
Gesù non risponde: “Abito a Cafarnao o a Nazaret”, ma dice: «Venite e vedrete» (v. 39). Non un biglietto da visita, ma l’invito a un incontro. I due lo seguono e quel pomeriggio rimangono con Lui. Non è difficile immaginarli seduti a farGli domande e soprattutto ad ascoltarLo, sentendo che il loro cuore si riscalda sempre più mentre il Maestro parla. Avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande. E all’improvviso scoprono che, mentre intorno si fa sera, in loro, nel loro cuore, esplode la luce che solo Dio può donare. Una cosa che attira l’attenzione: uno di loro, sessant’anni dopo, o forse di più, scrisse nel Vangelo: «Erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,39), scrisse l’ora. E questa è una cosa che ci fa pensare: ogni autentico incontro con Gesù rimane nella memoria viva, non si dimentica mai. Tanti incontri tu li dimentichi, ma l’incontro vero con Gesù rimane sempre. E questi, tanti anni dopo, si ricordavano anche l’ora, non avevano potuto dimenticare questo incontro così felice, così pieno, che aveva cambiato la loro vita. Poi, quando escono da questo incontro e ritornano dai loro fratelli, questa gioia, questa luce straripa dai loro cuori come un fiume in piena. Uno dei due, Andrea, dice al fratello Simone – che Gesù chiamerà Pietro quando lo incontrerà –: «Abbiamo trovato il Messia» (v. 41). Sono usciti sicuri che Gesù era il Messia, certi.
Fermiamoci un momento su questa esperienza dell’incontro con Cristo che chiama a stare con Lui. Ogni chiamata di Dio è un’iniziativa del suo amore. Sempre è Lui che prende l’iniziativa, Lui ti chiama. Dio chiama alla vita, chiama alla fede, e chiama a uno stato particolare di vita: “Io voglio te qui”. La prima chiamata di Dio è quella alla vita, con la quale ci costituisce come persone; è una chiamata individuale, perché Dio non fa le cose in serie. Poi Dio chiama alla fede e a far parte della sua famiglia, come figli di Dio. Infine, Dio chiama a uno stato particolare di vita: a donare noi stessi nella via del matrimonio, in quella del sacerdozio o della vita consacrata. Sono modi diversi di realizzare il progetto di Dio, quello che Lui ha su ciascuno di noi, che è sempre un disegno d’amore. Dio chiama sempre. E la gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrire tutto sé stesso al servizio di Dio e dei fratelli.
-->Fratelli e sorelle, di fronte alla chiamata del Signore, che ci può giungere in mille modi anche attraverso persone, avvenimenti lieti e tristi, a volte il nostro atteggiamento può essere di rifiuto – “No… Ho paura… –, rifiuto perché essa ci sembra in contrasto con le nostre aspirazioni; e anche la paura, perché la riteniamo troppo impegnativa e scomoda: “Oh non ce la farò, meglio di no, meglio una vita più tranquilla… Dio là, io qua”. Ma la chiamata di Dio è amore, dobbiamo cercare di trovare l’amore che è dietro ogni chiamata, e si risponde ad essa solo con l’amore. Questo è il linguaggio: la risposta a una chiamata che viene dall’amore è solo l’amore. All’inizio c’è un incontro, anzi, c’è l’incontro con Gesù, che ci parla del Padre, ci fa conoscere il suo amore. E allora anche in noi sorge spontaneo il desiderio di comunicarlo alle persone che amiamo: “Ho incontrato l’Amore”, “ho incontrato il Messia”, “ho incontrato Dio”, “ho incontrato Gesù”, “ho trovato il senso della mia vita”. In una parola: “Ho trovato Dio”.
La Vergine Maria ci aiuti a fare della nostra vita un canto di lode a Dio, in risposta alla sua chiamata e nell’adempimento umile e gioioso della sua volontà. Ma ricordiamo questo: per ognuno di noi, nella vita, c’è stato un momento nel quale Dio si è fatto presente più fortemente, con una chiamata. Ricordiamola. Andiamo indietro a quel momento, perché la memoria di quel momento ci rinnovi sempre nell’incontro con Gesù.
Nelle Letture bibliche di questa domenica – la seconda del Tempo Ordinario – emerge il tema della vocazione: nel Vangelo è la chiamata dei primi discepoli da parte di Gesù; nella prima Lettura è la chiamata del profeta Samuele. In entrambi i racconti risalta l’importanza della figura che svolge il ruolo di mediatore, aiutando le persone chiamate a riconoscere la voce di Dio e a seguirla. Nel caso di Samuele, si tratta di Eli, sacerdote del tempio di Silo, dove era custodita anticamente l’arca dell’alleanza, prima di essere trasportata a Gerusalemme. Una notte Samuele, che era ancora un ragazzo e fin da piccolo viveva al servizio del tempio, per tre volte di seguito si sentì chiamare nel sonno e corse da Eli. Ma non era lui a chiamarlo. Alla terza volta Eli capì, e disse a Samuele: Se ti chiamerà ancora, rispondi: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,9). Così avvenne, e da allora in poi Samuele imparò a riconoscere le parole di Dio e divenne il suo fedele profeta. Nel caso dei discepoli di Gesù, la figura mediatrice è quella di Giovanni Battista. In effetti, Giovanni aveva una vasta cerchia di discepoli, e tra questi vi erano anche le due coppie di fratelli Simone e Andrea, Giovanni e Giacomo, pescatori della Galilea. Proprio a due di questi il Battista indicò Gesù, il giorno dopo il suo battesimo nel fiume Giordano. Lo indicò loro dicendo: “Ecco l’agnello di Dio!” (Gv 1,36), che equivaleva a dire: Ecco il Messia. E quei due seguirono Gesù, rimasero a lungo con Lui e si convinsero che era veramente il Cristo. Subito lo dissero agli altri, e così si formò il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il collegio degli Apostoli.
Alla luce di questi due testi, vorrei sottolineare il ruolo decisivo della guida spirituale nel cammino di fede e, in particolare, nella risposta alla vocazione di speciale consacrazione per il servizio di Dio e del suo popolo. Già la stessa fede cristiana, di per sé, presuppone l’annuncio e la testimonianza: infatti essa consiste nell’adesione alla buona notizia che Gesù di Nazaret è morto e risorto, che è Dio. E così anche la chiamata a seguire Gesù più da vicino, rinunciando a formare una propria famiglia per dedicarsi alla grande famiglia della Chiesa, passa normalmente attraverso la testimonianza e la proposta di un “fratello maggiore”, di solito un sacerdote. Questo senza dimenticare il ruolo fondamentale dei genitori, che con la loro fede genuina e gioiosa e il loro amore coniugale mostrano ai figli che è bello ed è possibile costruire tutta la vita sull’amore di Dio.
Cari amici, preghiamo la Vergine Maria per tutti gli educatori, specialmente i sacerdoti e i genitori, perché abbiano piena consapevolezza dell’importanza del loro ruolo spirituale, per favorire nei giovani, oltre alla crescita umana, la risposta alla chiamata di Dio, a dire: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”.
FAUSTI – Il luogo di partenza della testimonianza è Betania, al di là del Giordano, dove si riceve il Battesimo di Giovanni: il luogo della verità dell'uomo è anche il luogo d'incontro con il Signore. Due discepoli : uno è Andrea , l'altro, anonimo, è per lo più identificato con Giovanni “il discepolo che Gesù amava”. Gesù incomincia il suo cammino che, da oltre il Giordano, porta a Gerusalemme. In questo cammino si rivela : “ la verità si fa via per condurci alla vita". Il Battista, uomo dell'attesa, è il solo in grado di vederla e indicarla ad altri. L'altro non può mai essere prodotto del nostro fare : è sempre grazia di un incontro, ritrovamento o scoperta di uno che si manifesta. Chi dimora presso il Figlio , incontra il fratello : è colui al quale comunica la sua esperienza. La vera fraternità sta nella parola scambiata. Chi ha incontrato la Parola, non può non comunicarla, come chi è illuminato, non può non riverberare luce. “Abbiamo incontrato il Messia” : è la sorpresa di chi ha scoperto il tesoro. Andrea comunica la sua gioia al fratello, perché gli interessa sia Gesù che il fratello , al quale pure interessa il Messia. Il Messia è il re che avrebbe realizzato ogni promessa di Dio e attesa dell'uomo. E' il fratello che conduce al Figlio. Ognuno giunge ad incontrare l'Altro per la mediazione di un altro che glielo testimonia. L'incontro è un gioco di sguardi che penetrano il cuore. “Tu sei Simone” Gesù dice il suo nome senza che alcuno in precedenza glielo abbia comunicato. Egli stesso è la Parola, che per prima ha detto il suo nome e lo fa esistere. La mia identità è dono dell'Altro che mi chiama e mi ama. Come uno è chiamato, quello è il suo nome. C'è un nome segreto, che nessuno conosce e solo il Signore rivela . È l'identità di una persona, la sua “vocazione” , che sarà la sua “missione”. Ogni nostro nome ha sempre una parte di luce e una di tenebra. Solo quando la nostra ombra si volge a Gesù, allora siamo pienamente illuminati. E' ciò che capiterà a Simone : egli, nella propria infedeltà, sperimenterà la fedeltà del suo Signore.
S. ANSELMO . O mio cuore, di' ora con tutto tè stesso, di' ora a Dio: Cerco il tuo volto. ' II tuo volto, Signore, io cerco ' (Sal 26, 8). Orsù dunque. Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove cercherò te assente? Se poi sei dappertutto, perché mai non ti vedo presente? Ma tu certo abiti in una luce inaccessibile. E dov'è la luce inaccessibile, o come mi accosterò a essa? Chi mi condurrà, chi mi guiderà a essa sì che in essa io possa vederti? Inoltre con quali segni, con quale volto ti cercherò? O Signore Dio mio, mai io ti vidi, non conosco il tuo volto. Insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco: non posso cercarti se tu non mi insegni, ne trovarti Se non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti."
8 commenti:
Antifona
A te si prostri tutta la terra, o Dio.
A te canti inni, canti al tuo nome, o Altissimo. (Salmo 65,4)
Gloria.
Dio onnipotente ed eterno,
che governi il cielo e la terra,
ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo
e dona ai nostri giorni la tua pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Oppure:
O Padre, che in Cristo Signore
hai posto la tua dimora tra noi,
donaci di accogliere costantemente la sua parola
per essere tempio dello Spirito, a gloria del tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.
Dal primo libro di Samuèle
1Sam 3,1-10.19-20
In quei giorni, il giovane Samuèle serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.
E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane.
Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 39 (40)
R. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio. R.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R.
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». R.
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai. R.
Seconda Lettura
I vostri corpi sono membra di Cristo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 6,13c-15a.17-20
Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
«Abbiamo trovato il Messia»:
la grazia e la verità vennero per mezzo di lui. (Gv 1,41.17b)
Alleluia.
Vangelo
Videro dove dimorava e rimasero con lui.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,35-42
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro - dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro.
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO ANGELUS
17 gennaio 2021
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di questa seconda domenica del Tempo Ordinario (Gv 1,35-42) presenta l’incontro di Gesù con i suoi primi discepoli. La scena si svolge presso il fiume Giordano, il giorno dopo il battesimo Gesù. È lo stesso Giovanni Battista a indicare a due di loro il Messia con queste parole: «Ecco l’agnello di Dio!» (v. 36). E quei due, fidandosi della testimonianza del Battista, vanno dietro a Gesù. Lui se ne accorge e chiede: «Che cosa cercate?», e loro gli domandano: «Maestro, dove dimori?» (v. 38).
Gesù non risponde: “Abito a Cafarnao o a Nazaret”, ma dice: «Venite e vedrete» (v. 39). Non un biglietto da visita, ma l’invito a un incontro. I due lo seguono e quel pomeriggio rimangono con Lui. Non è difficile immaginarli seduti a farGli domande e soprattutto ad ascoltarLo, sentendo che il loro cuore si riscalda sempre più mentre il Maestro parla. Avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande. E all’improvviso scoprono che, mentre intorno si fa sera, in loro, nel loro cuore, esplode la luce che solo Dio può donare. Una cosa che attira l’attenzione: uno di loro, sessant’anni dopo, o forse di più, scrisse nel Vangelo: «Erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,39), scrisse l’ora. E questa è una cosa che ci fa pensare: ogni autentico incontro con Gesù rimane nella memoria viva, non si dimentica mai. Tanti incontri tu li dimentichi, ma l’incontro vero con Gesù rimane sempre. E questi, tanti anni dopo, si ricordavano anche l’ora, non avevano potuto dimenticare questo incontro così felice, così pieno, che aveva cambiato la loro vita. Poi, quando escono da questo incontro e ritornano dai loro fratelli, questa gioia, questa luce straripa dai loro cuori come un fiume in piena. Uno dei due, Andrea, dice al fratello Simone – che Gesù chiamerà Pietro quando lo incontrerà –: «Abbiamo trovato il Messia» (v. 41). Sono usciti sicuri che Gesù era il Messia, certi.
Fermiamoci un momento su questa esperienza dell’incontro con Cristo che chiama a stare con Lui. Ogni chiamata di Dio è un’iniziativa del suo amore. Sempre è Lui che prende l’iniziativa, Lui ti chiama. Dio chiama alla vita, chiama alla fede, e chiama a uno stato particolare di vita: “Io voglio te qui”. La prima chiamata di Dio è quella alla vita, con la quale ci costituisce come persone; è una chiamata individuale, perché Dio non fa le cose in serie. Poi Dio chiama alla fede e a far parte della sua famiglia, come figli di Dio. Infine, Dio chiama a uno stato particolare di vita: a donare noi stessi nella via del matrimonio, in quella del sacerdozio o della vita consacrata. Sono modi diversi di realizzare il progetto di Dio, quello che Lui ha su ciascuno di noi, che è sempre un disegno d’amore. Dio chiama sempre. E la gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrire tutto sé stesso al servizio di Dio e dei fratelli.
-->Fratelli e sorelle, di fronte alla chiamata del Signore, che ci può giungere in mille modi anche attraverso persone, avvenimenti lieti e tristi, a volte il nostro atteggiamento può essere di rifiuto – “No… Ho paura… –, rifiuto perché essa ci sembra in contrasto con le nostre aspirazioni; e anche la paura, perché la riteniamo troppo impegnativa e scomoda: “Oh non ce la farò, meglio di no, meglio una vita più tranquilla… Dio là, io qua”. Ma la chiamata di Dio è amore, dobbiamo cercare di trovare l’amore che è dietro ogni chiamata, e si risponde ad essa solo con l’amore. Questo è il linguaggio: la risposta a una chiamata che viene dall’amore è solo l’amore. All’inizio c’è un incontro, anzi, c’è l’incontro con Gesù, che ci parla del Padre, ci fa conoscere il suo amore. E allora anche in noi sorge spontaneo il desiderio di comunicarlo alle persone che amiamo: “Ho incontrato l’Amore”, “ho incontrato il Messia”, “ho incontrato Dio”, “ho incontrato Gesù”, “ho trovato il senso della mia vita”. In una parola: “Ho trovato Dio”.
La Vergine Maria ci aiuti a fare della nostra vita un canto di lode a Dio, in risposta alla sua chiamata e nell’adempimento umile e gioioso della sua volontà. Ma ricordiamo questo: per ognuno di noi, nella vita, c’è stato un momento nel quale Dio si è fatto presente più fortemente, con una chiamata. Ricordiamola. Andiamo indietro a quel momento, perché la memoria di quel momento ci rinnovi sempre nell’incontro con Gesù.
BENEDETTO XVI
ANGELUS 15 gennaio 2012
Cari fratelli e sorelle!
Nelle Letture bibliche di questa domenica – la seconda del Tempo Ordinario – emerge il tema della vocazione: nel Vangelo è la chiamata dei primi discepoli da parte di Gesù; nella prima Lettura è la chiamata del profeta Samuele. In entrambi i racconti risalta l’importanza della figura che svolge il ruolo di mediatore, aiutando le persone chiamate a riconoscere la voce di Dio e a seguirla. Nel caso di Samuele, si tratta di Eli, sacerdote del tempio di Silo, dove era custodita anticamente l’arca dell’alleanza, prima di essere trasportata a Gerusalemme. Una notte Samuele, che era ancora un ragazzo e fin da piccolo viveva al servizio del tempio, per tre volte di seguito si sentì chiamare nel sonno e corse da Eli. Ma non era lui a chiamarlo. Alla terza volta Eli capì, e disse a Samuele: Se ti chiamerà ancora, rispondi: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,9). Così avvenne, e da allora in poi Samuele imparò a riconoscere le parole di Dio e divenne il suo fedele profeta. Nel caso dei discepoli di Gesù, la figura mediatrice è quella di Giovanni Battista. In effetti, Giovanni aveva una vasta cerchia di discepoli, e tra questi vi erano anche le due coppie di fratelli Simone e Andrea, Giovanni e Giacomo, pescatori della Galilea. Proprio a due di questi il Battista indicò Gesù, il giorno dopo il suo battesimo nel fiume Giordano. Lo indicò loro dicendo: “Ecco l’agnello di Dio!” (Gv 1,36), che equivaleva a dire: Ecco il Messia. E quei due seguirono Gesù, rimasero a lungo con Lui e si convinsero che era veramente il Cristo. Subito lo dissero agli altri, e così si formò il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il collegio degli Apostoli.
Alla luce di questi due testi, vorrei sottolineare il ruolo decisivo della guida spirituale nel cammino di fede e, in particolare, nella risposta alla vocazione di speciale consacrazione per il servizio di Dio e del suo popolo. Già la stessa fede cristiana, di per sé, presuppone l’annuncio e la testimonianza: infatti essa consiste nell’adesione alla buona notizia che Gesù di Nazaret è morto e risorto, che è Dio. E così anche la chiamata a seguire Gesù più da vicino, rinunciando a formare una propria famiglia per dedicarsi alla grande famiglia della Chiesa, passa normalmente attraverso la testimonianza e la proposta di un “fratello maggiore”, di solito un sacerdote. Questo senza dimenticare il ruolo fondamentale dei genitori, che con la loro fede genuina e gioiosa e il loro amore coniugale mostrano ai figli che è bello ed è possibile costruire tutta la vita sull’amore di Dio.
Cari amici, preghiamo la Vergine Maria per tutti gli educatori, specialmente i sacerdoti e i genitori, perché abbiano piena consapevolezza dell’importanza del loro ruolo spirituale, per favorire nei giovani, oltre alla crescita umana, la risposta alla chiamata di Dio, a dire: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”.
FAUSTI – Il luogo di partenza della testimonianza è Betania, al di là del Giordano, dove si riceve il Battesimo di Giovanni: il luogo della verità dell'uomo è anche il luogo d'incontro con il Signore. Due discepoli : uno è Andrea , l'altro, anonimo, è per lo più identificato con Giovanni “il discepolo che Gesù amava”.
Gesù incomincia il suo cammino che, da oltre il Giordano, porta a Gerusalemme. In questo cammino si rivela : “ la verità si fa via per condurci alla vita".
Il Battista, uomo dell'attesa, è il solo in grado di vederla e indicarla ad altri. L'altro non può mai essere prodotto del nostro fare : è sempre grazia di un incontro, ritrovamento o scoperta di uno che si manifesta. Chi dimora presso il Figlio , incontra il fratello : è colui al quale comunica la sua esperienza. La vera fraternità sta nella parola scambiata.
Chi ha incontrato la Parola, non può non comunicarla, come chi è illuminato, non può non riverberare luce.
“Abbiamo incontrato il Messia” : è la sorpresa di chi ha scoperto il tesoro.
Andrea comunica la sua gioia al fratello, perché gli interessa sia Gesù che il fratello , al quale pure interessa il Messia.
Il Messia è il re che avrebbe realizzato ogni promessa di Dio e attesa dell'uomo.
E' il fratello che conduce al Figlio. Ognuno giunge ad incontrare l'Altro per la mediazione di un altro che glielo testimonia.
L'incontro è un gioco di sguardi che penetrano il cuore.
“Tu sei Simone” Gesù dice il suo nome senza che alcuno in precedenza glielo abbia comunicato. Egli stesso è la Parola, che per prima ha detto il suo nome e lo fa esistere.
La mia identità è dono dell'Altro che mi chiama e mi ama.
Come uno è chiamato, quello è il suo nome.
C'è un nome segreto, che nessuno conosce e solo il Signore rivela .
È l'identità di una persona, la sua “vocazione” , che sarà la sua “missione”.
Ogni nostro nome ha sempre una parte di luce e una di tenebra. Solo quando la nostra ombra si volge a Gesù, allora siamo pienamente illuminati. E' ciò che capiterà a Simone : egli, nella propria infedeltà, sperimenterà la fedeltà del suo Signore.
S. ANSELMO . O mio cuore, di' ora con tutto tè stesso, di' ora a Dio: Cerco il tuo volto. ' II tuo volto, Signore, io cerco ' (Sal 26, 8).
Orsù dunque. Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove cercherò te assente? Se poi sei dappertutto, perché mai non ti vedo presente? Ma tu certo abiti in una luce inaccessibile. E dov'è la luce inaccessibile, o come mi accosterò a essa? Chi mi condurrà, chi mi guiderà a essa sì che in essa io possa vederti? Inoltre con quali segni, con quale volto ti cercherò? O Signore Dio mio, mai io ti vidi, non conosco il tuo volto.
Insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco: non posso cercarti se tu non mi insegni, ne trovarti
Se non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti."
HÄNDEL "DOMINUS DIXIT" SALMO 110
https://www.youtube.com/watch?v=rAkvrYqevAg&list=RDMM&index=2
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