Non abbandonarmi, Signore, mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, o Signore, mia salvezza. (Sal 37,22-23)
Si dice il Gloria.
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi.
O Padre, tu sei l’unico Signore e non c’è altro dio all’infuori di te: donaci la grazia dell’ascolto, perché i cuori, i sensi e le menti si aprano al comandamento dell’amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Dal libro del Deuteronòmio Dt 6,2-6
Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 17 (18)
R. Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore. R.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo. Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici. R.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia, sia esaltato il Dio della mia salvezza. Egli concede al suo re grandi vittorie, si mostra fedele al suo consacrato. R.
Seconda Lettura Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
Dalla lettera agli Ebrei Eb 7,23-28
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)
Alleluia.
Vangelo Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 12,28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Nella Liturgia di oggi, il Vangelo racconta di uno scriba che si avvicina a Gesù e gli domanda: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» (Mc 12,28). Gesù risponde citando la Scrittura e afferma che il primo comandamento è amare Dio; da questo poi, per naturale conseguenza, deriva il secondo: amare il prossimo come sé stessi (cfr vv. 29-31). Udita questa risposta, lo scriba non soltanto la riconosce giusta ma nel farlo, nel riconoscerla giusta, ripete quasi le stesse parole dette da Gesù: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici» (vv. 32-33).
Possiamo domandarci: Perché, nel dare il suo assenso, quello scriba sente il bisogno di ridire le stesse parole di Gesù? Questa ripetizione pare tanto più sorprendente se pensiamo che siamo nel Vangelo di Marco, il quale ha uno stile molto conciso. Che senso ha allora questa ripetizione? Questa ripetizione è un insegnamento, per noi tutti che ascoltiamo. Perché la Parola del Signore non può essere ricevuta come una qualsiasi notizia di cronaca. La Parola del Signore va ripetuta, fatta propria, custodita. La tradizione monastica, dei monaci, usa un termine audace ma molto concreto. Dice così: la Parola di Dio va “ruminata”. “Ruminare” la Parola di Dio. Possiamo dire che è così nutriente che deve raggiungere ogni ambito della vita: coinvolgere, come dice Gesù oggi, tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente, tutta la forza (cfr v. 30). La Parola di Dio deve risuonare, echeggiare, e riecheggiare dentro di noi. Quando c’è quest’eco interiore che si ripete, significa che il Signore abita il cuore. E dice a noi, come a quel bravo scriba del Vangelo: «Non sei lontano dal regno di Dio» (v. 34).
Cari fratelli e sorelle, il Signore non cerca tanto degli abili commentatori delle Scritture, cerca cuori docili che, accogliendo la sua Parola, si lasciano cambiare dentro. Ecco perché è così importante familiarizzare con il Vangelo, averlo sempre a portata di mano – anche un piccolo Vangelo in tasca, nella borsa per leggerlo e rileggerlo, appassionarsene. Quando lo facciamo, Gesù, Parola del Padre, ci entra nel cuore, diventa intimo a noi e noi portiamo frutto in Lui. Prendiamo ad esempio il Vangelo di oggi: non basta leggerlo e capire che bisogna amare Dio e il prossimo. È necessario che questo comandamento, che è il “grande comandamento”, risuoni in noi, venga assimilato, diventi voce della nostra coscienza. Allora non rimane lettera morta, nel cassetto del cuore, perché lo Spirito Santo fa germogliare in noi il seme di quella Parola. E la Parola di Dio opera, è sempre in movimento, è viva ed efficace (cfr Eb 4,12). Così ognuno di noi può diventare una “traduzione” vivente, diversa e originale. Non una ripetizione, ma una “traduzione” vivente, diversa e originale, dell’unica Parola di amore che Dio ci dona. Questo lo vediamo nella vita dei Santi per esempio: nessuno è uguale all’altro, sono tutti diversi, ma tutti con la stessa Parola di Dio.
Oggi, dunque, prendiamo esempio da questo scriba. Ripetiamo le parole di Gesù, facciamole risuonare in noi: “Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza e il prossimo come me stesso”. E chiediamoci: questo comandamento, orienta davvero la mia vita? Questo comandamento trova riscontro nelle mie giornate? Ci farà bene stasera, prima di addormentarci, fare l’esame di coscienza su questa Parola, vedere se oggi abbiamo amato il Signore e abbiamo donato un po’ di bene a chi ci è capitato di incontrare. Che ogni incontro sia dare un po’ di bene, un po’ di amore, che viene da questa Parola. La Vergine Maria, nella quale la Parola di Dio si è fatta carne, ci insegni ad accogliere nel cuore le parole vive del Vangelo.
BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 4 novembre 2012 Il Vangelo di questa domenica (Mc 12,28-34) ci ripropone l’insegnamento di GESÙ sul più grande comandamento: il comandamento dell’AMORE, che è duplice:amare Dio e amare il prossimo. I Santi, cheabbiamo da poco celebrato tutti insieme in un’unica festa solenne, sono proprio coloro che, confidando nella grazia di Dio, cercano di vivere secondo questa legge fondamentale. In effetti, il comandamento dell’AMORE lo può mettere in pratica pienamente chi vive in una relazione profonda con Dio, proprio come il bambino diventa capace di amare a partire da una buona relazione con la madre e il padre. San Giovanni d’Avila, che ho da poco proclamato Dottore della CHIESA, così scrive all’inizio del suo Trattato dell’AMORE di DIO: «La causa - dice - che maggiormente spinge il nostro CUORE all’AMORE di DIO è considerare profondamente l’AMORE che Egli ha avuto per noi… Questo, più dei benefici, spinge il CUORE ad amare; perché colui che rende ad un altro un beneficio, gli dà qualcosa che possiede; ma colui che ama, dà se stesso con tutto ciò che ha, senza che gli resti altro da dare» (n. 1). Prima di essere un comando - l’AMORE non è un comando - è un dono, una realtà che Dio ci fa conoscere e sperimentare, così che, come un seme, possa germogliare anche dentro di noi e svilupparsi nella nostra vita. Se l’AMORE di DIO ha messo radici profonde in una persona, questa è in grado di amare anche chi non lo merita, come appunto fa Dio verso di noi. Il padre e la madre non amano i figli solo quando lo meritano: li amano sempre, anche se naturalmente fanno loro capire quando sbagliano. Da Dio noi impariamo a volere sempre e solo il bene e mai il male. Impariamo a guardare l’altro non solamente con i nostri occhi, ma con lo sguardo di Dio, che è lo sguardo di GESÙ CRISTO. Uno sguardo che parte dal CUORE e non si ferma alla superficie, va al di là delle apparenze e riesce a cogliere le attese profonde dell’altro: attese di essere ascoltato, di un’attenzione gratuita; in una parola: di AMORE. Ma si verifica anche il percorso inverso: che aprendomi all’altro così com’è, andandogli incontro, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere Dio, a sentire che Egli c’è ed è buono. AMORE di DIO e AMORE del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco. GESÙ non ha inventato né l’uno né l’altro, ma ha rivelato che essi sono, in fondo, un unico comandamento, e lo ha fatto non solo con la parola, ma soprattutto con la sua testimonianza: la Persona stessa di GESÙ e tutto il suo mistero incarnano l’unità dell’AMORE di DIO e del prossimo, come i due bracci della Croce, verticale e orizzontale. Nell’Eucaristia Egli ci dona questo duplice AMORE, donandoci Se stesso, perché, nutriti di questo Pane, ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amato. Cari amici, per intercessione della Vergine Maria, preghiamo affinché ogni cristiano sappia mostrare la sua FEDE nell’unico vero Dio con una limpida testimonianza di AMORE verso il prossimo.
FAUSTI - “Ascolta, Israele!” Gesù richiama lo “Shema” (Dt 6,4) da recitarsi nella preghiera del mattino e della sera. Infatti è possibile amarlo solo nella misura in cui conosciamo il Suo Amore per noi, incredibile per chi non ascolta la Parola che lo rivela. ”Amerai il Signore tuo Dio ”Egli ci ha creati e salvati, mostrandosi unico Signore e Signore nostro. ”Con tutto il tuo cuore, la tua vita, la tua mente, la tua forza” Se non ce l'avesse comandato, non avremmo mai osato. Fa tenerezza un Dio che chiede :”Ascolta, per favore! Voglimi bene, perchè io sono innamorato di te. Anzi siccome non mi credi, te lo comando : amami!”. L'amore o trova o rende simili. Il Suo Amore per me l'ha fatto uomo, il mio per Lui mi fa Dio. Amare significa lodare, riverire, servire. Lodare, il contrario di invidiare, è gioire del bene dell'amato ; riverire è rispettarlo, e tenerne conto per timore di perderlo ; servire è mettergli a disposizione ciò che si ha, ciò che si fa e ciò che si è. Impariamo cos'è l'amore dal Signore stesso, che ha gioito del bene nostro più che del Suo, ha stimato noi più di Sé, e ha posto la propria Vita a nostro servizio. Questo comando ci fa capire chi è Lui, è Colui che è da amare perhè è l'Amore. Se amare è il fine per cui siamo creati, il nostro peccato o fallimento è il non esserne capaci. Dio accetta di non essere amato, ma non di essere secondo. Non sarebbe Dio. Lui è il polo unico,in base a cui oriento ogni mia scelta; è l'Assoluto che non voglio perdere, il primo e l'unico, il mio Signore. Nessun altro desidero all'infuori di Lui, che Solo sazia la mia fame. Lui è il Signore di ciò che sono e di ciò che faccio vale più della mia vita, che metto a Suo servizio, come Lui ha fatto con me. L'amore è intelligente: ama conoscere per amare di più. L'intelligenza è come l'occhio del cuore. Non si può amare ciò che non si vede, come non si può non cercare di vedere chi si ama! Tutto ciò che ho , qualità personali e mezzi esterni,è da usare tutto quanto ad amare Lui. Amandolo così , mi realizzo pienamente, diventando simile a Lui, che è tutto e solo Amore in sé e per me . Il secondo è questo :”Amerai il prossimo tuo come te stesso” L'amore per l'uomo non è in alternativa a quello per Dio. Ne scaturisce come l'acqua dalla fonte. Per questo è secondo. Non perchè sia secondario, ma perché ogni amore deriva e scende dall'alto. Chi lo pone come primo scambia il rubinetto con la sorgente. E, se si stacca da questa, rimane senz'acqua. Il prossimo non va amato in modo assoluto, sarebbe farne un Dio, mentre è un uomo. Lo si carica di un peso che non può portare, e lo si distrugge. In genere lo si butta via, con delusione e odio, quando ci si accorge che è limitato. L'altro devo amarlo come me stesso, cioè come uno che realizza sé amando Dio. Quindi lo amo in verità solo se lo aiuto a diventare se stesso, raggiungendo il fine per cui è stato creato, che è appunto quello di amare Dio sopra ogni cosa. Ogni uomo è persona libera proprio perchè è in relazione diretta e unica con Dio. Per questo un amore possessivo – diretto ed esclusivo – schiavizza e uccide, mentre l'amore vero libera e dà vita. “Altro Comandamento non c'è più grande di questi” “Pieno compimento della legge è l'amore” (Rom 13,10). Ogni altro comando ha in questo il suo senso, e ne è un' espressione. Ciò che non viene dall'amore, e non porta ad esso, non è Volontà di Dio.
4 commenti:
Antifona
Non abbandonarmi, Signore, mio Dio,
da me non stare lontano;
vieni presto in mio aiuto,
o Signore, mia salvezza. (Sal 37,22-23)
Si dice il Gloria.
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
tu solo puoi dare ai tuoi fedeli
il dono di servirti in modo lodevole e degno;
fa’ che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi.
O Padre, tu sei l’unico Signore
e non c’è altro dio all’infuori di te:
donaci la grazia dell’ascolto,
perché i cuori, i sensi e le menti
si aprano al comandamento dell’amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura
Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Dal libro del Deuteronòmio
Dt 6,2-6
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 17 (18)
R. Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore. R.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. R.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato. R.
Seconda Lettura
Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 7,23-28
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.
La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)
Alleluia.
Vangelo
Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO
ANGELUS 31 ottobre 2021
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nella Liturgia di oggi, il Vangelo racconta di uno scriba che si avvicina a Gesù e gli domanda: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» (Mc 12,28). Gesù risponde citando la Scrittura e afferma che il primo comandamento è amare Dio; da questo poi, per naturale conseguenza, deriva il secondo: amare il prossimo come sé stessi (cfr vv. 29-31). Udita questa risposta, lo scriba non soltanto la riconosce giusta ma nel farlo, nel riconoscerla giusta, ripete quasi le stesse parole dette da Gesù: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici» (vv. 32-33).
Possiamo domandarci: Perché, nel dare il suo assenso, quello scriba sente il bisogno di ridire le stesse parole di Gesù? Questa ripetizione pare tanto più sorprendente se pensiamo che siamo nel Vangelo di Marco, il quale ha uno stile molto conciso. Che senso ha allora questa ripetizione? Questa ripetizione è un insegnamento, per noi tutti che ascoltiamo. Perché la Parola del Signore non può essere ricevuta come una qualsiasi notizia di cronaca. La Parola del Signore va ripetuta, fatta propria, custodita. La tradizione monastica, dei monaci, usa un termine audace ma molto concreto. Dice così: la Parola di Dio va “ruminata”. “Ruminare” la Parola di Dio. Possiamo dire che è così nutriente che deve raggiungere ogni ambito della vita: coinvolgere, come dice Gesù oggi, tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente, tutta la forza (cfr v. 30). La Parola di Dio deve risuonare, echeggiare, e riecheggiare dentro di noi. Quando c’è quest’eco interiore che si ripete, significa che il Signore abita il cuore. E dice a noi, come a quel bravo scriba del Vangelo: «Non sei lontano dal regno di Dio» (v. 34).
Cari fratelli e sorelle, il Signore non cerca tanto degli abili commentatori delle Scritture, cerca cuori docili che, accogliendo la sua Parola, si lasciano cambiare dentro. Ecco perché è così importante familiarizzare con il Vangelo, averlo sempre a portata di mano – anche un piccolo Vangelo in tasca, nella borsa per leggerlo e rileggerlo, appassionarsene. Quando lo facciamo, Gesù, Parola del Padre, ci entra nel cuore, diventa intimo a noi e noi portiamo frutto in Lui. Prendiamo ad esempio il Vangelo di oggi: non basta leggerlo e capire che bisogna amare Dio e il prossimo. È necessario che questo comandamento, che è il “grande comandamento”, risuoni in noi, venga assimilato, diventi voce della nostra coscienza. Allora non rimane lettera morta, nel cassetto del cuore, perché lo Spirito Santo fa germogliare in noi il seme di quella Parola. E la Parola di Dio opera, è sempre in movimento, è viva ed efficace (cfr Eb 4,12). Così ognuno di noi può diventare una “traduzione” vivente, diversa e originale. Non una ripetizione, ma una “traduzione” vivente, diversa e originale, dell’unica Parola di amore che Dio ci dona. Questo lo vediamo nella vita dei Santi per esempio: nessuno è uguale all’altro, sono tutti diversi, ma tutti con la stessa Parola di Dio.
Oggi, dunque, prendiamo esempio da questo scriba. Ripetiamo le parole di Gesù, facciamole risuonare in noi: “Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza e il prossimo come me stesso”. E chiediamoci: questo comandamento, orienta davvero la mia vita? Questo comandamento trova riscontro nelle mie giornate? Ci farà bene stasera, prima di addormentarci, fare l’esame di coscienza su questa Parola, vedere se oggi abbiamo amato il Signore e abbiamo donato un po’ di bene a chi ci è capitato di incontrare. Che ogni incontro sia dare un po’ di bene, un po’ di amore, che viene da questa Parola. La Vergine Maria, nella quale la Parola di Dio si è fatta carne, ci insegni ad accogliere nel cuore le parole vive del Vangelo.
BENEDETTO XVI - ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 4 novembre 2012
Il Vangelo di questa domenica (Mc 12,28-34) ci ripropone l’insegnamento di GESÙ sul più grande comandamento: il comandamento dell’AMORE, che è duplice:amare Dio e amare il prossimo.
I Santi, cheabbiamo da poco celebrato tutti insieme in un’unica festa solenne, sono proprio coloro che, confidando nella grazia di Dio, cercano di vivere secondo questa legge fondamentale. In effetti, il comandamento
dell’AMORE lo può mettere in pratica pienamente chi vive in una relazione profonda con Dio, proprio come il bambino diventa capace di amare a partire da una buona relazione con la madre e il padre.
San Giovanni d’Avila, che ho da poco proclamato Dottore della CHIESA, così scrive all’inizio del suo Trattato dell’AMORE di DIO: «La causa - dice - che maggiormente spinge il nostro CUORE all’AMORE di DIO è
considerare profondamente l’AMORE che Egli ha avuto per noi… Questo, più dei benefici, spinge il CUORE ad amare; perché colui che rende ad un altro un beneficio, gli dà qualcosa che possiede; ma colui
che ama, dà se stesso con tutto ciò che ha, senza che gli resti altro da dare» (n. 1). Prima di essere un
comando - l’AMORE non è un comando - è un dono, una realtà che Dio ci fa conoscere e sperimentare, così
che, come un seme, possa germogliare anche dentro di noi e svilupparsi nella nostra vita.
Se l’AMORE di DIO ha messo radici profonde in una persona, questa è in grado di amare anche chi non lo
merita, come appunto fa Dio verso di noi. Il padre e la madre non amano i figli solo quando lo meritano:
li amano sempre, anche se naturalmente fanno loro capire quando sbagliano. Da Dio noi impariamo a volere sempre e solo il bene e mai il male. Impariamo a guardare l’altro non solamente con i nostri occhi, ma con lo
sguardo di Dio, che è lo sguardo di GESÙ CRISTO. Uno sguardo che parte dal CUORE e non si ferma alla superficie, va al di là delle apparenze e riesce a cogliere le attese profonde dell’altro: attese di essere ascoltato, di un’attenzione gratuita; in una parola: di AMORE. Ma si verifica anche il percorso inverso: che aprendomi all’altro così com’è, andandogli incontro, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere
Dio, a sentire che Egli c’è ed è buono. AMORE di DIO e AMORE del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco. GESÙ non ha inventato né l’uno né l’altro, ma ha rivelato che essi sono, in fondo, un unico comandamento, e lo ha fatto non solo con la parola, ma soprattutto con la sua testimonianza: la Persona stessa di GESÙ e tutto il suo mistero incarnano l’unità dell’AMORE di DIO e del prossimo, come i
due bracci della Croce, verticale e orizzontale. Nell’Eucaristia Egli ci dona questo duplice AMORE, donandoci Se stesso, perché, nutriti di questo Pane, ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amato.
Cari amici, per intercessione della Vergine Maria, preghiamo affinché ogni cristiano sappia mostrare la sua
FEDE nell’unico vero Dio con una limpida testimonianza di AMORE verso il prossimo.
FAUSTI - “Ascolta, Israele!” Gesù richiama lo “Shema” (Dt 6,4) da recitarsi nella preghiera del mattino e della sera. Infatti è possibile amarlo solo nella misura in cui conosciamo il Suo Amore per noi, incredibile per chi non ascolta la Parola che lo rivela. ”Amerai il Signore tuo Dio ”Egli ci ha creati e salvati, mostrandosi unico Signore e Signore nostro.
”Con tutto il tuo cuore, la tua vita, la tua mente, la tua forza”
Se non ce l'avesse comandato, non avremmo mai osato. Fa tenerezza un Dio che chiede :”Ascolta, per favore! Voglimi bene, perchè io sono innamorato di te. Anzi siccome non mi credi, te lo comando : amami!”. L'amore o trova o rende simili. Il Suo Amore per me l'ha fatto uomo, il mio per Lui mi fa Dio. Amare significa lodare, riverire, servire.
Lodare, il contrario di invidiare, è gioire del bene dell'amato ; riverire è rispettarlo, e tenerne conto per timore di perderlo ; servire è mettergli a disposizione ciò che si ha, ciò che si fa e ciò che si è.
Impariamo cos'è l'amore dal Signore stesso, che ha gioito del bene nostro più che del Suo, ha stimato noi più di Sé, e ha posto la propria Vita a nostro servizio.
Questo comando ci fa capire chi è Lui, è Colui che è da amare perhè è l'Amore.
Se amare è il fine per cui siamo creati, il nostro peccato o fallimento è il non esserne capaci.
Dio accetta di non essere amato, ma non di essere secondo. Non sarebbe Dio.
Lui è il polo unico,in base a cui oriento ogni mia scelta; è l'Assoluto che non voglio perdere, il primo e l'unico, il mio Signore.
Nessun altro desidero all'infuori di Lui, che Solo sazia la mia fame.
Lui è il Signore di ciò che sono e di ciò che faccio vale più della mia vita, che metto a Suo servizio, come Lui ha fatto con me.
L'amore è intelligente: ama conoscere per amare di più. L'intelligenza è come l'occhio del cuore.
Non si può amare ciò che non si vede, come non si può non cercare di vedere chi si ama!
Tutto ciò che ho , qualità personali e mezzi esterni,è da usare tutto quanto ad amare Lui.
Amandolo così , mi realizzo pienamente, diventando simile a Lui, che è tutto e solo Amore in sé e per me .
Il secondo è questo :”Amerai il prossimo tuo come te stesso” L'amore per l'uomo non è in alternativa a quello per Dio. Ne scaturisce come l'acqua dalla fonte.
Per questo è secondo. Non perchè sia secondario, ma perché ogni amore deriva e scende dall'alto.
Chi lo pone come primo scambia il rubinetto con la sorgente. E, se si stacca da questa, rimane senz'acqua.
Il prossimo non va amato in modo assoluto, sarebbe farne un Dio, mentre è un uomo.
Lo si carica di un peso che non può portare, e lo si distrugge. In genere lo si butta via, con delusione e odio, quando ci si accorge che è limitato.
L'altro devo amarlo come me stesso, cioè come uno che realizza sé amando Dio.
Quindi lo amo in verità solo se lo aiuto a diventare se stesso, raggiungendo il fine per cui è stato creato, che è appunto quello di amare Dio sopra ogni cosa.
Ogni uomo è persona libera proprio perchè è in relazione diretta e unica con Dio.
Per questo un amore possessivo – diretto ed esclusivo – schiavizza e uccide, mentre l'amore vero libera e dà vita.
“Altro Comandamento non c'è più grande di questi” “Pieno compimento della legge è l'amore” (Rom 13,10). Ogni altro comando ha in questo il suo senso, e ne è un' espressione.
Ciò che non viene dall'amore, e non porta ad esso, non è Volontà di Dio.
Posta un commento