venerdì 5 novembre 2021

B - 32 DOMENICA T.O.




 

5 commenti:

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Prima Lettura
La vedova fece con la sua farina una piccola focaccia e la portò a Elìa.
Dal primo libro dei Re
1Re 17,10-16

In quei giorni, il profeta Elìa si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po' d'acqua in un vaso, perché io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' d'olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo».
Elìa le disse: «Non temere; va' a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d'Israele: "La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"».
Quella andò e fece come aveva detto Elìa; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elìa.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 145 (146)
R. Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.

Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.

Seconda Lettura
Cristo si è offerto una volta per tutte per togliere i peccati di molti.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 9,24-28

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.

Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)

Alleluia.

Vangelo
Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore.

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PAROLE DEL SANTO PADRE
I ricchi hanno dato, con grande ostentazione, ciò che per loro era superfluo, mentre la vedova, con discrezione e umiltà, ha dato «tutto quanto aveva per vivere» (v. 44); per questo – dice Gesù – lei ha dato più di tutti. A motivo della sua estrema povertà, avrebbe potuto offrire una sola moneta per il tempio e tenere l’altra per sé. Ma lei non vuole fare a metà con Dio: si priva di tutto. Nella sua povertà ha compreso che, avendo Dio, ha tutto; si sente amata totalmente da Lui e a sua volta Lo ama totalmente. Che bell’esempio quella vecchietta! (Angelus, 8 novembre 2015)

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FAUSTI - “Dalla sua miseria gettò quanto aveva, tutta intera la sua vita”, dice Gesù della vedova.
Ormai sta per andarsene, ma ci lascia in eredità un maestro discreto, che continua in silenzio la Sua lezione. Chi ha orecchi per intendere, intenda.
Il brano è un contrappunto : bisogna guardarsi dagli scribi, i falsi maestri che tanto amiamo, e guardare alla vedova, vero maestro che preferiamo ignorare.
I primi hanno il culto della propria immagine : amano con tutto il cuore se stessi, e si servono di tutto e di tutti, anche del Signore e della Sua Parola per primeggiare.
Sono il prototipo riuscito del peccato fondamentale che è nel cuore di ogni uomo : il protagonismo, che mette l'io al posto di Dio.
La povera vedova, invece, sola e inosservata, povera e umile, “getta” tutta la sua vita: è come Gesù, che si è fatto ultimo di tutti, e ha messo la Sua Vita a servizio di tutti.
Ha il Suo stesso Spirito, è il vangelo vivo, in cui possiamo sempre vedere il Volto del nostro Maestro. Da lei si diffonde il buon profumo di Cristo, per la vita del mondo (2Cor 2,14).
La prima azione prodigiosa di Gesù fu la guarigione della suocera di Pietro, poiché potesse servire (1,29-31). L'ultima Sua istruzione prima del discorso escatologico, quasi il Suo Testamento, è indicarci questa vedova.
Senza che lei lo sappia, Gesù la mette in cattedra al posto Suo, perchè prolunghi nel tempo la Sua presenza.
Essa dà tutto per il tempio, che presto verrà distrutto. Il Tempio in realtà è Gesù stesso, che interpreta il suo gesto come risposta concreta alla Sua ultima domanda. Lui è il Signore ; la fede è riconoscerlo come tale, amandolo con tutta la vita, perché Lui per primo mi ha amato con tutta la Sua Vita.
Ma tale risposta può maturare solo sull'albero della croce.
Questa vedova ne è come il frutto anticipato. Il fico sterile e secco comincia a dare le sue primizie.

Gesù ci indica il modo di riconoscerlo Signore e rispondere alla Sua domanda precedente : come questa vedova getta nel tesoro del tempio tutto ciò che ha, coaì noi gettiamo e affidiamo a Lui la nostra vita.
Il discepolo è rappresentato da questa donna, che agisce come il suo Signore, facendo per Lui quanto Lui ha fatto per lei. E' il compimento perfetto del Vangelo.

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GIOVANNI PAOLO II - Domenica, 10 novembre 1991

2. Oggi la nostra attenzione è attratta, dapprima, dal brano della Lettera agli Ebrei. La Chiesa ci propone questo testo del Nuovo Testamento per farci meditare sulla sublime missione SACERDOTALE del Verbo Incarnato. Gesù è l’unico vero e sommo SACERDOTE, posto come mediatore tra Dio e gli uomini. Gli altri SACERDOTI, venuti prima di Lui, erano figura di ciò che Egli sarebbe stato. Quelli venuti dopo di Lui sono ministri del suo stesso SACERDOZIO, del quale rendono nuovamente attuale il grande ed unico SACRIFICIO, unitamente ai meriti da esso prodotti.
E proprio di questo SACRIFICIO parla oggi la seconda lettura, quando dice che il SACRIFICIO di Gesù è stato offerto una volta per sempre, nella pienezza dei tempi, per annullare il PECCATO. In tale SACRIFICIO Gesù è SACERDOTE e vittima; si è immolato per espiare non i propri PECCATI, che non aveva mai commesso, ma i nostri. Inoltre Gesù non ha offerto il proprio SACRIFICIO in un santuario fatto da mano d’uomo, come il tempio di Gerusalemme, ma nel cielo stesso, al cospetto di Dio, al quale solo Gesù era degno di presentarsi per intercedere in nostro favore.
3. La singolare dignità del SACERDOZIO di Gesù ha riflessi importanti nella vita della Chiesa. Essi illuminano, anzitutto, la grandezza del SACERDOZIO ministeriale, che la Chiesa conferisce ai Presbiteri e ai Vescovi, i quali prolungano ed applicano nel tempo la potenza salvatrice del SACERDOZIO di Gesù, agendo “in persona Christi”, cioè come strumenti vivi della persona stessa del Redentore. Di qui il rispetto e la venerazione che tutti dobbiamo portare ai ministri di Dio; di qui anche lo stimolo per i giovani a rispondere alla chiamata al sacro ministero, che Gesù rivolge a molti di loro.
Ma il SACERDOZIO di Cristo riguarda pure tutti i fedeli battezzati, uomini e donne senza distinzione. Anch’essi ne sono in certa misura partecipi, perché, uniti a lui mediante la grazia, traggono da Lui legittimazione e lo rappresentano ogni volta che annunciano la sua Parola, elevano preghiere a Dio e servono con carità i fratelli.
Questo SACERDOZIO comune di tutti i fedeli dev’essere vissuto con consapevolezza e responsabilità, specialmente nell’impegno di quella nuova evangelizzazione che è richiesta nel nostro tempo con l’annuncio della Parola e la testimonianza della carità.
4. Oggi, nella pagina evangelica, Gesù denuncia il comportamento presuntuoso ed ipocrita di alcuni scribi del suo tempo; egli esorta i suoi ascoltatori a non agire mai per riscuotere lode e stima dagli uomini, per ottenere privilegi dalle persone importanti. Esorta, inoltre, ad evitare che, sotto l’ipocrita ostentazione di una vita religiosa, si nasconda l’indifferenza per i POVERI, gli emarginati, gli indifesi e i rifiutati dalla società.
La parola di Gesù rivela ancora che la bontà delle opere dipende non solo dalle azioni in se stesse, ma anche e soprattutto dalla intenzione e dalla purezza del cuore.
Nel Tempio di Gerusalemme, davanti a Gesù e ai discepoli, la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.
Venuta una POVERA VEDOVA vi gettò due spiccioli, un’offerta minima. Ma Gesù commentò: “Questa VEDOVA ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri, perché tutti hanno dato del loro superfluo, essa, invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12, 43-44).
Gesù conferma in tal modo ciò che ha detto in molte altre occasioni: che Dio solo sa ciò che si nasconde nel cuore dell’uomo, che Dio solo è giudice delle azioni umane, che la rettitudine e la generosità della vita hanno radice nel cuore, nell’intimo della coscienza, e che ciò che vale di fronte a Dio è la sincerità e la verità, non le vane apparenze …. Non cessate di confidare in Dio, che è ricco di misericordia e di bontà, in Lui che - come dice il Salmo responsoriale - “ridona la vista ai ciechi, / rialza chi è caduto, / ama i giusti, / protegge lo straniero”. Amen

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PAPA FRANCESCO – ANGELUS -Piazza San Pietro - Domenica, 11 novembre 2018
L’odierno episodio evangelico (cfr Mc 12,38-44) chiude la serie di insegnamenti impartiti da Gesù nel tempio di Gerusalemme e pone in risalto due figure contrapposte: lo scriba e la VEDOVA. Ma perché sono contrapposte? Lo scriba rappresenta le persone importanti, ricche, influenti; l’altra – la VEDOVA – rappresenta gli ultimi, i POVERI, i deboli. In realtà, il giudizio risoluto di Gesù nei confronti degli scribi non riguarda tutta la categoria, ma è riferito a quelli tra loro che ostentano la propria posizione sociale, si fregiano del titolo di “rabbi”, cioè maestro, amano essere riveriti e occupare i primi posti (cfr vv. 38-39). Quel che è peggio è che la loro ostentazione è soprattutto di natura religiosa, perché pregano – dice Gesù – «a lungo per farsi vedere» (v. 40) e si servono di Dio per accreditarsi come i difensori della sua legge. E questo atteggiamento di superiorità e di vanità li porta al disprezzo per coloro che contano poco o si trovano in una posizione economica svantaggiosa, come il caso delle VEDOVE.
Gesù smaschera questo meccanismo perverso: denuncia l’oppressione dei deboli fatta strumentalmente sulla base di motivazioni religiose, dicendo chiaramente che Dio sta dalla parte degli ultimi. E per imprimere bene questa lezione nella mente dei discepoli offre loro un esempio vivente: una POVERA VEDOVA, la cui posizione sociale era irrilevante perché priva di un marito che potesse difendere i suoi diritti, e che perciò diventava facile preda di qualche creditore senza scrupoli, perché questi creditori perseguitavano i deboli perché li pagassero. Questa donna, che va a deporre nel tesoro del tempio soltanto due monetine, tutto quello che le restava e fa la sua offerta cercando di passare inosservata, quasi vergognandosi. Ma, proprio in questa umiltà, ella compie un atto carico di grande significato religioso e spirituale. Quel gesto pieno di SACRIFICIO non sfugge allo sguardo di Gesù, che anzi in esso vede brillare il dono totale di sé a cui vuole educare i suoi discepoli.
L’insegnamento che oggi Gesù ci offre ci aiuta a recuperare quello che è essenziale nella nostra vita e favorisce una concreta e quotidiana relazione con Dio. Fratelli e sorelle, le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti: Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore, guarda alla purezza delle intenzioni. Questo significa che il nostro “dare” a Dio nella preghiera e agli altri nella carità dovrebbe sempre rifuggire dal ritualismo e dal formalismo, come pure dalla logica del calcolo, e deve essere espressione di gratuità, come ha fatto Gesù con noi: ci ha salvato gratuitamente; non ci ha fatto pagare la redenzione. Ci ha salvato gratuitamente. E noi, dobbiamo fare le cose come espressione di gratuità. Ecco perché Gesù indica quella VEDOVA POVERA e generosa come modello di vita cristiana da imitare. Di lei non sappiamo il nome, conosciamo però il suo cuore – la troveremo in Cielo e andremo a salutarla, sicuramente –; ed è quello che conta davanti a Dio. Quando siamo tentati dal desiderio di apparire e di contabilizzare i nostri gesti di altruismo, quando siamo troppo interessati allo sguardo altrui e – permettetemi la parola – quando facciamo “i pavoni”, pensiamo a questa donna. Ci farà bene: ci aiuterà a spogliarci del superfluo per andare a ciò che conta veramente, e a rimanere umili.
La Vergine Maria, donna POVERA che si è donata totalmente a Dio, ci sostenga nel proposito di dare al Signore e ai fratelli non qualcosa di noi, ma noi stessi, in una offerta umile e generosa.

B - PENTECOSTE