Dio sta nella sua santa dimora: a chi è solo fa abitare una casa; dà forza e vigore al suo popolo. (Sal 67,6.7.36) Gloria.
O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Credo.
Prima Lettura Ne mangeranno e ne faranno avanzare.
Dal secondo libro dei Re 2Re 4,42-44
In quei giorni, da Baal-Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”». Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 144 (145)
R. Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. R.
Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno. Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente. R.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità. R.
Seconda Lettura Un solo corpo, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 4,1-6
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. (Lc 7,16)
Alleluia.
Vangelo Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,1-15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Il Vangelo della Liturgia di questa domenica narra il celebre episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con cui Gesù sfama circa cinquemila persone venute ad ascoltarlo (cfr Gv 6,1-15). È interessante vedere come avviene questo prodigio: Gesù non crea i pani e i pesci dal nulla, no, ma opera a partire da quello che gli portano i discepoli. Uno di loro dice: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (v. 9). È poco, è niente, ma a Gesù basta.
Proviamo ora a metterci al posto di quel ragazzo. I discepoli gli chiedono di condividere tutto quello che ha da mangiare. Sembra una proposta insensata, anzi, ingiusta. Perché privare una persona, per lo più un ragazzo, di quello che si è portato da casa e ha il diritto di tenere per sé? Perché togliere a uno ciò che comunque non basta a sfamare tutti? Umanamente è illogico. Ma per Dio no. Anzi, proprio grazie a quel piccolo dono gratuito, e perciò eroico, Gesù può sfamare tutti. È un grande insegnamento per noi. Ci dice che il Signore può fare molto con il poco che gli mettiamo a disposizione. Sarebbe bello chiederci ogni giorno: “Oggi che cosa porto a Gesù?”. Lui può fare molto con una nostra preghiera, con un nostro gesto di carità per gli altri, persino con una nostra miseria consegnata alla sua misericordia. Le nostre piccolezze a Gesù, e Lui fa dei miracoli. Dio ama agire così: fa cose grandi a partire da quelle piccole, da quelle gratuite.
Tutti i grandi protagonisti della Bibbia – da Abramo a Maria fino al ragazzo di oggi – mostrano questa logica della piccolezza e del dono. La logica del dono è tanto diversa dalla nostra. Noi cerchiamo di accumulare e di aumentare quel che abbiamo; Gesù invece chiede di donare, di diminuire. Noi amiamo aggiungere, ci piacciono le addizioni; a Gesù piacciono le sottrazioni, il togliere qualcosa per darlo agli altri. Noi vogliamo moltiplicare per noi; Gesù apprezza quando dividiamo con gli altri, quando condividiamo. È curioso che nei racconti della moltiplicazione dei pani presenti nei Vangeli non compare mai il verbo “moltiplicare”. Anzi, i verbi utilizzati sono di segno opposto: “spezzare”, “dare”, “distribuire” (cfr v. 11; Mt 14,19; Mc 6,41; Lc 9,16). Ma non si usa il verbo “moltiplicare”. Il vero miracolo, dice Gesù, non è la moltiplicazione che produce vanto e potere, ma la divisione, la condivisione, che accresce l’amore e permette a Dio di compiere prodigi. Proviamo a condividere di più, proviamo questa strada che Gesù ci insegna.
Anche oggi il moltiplicarsi dei beni non risolve i problemi senza una giusta condivisione. Viene alla mente la tragedia della fame, che riguarda in particolare i più piccoli. È stato calcolato – ufficialmente – che ogni giorno nel mondo circa settemila bambini sotto i cinque anni muoiono per motivi legati alla malnutrizione, perché non hanno il necessario per vivere. Di fronte a scandali come questi Gesù rivolge anche a noi un invito, un invito simile a quello che probabilmente ricevette il ragazzo del Vangelo, che non ha nome e nel quale possiamo vederci tutti noi: “Coraggio, dona il poco che hai, i tuoi talenti, e i tuoi beni, mettili a disposizione di Gesù e dei fratelli. Non temere, nulla andrà perso, perché, se condividi, Dio moltiplica. Scaccia la falsa modestia di sentirti inadeguato, fidati. Credi nell’amore, credi nel potere del servizio, credi nella forza della gratuità”.
La Vergine Maria, che ha risposto “sì” all’inaudita proposta di Dio, ci aiuti ad aprire il cuore agli inviti del Signore e ai bisogni degli altri.
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - Castel Gandolfo, 29 luglio 1979 “Dove possiamo comprare il PANE perché costoro abbiano da mangiare?”. Dinanzi alla folla, che lo ha seguito dalle rive del mare di Galilea fin verso la montagna per ascoltare la sua parola, Gesù dà inizio, con questa domanda, al miracolo della moltiplicazione dei pani, che costituisce il significativo preludio al lungo discorso, nel quale si rivela al mondo come il vero PANE della vita disceso dal cielo (cf.Gv 6,41). 1. Abbiamo ascoltato il racconto evangelico: con cinque pani d’orzo e con due pesci, messi a disposizione da un ragazzo, Gesù sfama circa cinquemila uomini. Ma questi, non comprendendo la profondità del “segno” in cui sono stati coinvolti, sono convinti di aver trovato finalmente il Re-Messia, che risolverà i problemi politici ed economici della loro Nazione. Di fronte a tale ottuso fraintendimento della sua missione, Gesù si ritira, tutto solo, sulla montagna. Anche noi, Sorelle e Fratelli carissimi, abbiamo seguito Gesù e continuiamo a seguirlo. Ma possiamo e dobbiamo chiederci: con quale atteggiamento interiore? Con quello autentico della fede, che Gesù attendeva dagli Apostoli e dalla folla sfamata, oppure con un atteggiamento di incomprensione? Gesù si presentava in quella occasione come, anzi più di Mosè, che nel deserto aveva sfamato il popolo israelita durante l’esodo; si presentava come, anzi più di ELISEO, che con venti pani d’orzo e di farro aveva dato da mangiare a cento persone. Gesù si manifestava, e si manifesta oggi a noi, come Colui che è capace di saziare per sempre la FAME del nostro cuore: “Io sono il PANE della vita; chi viene a me non avrà più FAME e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,33). E l’UOMO, specialmente quello contemporaneo, ha tanta FAME: FAME di verità, di giustizia, di amore, di pace, di bellezza; ma, soprattutto, FAME di Dio. “Noi dobbiamo essere affamati di Dio!” esclama Sant’Agostino (“FAMELICI Dei esse debemus” (S. Agostino, Enarrat. in Ps. 146, 17: PL 37,1895ss.). È lui, il Padre celeste, che ci dona il vero PANE! 2. Questo PANE, di cui abbiamo BISOGNO, è anzitutto il Cristo, il quale si dona a noi nei segni sacramentali dell’Eucaristia, e ci fa sentire, in ogni Messa, le parole dell’ultima Cena: “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Col sacramento del PANE eucaristico – afferma il Concilio Vaticano II – “viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo Corpo in Cristo (cf. 1Cor 10,17). Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo che è luce del mondo; da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti” (Lumen Gentium, 3). Il PANE di cui abbiamo BISOGNO è, inoltre, la parola di Dio, perché “non di solo PANE vivrà l’UOMO, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Mt 4,4; cf.Dt 8,3). Indubbiamente, anche gli uomini possono esprimere e pronunciare parole di alto valore. Ma la storia ci mostra come le parole degli uomini siano talvolta insufficienti, ambigue, deludenti, tendenziose; mentre la Parola di Dio è piena di verità (cf.2Sam 7,28;1Cor 15,26); è retta (Sal 33,4); è stabile e rimane in eterno (cf.Sal 119,89;1Pt 1,25). Dobbiamo metterci continuamente in religioso ascolto di tale Parola; assumerla come criterio del nostro modo di pensare e di agire; conoscerla, mediante l’assidua lettura e la personale meditazione; ma, specialmente, dobbiamo farla nostra, realizzarla, giorno dopo giorno, in ogni nostro comportamento.
---->Il PANE, infine, di cui abbiamo BISOGNO, è la grazia; e dobbiamo invocarla, chiederla con sincera umiltà e con instancabile costanza, ben sapendo che essa è quanto di più prezioso possiamo possedere. 3. Il cammino della nostra vita, tracciatoci dall’amore provvidenziale di Dio, è misterioso, talvolta umanamente incomprensibile, e quasi sempre duro e difficile. Ma il Padre ci dona il “PANE del cielo” (cf. Gv 6,32), per essere rinfrancati nel nostro pellegrinaggio sulla terra. Mi piace concludere con un passo di Sant’Agostino, che sintetizza mirabilmente quanto abbiamo meditato: “Si comprende molto bene... come la tua Eucaristia sia il cibo quotidiano. Sanno infatti i fedeli che cosa essi ricevono ed è bene che essi ricevano il PANE quotidiano necessario per questo tempo. Pregano per loro stessi, per diventare buoni, per essere perseveranti nella bontà, nella fede, e nella vita buona... la parola di Dio, che ogni giorno viene a voi spiegata e, in un certo senso, spezzata, è anch’essa PANE quotidiano” (S. Agostino, Sermo 58, IV: PL 38,395). Che Cristo Gesù moltiplichi sempre, anche per noi, il suo PANE!
Fausti - Al centro del capitolo c'è il pane: come l'acqua da cui si nasce e l'aria che si respira , anche il pane è simbolo primordiale di vita: lo si mangia per vivere. Ma, a differenza dell'acqua e dell'aria, non è solo dono della terra e del cielo , è anche frutto di lavoro, condito di gioia e fatica, di speranza e sudore. In esso è inscritto, nel bene e nel male, il destino dell'uomo, unica creatura chiamata a collaborare col Creatore per portare a compimento la creazione. Gesù ha già parlato ai discepoli del Suo cibo, che è fare la Volontà del Padre e compiere l'opera Sua. Egli vive di questo cibo, che è l'Amore del Padre da comunicare ai fratelli, perché passino dalla morte alla vita. Il Suo pane è amare come è amato , la Sua opera è dare la vita ai fratelli. Gesù va oltre il mare fin sul monte, seguito dalla folla, e mette alla prova i discepoli per indurli a capire il pane che darà . Mosé salì sul monte , dove furono date le dieci Parole di Vita. Ora la Parola stessa si darà come Pane di Vita. Solo su questo monte si può vivere la libertà offerta da Dio . Qui il Signore imbandirà il Suo banchetto, strapperà il velo che copre la faccia di tutti i popoli, eliminerà la morte per sempre e farà vedere il Suo Volto. Un ragazzino insignificante sta all'origine del dono per tutti. Questo piccolo ha messo il suo pane a servizio deli altri. E' immagine di Gesù, il Figlio venuto per servire e dare la Vita per i fratelli, chiamando i discepoli a fare altrettanto. Si può notare che i pani sono cinque e i pesciolini sono due : la loro somma è sette, , numero che richiama il compimento della creazione. Questo poco cibo condiviso è la vita del settimo giorno, fine della creazione stessa. Il Signore prende l'iniziativa del banchetto e agisce in prima persona. In quanto prende il pane ringraziando, Gesù è il Figlio che ha in sé, come dono, la Vita del Padre. Ma il Figlio non è solo uno che riceve passivamente, è uguale al Padre perchè è capace di distribuire ai fratelli ciò che ha ricevuto. “Prendere il pane”, “rendere grazie” e “distribuire” sono le parole dell'Eucaristia, che restituiscono ad ogni pane la sua realtà profonda. Nell'Eucaristia si compie la creazione e si realizza ogni desiderio di Dio e dell'uomo, ogni promessa Sua e attesa nostra : riceviamo la Vita del Figlio e diventiamo figli e fratelli. L'Eucaristia fa di ogni briciola di pane la pienezza di Vita. Per essa il creato torna ad essere “bello” come era al principio , proprio perchè l'uomo che prende, rende grazie e distribuisce, è “molto bello” , immagine e somiglianza di Dio. Solo questo Pane sazia la fame dell'uomo. È il cibo del sabato, che ci introduce alla Presenza, nell'intimità con Dio. Per questo ordina di radunare il sovrappiù. Di questo sovrappiù Gesù vuol suscitare il desiderio, di questo bisogna aver fame, non del pane che perisce. La comunità dei discepoli non è sempre custode di questo sovrappiù . Eppure lo conservano e ce lo tramandano giorno dopo giorno, pur senza capirlo bene. Del pane condiviso sovrabbonda una quantità perfetta che abbraccia la totalità del tempo e delle persone . Dodici ceste come dodici sono i mesi dell'anno, dodici le tribù d'Israele . Di questa pienezza ce n'è per sempre e per tutti.
5 commenti:
Antifona
Dio sta nella sua santa dimora:
a chi è solo fa abitare una casa;
dà forza e vigore al suo popolo. (Sal 67,6.7.36)
Gloria.
O Padre, che nella Pasqua domenicale
ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo,
aiutaci a spezzare nella carità di Cristo
anche il pane terreno,
perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura
Ne mangeranno e ne faranno avanzare.
Dal secondo libro dei Re
2Re 4,42-44
In quei giorni, da Baal-Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia.
Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”».
Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 144 (145)
R. Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.
Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente. R.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità. R.
Seconda Lettura
Un solo corpo, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 4,1-6
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo. (Lc 7,16)
Alleluia.
Vangelo
Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO
ANGELUS
25 luglio 2021
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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo della Liturgia di questa domenica narra il celebre episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con cui Gesù sfama circa cinquemila persone venute ad ascoltarlo (cfr Gv 6,1-15). È interessante vedere come avviene questo prodigio: Gesù non crea i pani e i pesci dal nulla, no, ma opera a partire da quello che gli portano i discepoli. Uno di loro dice: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (v. 9). È poco, è niente, ma a Gesù basta.
Proviamo ora a metterci al posto di quel ragazzo. I discepoli gli chiedono di condividere tutto quello che ha da mangiare. Sembra una proposta insensata, anzi, ingiusta. Perché privare una persona, per lo più un ragazzo, di quello che si è portato da casa e ha il diritto di tenere per sé? Perché togliere a uno ciò che comunque non basta a sfamare tutti? Umanamente è illogico. Ma per Dio no. Anzi, proprio grazie a quel piccolo dono gratuito, e perciò eroico, Gesù può sfamare tutti. È un grande insegnamento per noi. Ci dice che il Signore può fare molto con il poco che gli mettiamo a disposizione. Sarebbe bello chiederci ogni giorno: “Oggi che cosa porto a Gesù?”. Lui può fare molto con una nostra preghiera, con un nostro gesto di carità per gli altri, persino con una nostra miseria consegnata alla sua misericordia. Le nostre piccolezze a Gesù, e Lui fa dei miracoli. Dio ama agire così: fa cose grandi a partire da quelle piccole, da quelle gratuite.
Tutti i grandi protagonisti della Bibbia – da Abramo a Maria fino al ragazzo di oggi – mostrano questa logica della piccolezza e del dono. La logica del dono è tanto diversa dalla nostra. Noi cerchiamo di accumulare e di aumentare quel che abbiamo; Gesù invece chiede di donare, di diminuire. Noi amiamo aggiungere, ci piacciono le addizioni; a Gesù piacciono le sottrazioni, il togliere qualcosa per darlo agli altri. Noi vogliamo moltiplicare per noi; Gesù apprezza quando dividiamo con gli altri, quando condividiamo. È curioso che nei racconti della moltiplicazione dei pani presenti nei Vangeli non compare mai il verbo “moltiplicare”. Anzi, i verbi utilizzati sono di segno opposto: “spezzare”, “dare”, “distribuire” (cfr v. 11; Mt 14,19; Mc 6,41; Lc 9,16). Ma non si usa il verbo “moltiplicare”. Il vero miracolo, dice Gesù, non è la moltiplicazione che produce vanto e potere, ma la divisione, la condivisione, che accresce l’amore e permette a Dio di compiere prodigi. Proviamo a condividere di più, proviamo questa strada che Gesù ci insegna.
Anche oggi il moltiplicarsi dei beni non risolve i problemi senza una giusta condivisione. Viene alla mente la tragedia della fame, che riguarda in particolare i più piccoli. È stato calcolato – ufficialmente – che ogni giorno nel mondo circa settemila bambini sotto i cinque anni muoiono per motivi legati alla malnutrizione, perché non hanno il necessario per vivere. Di fronte a scandali come questi Gesù rivolge anche a noi un invito, un invito simile a quello che probabilmente ricevette il ragazzo del Vangelo, che non ha nome e nel quale possiamo vederci tutti noi: “Coraggio, dona il poco che hai, i tuoi talenti, e i tuoi beni, mettili a disposizione di Gesù e dei fratelli. Non temere, nulla andrà perso, perché, se condividi, Dio moltiplica. Scaccia la falsa modestia di sentirti inadeguato, fidati. Credi nell’amore, credi nel potere del servizio, credi nella forza della gratuità”.
La Vergine Maria, che ha risposto “sì” all’inaudita proposta di Dio, ci aiuti ad aprire il cuore agli inviti del Signore e ai bisogni degli altri.
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - Castel Gandolfo, 29 luglio 1979
“Dove possiamo comprare il PANE perché costoro abbiano da mangiare?”.
Dinanzi alla folla, che lo ha seguito dalle rive del mare di Galilea fin verso la montagna per ascoltare la sua parola, Gesù dà inizio, con questa domanda, al miracolo della moltiplicazione dei pani, che costituisce il significativo preludio al lungo discorso, nel quale si rivela al mondo come il vero PANE della vita disceso dal cielo (cf.Gv 6,41).
1. Abbiamo ascoltato il racconto evangelico: con cinque pani d’orzo e con due pesci, messi a disposizione da un ragazzo, Gesù sfama circa cinquemila uomini. Ma questi, non comprendendo la profondità del “segno” in cui sono stati coinvolti, sono convinti di aver trovato finalmente il Re-Messia, che risolverà i problemi politici ed economici della loro Nazione. Di fronte a tale ottuso fraintendimento della sua missione, Gesù si ritira, tutto solo, sulla montagna.
Anche noi, Sorelle e Fratelli carissimi, abbiamo seguito Gesù e continuiamo a seguirlo. Ma possiamo e dobbiamo chiederci: con quale atteggiamento interiore? Con quello autentico della fede, che Gesù attendeva dagli Apostoli e dalla folla sfamata, oppure con un atteggiamento di incomprensione? Gesù si presentava in quella occasione come, anzi più di Mosè, che nel deserto aveva sfamato il popolo israelita durante l’esodo; si presentava come, anzi più di ELISEO, che con venti pani d’orzo e di farro aveva dato da mangiare a cento persone. Gesù si manifestava, e si manifesta oggi a noi, come Colui che è capace di saziare per sempre la FAME del nostro cuore: “Io sono il PANE della vita; chi viene a me non avrà più FAME e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,33).
E l’UOMO, specialmente quello contemporaneo, ha tanta FAME: FAME di verità, di giustizia, di amore, di pace, di bellezza; ma, soprattutto, FAME di Dio. “Noi dobbiamo essere affamati di Dio!” esclama Sant’Agostino (“FAMELICI Dei esse debemus” (S. Agostino, Enarrat. in Ps. 146, 17: PL 37,1895ss.). È lui, il Padre celeste, che ci dona il vero PANE!
2. Questo PANE, di cui abbiamo BISOGNO, è anzitutto il Cristo, il quale si dona a noi nei segni sacramentali dell’Eucaristia, e ci fa sentire, in ogni Messa, le parole dell’ultima Cena: “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Col sacramento del PANE eucaristico – afferma il Concilio Vaticano II – “viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo Corpo in Cristo (cf. 1Cor 10,17). Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo che è luce del mondo; da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti” (Lumen Gentium, 3).
Il PANE di cui abbiamo BISOGNO è, inoltre, la parola di Dio, perché “non di solo PANE vivrà l’UOMO, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Mt 4,4; cf.Dt 8,3). Indubbiamente, anche gli uomini possono esprimere e pronunciare parole di alto valore. Ma la storia ci mostra come le parole degli uomini siano talvolta insufficienti, ambigue, deludenti, tendenziose; mentre la Parola di Dio è piena di verità (cf.2Sam 7,28;1Cor 15,26); è retta (Sal 33,4); è stabile e rimane in eterno (cf.Sal 119,89;1Pt 1,25).
Dobbiamo metterci continuamente in religioso ascolto di tale Parola; assumerla come criterio del nostro modo di pensare e di agire; conoscerla, mediante l’assidua lettura e la personale meditazione; ma, specialmente, dobbiamo farla nostra, realizzarla, giorno dopo giorno, in ogni nostro comportamento.
---->Il PANE, infine, di cui abbiamo BISOGNO, è la grazia; e dobbiamo invocarla, chiederla con sincera umiltà e con instancabile costanza, ben sapendo che essa è quanto di più prezioso possiamo possedere.
3. Il cammino della nostra vita, tracciatoci dall’amore provvidenziale di Dio, è misterioso, talvolta umanamente incomprensibile, e quasi sempre duro e difficile. Ma il Padre ci dona il “PANE del cielo” (cf. Gv 6,32), per essere rinfrancati nel nostro pellegrinaggio sulla terra.
Mi piace concludere con un passo di Sant’Agostino, che sintetizza mirabilmente quanto abbiamo meditato: “Si comprende molto bene... come la tua Eucaristia sia il cibo quotidiano. Sanno infatti i fedeli che cosa essi ricevono ed è bene che essi ricevano il PANE quotidiano necessario per questo tempo. Pregano per loro stessi, per diventare buoni, per essere perseveranti nella bontà, nella fede, e nella vita buona... la parola di Dio, che ogni giorno viene a voi spiegata e, in un certo senso, spezzata, è anch’essa PANE quotidiano” (S. Agostino, Sermo 58, IV: PL 38,395).
Che Cristo Gesù moltiplichi sempre, anche per noi, il suo PANE!
Fausti - Al centro del capitolo c'è il pane: come l'acqua da cui si nasce e l'aria che si respira , anche il pane è simbolo primordiale di vita: lo si mangia per vivere.
Ma, a differenza dell'acqua e dell'aria, non è solo dono della terra e del cielo , è anche frutto di lavoro, condito di gioia e fatica, di speranza e sudore.
In esso è inscritto, nel bene e nel male, il destino dell'uomo, unica creatura chiamata a collaborare col Creatore per portare a compimento la creazione.
Gesù ha già parlato ai discepoli del Suo cibo, che è fare la Volontà del Padre e compiere l'opera Sua.
Egli vive di questo cibo, che è l'Amore del Padre da comunicare ai fratelli, perché passino dalla morte alla vita.
Il Suo pane è amare come è amato , la Sua opera è dare la vita ai fratelli.
Gesù va oltre il mare fin sul monte, seguito dalla folla, e mette alla prova i discepoli per indurli a capire il pane che darà . Mosé salì sul monte , dove furono date le dieci Parole di Vita.
Ora la Parola stessa si darà come Pane di Vita.
Solo su questo monte si può vivere la libertà offerta da Dio . Qui il Signore imbandirà il Suo banchetto, strapperà il velo che copre la faccia di tutti i popoli, eliminerà la morte per sempre e farà vedere il Suo Volto.
Un ragazzino insignificante sta all'origine del dono per tutti. Questo piccolo ha messo il suo pane a servizio deli altri. E' immagine di Gesù, il Figlio venuto per servire e dare la Vita per i fratelli, chiamando i discepoli a fare altrettanto.
Si può notare che i pani sono cinque e i pesciolini sono due : la loro somma è sette, , numero che richiama il compimento della creazione. Questo poco cibo condiviso è la vita del settimo giorno, fine della creazione stessa.
Il Signore prende l'iniziativa del banchetto e agisce in prima persona.
In quanto prende il pane ringraziando, Gesù è il Figlio che ha in sé, come dono, la Vita del Padre.
Ma il Figlio non è solo uno che riceve passivamente, è uguale al Padre perchè è capace di distribuire ai fratelli ciò che ha ricevuto.
“Prendere il pane”, “rendere grazie” e “distribuire” sono le parole dell'Eucaristia, che restituiscono ad ogni pane la sua realtà profonda.
Nell'Eucaristia si compie la creazione e si realizza ogni desiderio di Dio e dell'uomo, ogni promessa Sua e attesa nostra : riceviamo la Vita del Figlio e diventiamo figli e fratelli.
L'Eucaristia fa di ogni briciola di pane la pienezza di Vita.
Per essa il creato torna ad essere “bello” come era al principio , proprio perchè l'uomo che prende, rende grazie e distribuisce, è “molto bello” , immagine e somiglianza di Dio.
Solo questo Pane sazia la fame dell'uomo.
È il cibo del sabato, che ci introduce alla Presenza, nell'intimità con Dio.
Per questo ordina di radunare il sovrappiù. Di questo sovrappiù Gesù vuol suscitare il desiderio, di questo bisogna aver fame, non del pane che perisce.
La comunità dei discepoli non è sempre custode di questo sovrappiù .
Eppure lo conservano e ce lo tramandano giorno dopo giorno, pur senza capirlo bene.
Del pane condiviso sovrabbonda una quantità perfetta che abbraccia la totalità del tempo e delle persone . Dodici ceste come dodici sono i mesi dell'anno, dodici le tribù d'Israele .
Di questa pienezza ce n'è per sempre e per tutti.
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