Mosè parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».
Salmo Responsoriale Dal Sal 14 (15)
R. Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda. Colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie con la sua lingua. R.
Non fa danno al suo prossimo e non lancia insulti al suo vicino. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. R.
Non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l’innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre. R.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Giacomo apostolo Gc 1,17-18.21b-22.27
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Marco Mc 7,1-8.14-15.21-23
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
PAROLE DEL SANTO PADRE Si può fare la pratica tanto antica della Chiesa, ma buona: l’esame di coscienza. Chi di noi, la sera, prima di finire la giornata, rimane da solo, da sola, e si fa la domanda: cosa è accaduto oggi nel mio cuore? Cosa è successo? Che cose sono passate attraverso il mio cuore? Se non lo facciamo, davvero non sappiamo vigilare bene né custodire bene” (Papa Francesco, Santa Marta del 10 ottobre 2014)
FAUSTI - “Il loro cuore è lontano da me”, dice il Signore. Per questo è duro e non capisce il pane. Le Parole di Isaia (29,13), che Gesù rivolge ai farisei, Marco le indirizza alla Chiesa. Ciò che tiene lontane da Dio le persone buone sono “le tradizioni religiose”, staccate dall'amore, loro sorgente. L'uomo, anche se non lo sa, è sempre tradizionalista e abitudinario. Non deve inventare ogni volta atteggiamenti e risposte adeguate. Si affida al consueto, a ciò che già è stato fatto e ha appreso. Vive insomma di memoria. Ma il cristiano rompe con il passato, perchè vive di una novità inaudita : la memoria del Corpo e Sangue del suo Signore, consegnato a lui nel Pane. Questo Mistero di Amore è la “sua” tradizione, che ha ricevuto e , a sua volta, trasmette. In Israele il midollo della tradizione è la legge, data da Dio come cammino alla vita. Essa si sintetizza nel comando di amare Lui e i fratelli. Come si vede, è buona, ma nessuno è in grado di osservarla. Per questo convince tutti di peccato. Così, mostrando il male, invita a rivolgersi al medico che può guarire. Ma l'orgoglioso preferisce difendersi. Trascurando la sostanza, si attacca ad un'osservanza, talora meticolosa, di certi dettagli, per giustificare se stesso e condannare gli altri. In realtà la vera funzione della legge non è mascherare o guarire dal male, ma evidenziarlo e denunciarlo , per farci sentire il bisogno del perdono e della Misericordia. Solo in questo modo conosciamo Dio così com'é e si rivela nel Pane, Amore gratuito che si dona. L'uso della legge e della tradizione come autogiustificazione è insieme effetto e causa della durezza di cuore, che impedisce di riconoscere la realtà di Dio nel Pane. Ma noi riduciamo la realtà di questo dono a un fantasma, perché restiamo in una religiosità formale, che osserva tutte le leggi, fuorchè quella fondamentale di amare. Nessun peccato allontana da Dio e dal Suo Pane quanto la pretesa di una bravura religiosa. “Non avete più nulla a che fare con Cristo , voi che cercate la giustificazione nella legge, siete decaduti dalla Grazia” (Gal 5,4). L'autogiustificazione annulla la giustificazione, togliendoci la vera conoscenza di noi stessi come miseria e di Dio come Misericordia. Ci spinge a fare di tutto, fino a sforzarci di amare, piuttosto che accettare di essere amati gratuitamente e di fidarci di Lui. Così il nostro cuore resta duro, morto e calcificato, sordo e cieco all'Amore e alla Vita. Abbiamo occhi che non vedono e orecchi che non odono. Gesù, con il Suo Pane, non solo diagnostica, ma anche ci guarisce dalla nostra sordità e cecità. Gesù è il Maestro capace di scrivere nel nostro cuor la legge interiore dell'amore. E lo fa mediante la memoria iterata del Suo Pane che ci rivela e dona un Dio che ci ama senza condizioni. Il discepolo mangia questo pane e ne vive, anche se indegno. Fonda la sua vita non sulla propria osservanza della legge, ma sulla Grazia. Deve sempre guardarsi dal legalismo e da tutte le tradizioni che riducono la realtà del Signore a fantasma. Inoltre accetta tutto il creato come buono, e sa che il male procede dal suo cuore di pietra, ancora incapace di amare.
Bianchi – Vivere è Cristo – Nel culto cristiano non si tratta di offrire a Dio – come avveniva con gli dei pagani – doni materiali, ma di offrirgli la Fede, la Lode, l'Adorazione... tutta la propria vita! Non le prestazioni, innanzitutto, ma la vita offerta a Dio ; e se c'è questo sacrificio della vita,, anche tutto ciò che si vive è trascinato nell'offerta.... il vero culto è costituito da un'esistenza cristiana vissuta “in Spirito e Verità” (Gv 4, 23), ossia nello Spirito e in Cristo Gesù... Una sintesi di numerosi passi paolini – si veda in particolare Rom 15,16, dove la predicazione del vangelo è vista come un ministero capace di rendere i destinatari un'oblazione offerta a Dio, si trova nella splendida esortazione di Rom 12,1 : “vi esorto, fratelli, a offrireb i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”; è questo il vero culto secondo la Parola. L'offerta della propria vita è l'unico culto realmente gradito a Dio! Con ciò non si vuole evidentemente negare l'importanza della partecipazione alla liturgia della Chiesa, e massimamente al Sacrificio dell'Eucaristia :è però importante cogliere che il primato è quello di una vita realmente cristiana, in vista della quale i sacramenti sono un mezzo. Per questo nella partecipazione all'Eucaristia è fondamentale comprendere che come Gesù ha consegnato e spezzato la Sua Vita per gli uomini, così ogni cristiano deve donare la propria vita per i fratelli . Solo l'intelligenza del senso ultimo del sacramento può riempire di significato e di contenuto i gesti liturgici evitando che essi si trasformino in una vuota ripetizione di formule e riti.
4 commenti:
Prima Lettura
Dal libro del Deuteronòmio
Dt 4,1-2.6-8
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo.
Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.
Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».
Salmo Responsoriale
Dal Sal 14 (15)
R. Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua. R.
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore. R.
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre. R.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 1,17-18.21b-22.27
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.
Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.
Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,1-8.14-15.21-23
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate
la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
PAROLE DEL SANTO PADRE
Si può fare la pratica tanto antica della Chiesa, ma buona: l’esame di coscienza. Chi di noi, la sera, prima di finire la giornata, rimane da solo, da sola, e si fa la domanda: cosa è accaduto oggi nel mio cuore? Cosa è successo? Che cose sono passate attraverso il mio cuore? Se non lo facciamo, davvero non sappiamo vigilare bene né custodire bene” (Papa Francesco, Santa Marta del 10 ottobre 2014)
FAUSTI - “Il loro cuore è lontano da me”, dice il Signore. Per questo è duro e non capisce il pane. Le Parole di Isaia (29,13), che Gesù rivolge ai farisei, Marco le indirizza alla Chiesa.
Ciò che tiene lontane da Dio le persone buone sono “le tradizioni religiose”, staccate dall'amore, loro sorgente.
L'uomo, anche se non lo sa, è sempre tradizionalista e abitudinario. Non deve inventare ogni volta atteggiamenti e risposte adeguate. Si affida al consueto, a ciò che già è stato fatto e ha appreso.
Vive insomma di memoria.
Ma il cristiano rompe con il passato, perchè vive di una novità inaudita : la memoria del Corpo e Sangue del suo Signore, consegnato a lui nel Pane.
Questo Mistero di Amore è la “sua” tradizione, che ha ricevuto e , a sua volta, trasmette.
In Israele il midollo della tradizione è la legge, data da Dio come cammino alla vita.
Essa si sintetizza nel comando di amare Lui e i fratelli.
Come si vede, è buona, ma nessuno è in grado di osservarla.
Per questo convince tutti di peccato. Così, mostrando il male, invita a rivolgersi al medico che può guarire.
Ma l'orgoglioso preferisce difendersi. Trascurando la sostanza, si attacca ad un'osservanza, talora meticolosa, di certi dettagli, per giustificare se stesso e condannare gli altri.
In realtà la vera funzione della legge non è mascherare o guarire dal male, ma evidenziarlo e denunciarlo , per farci sentire il bisogno del perdono e della Misericordia.
Solo in questo modo conosciamo Dio così com'é e si rivela nel Pane, Amore gratuito che si dona.
L'uso della legge e della tradizione come autogiustificazione è insieme effetto e causa della durezza di cuore, che impedisce di riconoscere la realtà di Dio nel Pane.
Ma noi riduciamo la realtà di questo dono a un fantasma, perché restiamo in una religiosità formale, che osserva tutte le leggi, fuorchè quella fondamentale di amare.
Nessun peccato allontana da Dio e dal Suo Pane quanto la pretesa di una bravura religiosa.
“Non avete più nulla a che fare con Cristo , voi che cercate la giustificazione nella legge, siete decaduti dalla Grazia” (Gal 5,4).
L'autogiustificazione annulla la giustificazione, togliendoci la vera conoscenza di noi stessi come miseria e di Dio come Misericordia. Ci spinge a fare di tutto, fino a sforzarci di amare, piuttosto che accettare di essere amati gratuitamente e di fidarci di Lui.
Così il nostro cuore resta duro, morto e calcificato, sordo e cieco all'Amore e alla Vita.
Abbiamo occhi che non vedono e orecchi che non odono.
Gesù, con il Suo Pane, non solo diagnostica, ma anche ci guarisce dalla nostra sordità e cecità.
Gesù è il Maestro capace di scrivere nel nostro cuor la legge interiore dell'amore.
E lo fa mediante la memoria iterata del Suo Pane che ci rivela e dona un Dio che ci ama senza condizioni.
Il discepolo mangia questo pane e ne vive, anche se indegno.
Fonda la sua vita non sulla propria osservanza della legge, ma sulla Grazia.
Deve sempre guardarsi dal legalismo e da tutte le tradizioni che riducono la realtà del Signore a fantasma.
Inoltre accetta tutto il creato come buono, e sa che il male procede dal suo cuore di pietra, ancora incapace di amare.
Bianchi – Vivere è Cristo – Nel culto cristiano non si tratta di offrire a Dio – come avveniva con gli dei pagani – doni materiali, ma di offrirgli la Fede, la Lode, l'Adorazione... tutta la propria vita! Non le prestazioni, innanzitutto, ma la vita offerta a Dio ; e se c'è questo sacrificio della vita,, anche tutto ciò che si vive è trascinato nell'offerta.... il vero culto è costituito da un'esistenza cristiana vissuta “in Spirito e Verità” (Gv 4, 23), ossia nello Spirito e in Cristo Gesù...
Una sintesi di numerosi passi paolini – si veda in particolare Rom 15,16, dove la predicazione del vangelo è vista come un ministero capace di rendere i destinatari un'oblazione offerta a Dio, si trova nella splendida esortazione di Rom 12,1 : “vi esorto, fratelli, a offrireb i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”; è questo il vero culto secondo la Parola. L'offerta della propria vita è l'unico culto realmente gradito a Dio!
Con ciò non si vuole evidentemente negare l'importanza della partecipazione alla liturgia della Chiesa, e massimamente al Sacrificio dell'Eucaristia :è però importante cogliere che il primato è quello di una vita realmente cristiana, in vista della quale i sacramenti sono un mezzo.
Per questo nella partecipazione all'Eucaristia è fondamentale comprendere che come Gesù ha consegnato e spezzato la Sua Vita per gli uomini, così ogni cristiano deve donare la propria vita per i fratelli . Solo l'intelligenza del senso ultimo del sacramento può riempire di significato e di contenuto i gesti liturgici evitando che essi si trasformino in una vuota ripetizione di formule e riti.
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