MAGNIFICAT (Inno) KAROL WOJTYLA -POESIE ...Esalta, anima mia, il Signore,per un silenzioso presagio, per la primavera echeggiante di gotica nostalgia, per l'ardente giovinezza – il calice inebriante del vino, per l'autunno che ha sembianza di stoppie tristi e di erica.
EsaltaLo per la poesia – per la gioia e il dolore! Gioia di dominare la terra, il cielo e l'oro, perché nelle parole s'incarna la delizia e l'ardore delle generazioni, perché Tu cogli questa maturità che Ti si stende davanti.
Dolore – la tristezza serale dell'indicibile quando la Bellezza ci avvolge in un'onda d'estasi, Dio si china sull'arpa – ma sulla distesa rocciosa il raggio si spezza – manca forza alle parole,
mancano le parole. E mi sento un angelo caduto - una statua sul pietrame – sul piedistallo di marmo; ma tu alitasti nostalgia nella statua e nello slancio delle braccia, così si solleva e anela - uno di questi angeli io sono.
E ancora Ti esalto perché Tu sei l'approdo, la ricompensa d'ogni canto – il giorno del sacro pensiero - e la gioia echeggiante dell'inno materno, il silenzioso compimento della parola – Sei il Culmine, Elì!
Sii lodato , Padre, per la tristezza dell'angelo, per la lotta tra canto e menzogna, il combattimento ispirato dell'anima -
Tu annulla in noi l'amore per la parola e spezza la forma che, come un uomo vano , si gonfia.
Cammino sui Tuoi sentieri, io, un trovatore slavo - suono durante i sobótki per pastori e ragazze tra le greggi, ma il canto orante, il canto immenso come la terra lo getto al piede del trono di quercia, a Te Unico.
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MAGNIFICAT (Inno) KAROL WOJTYLA -POESIE
...Esalta, anima mia, il Signore,per un silenzioso presagio,
per la primavera echeggiante di gotica nostalgia,
per l'ardente giovinezza – il calice inebriante del vino,
per l'autunno che ha sembianza di stoppie tristi e di erica.
EsaltaLo per la poesia – per la gioia e il dolore!
Gioia di dominare la terra, il cielo e l'oro,
perché nelle parole s'incarna la delizia e l'ardore
delle generazioni,
perché Tu cogli questa maturità che Ti si stende davanti.
Dolore – la tristezza serale dell'indicibile
quando la Bellezza ci avvolge in un'onda d'estasi,
Dio si china sull'arpa – ma sulla distesa rocciosa
il raggio si spezza – manca forza alle parole,
mancano le parole. E mi sento un angelo caduto -
una statua sul pietrame – sul piedistallo di marmo;
ma tu alitasti nostalgia nella statua e nello slancio
delle braccia,
così si solleva e anela - uno di questi angeli io sono.
E ancora Ti esalto perché Tu sei l'approdo,
la ricompensa d'ogni canto – il giorno del sacro pensiero -
e la gioia echeggiante dell'inno materno,
il silenzioso compimento della parola – Sei il Culmine, Elì!
Sii lodato , Padre, per la tristezza dell'angelo,
per la lotta tra canto e menzogna, il combattimento ispirato
dell'anima -
Tu annulla in noi l'amore per la parola
e spezza la forma che, come un uomo vano , si gonfia.
Cammino sui Tuoi sentieri, io, un trovatore slavo -
suono durante i sobótki per pastori e ragazze tra le greggi,
ma il canto orante, il canto immenso come la terra
lo getto al piede del trono di quercia, a Te Unico.
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