venerdì 21 giugno 2024

B - 12 DOMENICA T.O.


 
 

 

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Antifona

Il Signore è la forza del suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo, o Signore,
e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre. ( Sal 27,8-9)

Gloria.


Donaci, o Signore,
di vivere sempre nel timore e nell’amore per il tuo santo nome,
poiché tu non privi mai della tua guida
coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.


O Dio, tutte le creature sono in tuo potere
e servono al tuo disegno di salvezza:
rendi salda la fede dei tuoi figli,
perché nelle tempeste della vita
possano scorgere la tua presenza forte e amorevole.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Credo.

Prima Lettura
Qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde.

Dal libro di Giobbe
Gb 38,1.8-11

Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano:
«Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando usciva impetuoso dal seno materno,
quando io lo vestivo di nubi
e lo fasciavo di una nuvola oscura,
quando gli ho fissato un limite,
e gli ho messo chiavistello e due porte
dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre
e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 106 (107)

R. Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.

Coloro che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo. R.

Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo. R.

Nell’angustia gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
La tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare. R.

Al vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini. R.

Seconda Lettura
Ecco, sono nate cose nuove.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
2Cor 5,14-17

Fratelli, l’amore del Cristo ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.
Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo. (Lc 7,16)

Alleluia.

Vangelo
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,35-41

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore.

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PAPA FRANCESCO

ANGELUS 20 giugno 2021

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nella liturgia di oggi si narra l’episodio della tempesta sedata da Gesù (Mc 4,35-41). La barca su cui i discepoli attraversano il lago è assalita dal vento e dalle onde ed essi temono di affondare. Gesù è con loro sulla barca, eppure se ne sta a poppa sul cuscino e dorme. I discepoli, pieni di paura, gli urlano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38).

E tante volte anche noi, assaliti dalle prove della vita, abbiamo gridato al Signore: “Perché resti in silenzio e non fai nulla per me?”. Soprattutto quando ci sembra di affondare, perché l’amore o il progetto nel quale avevamo riposto grandi speranze svanisce; o quando siamo in balìa delle onde insistenti dell’ansia; oppure quando ci sentiamo sommersi dai problemi o persi in mezzo al mare della vita, senza rotta e senza porto. O ancora, nei momenti in cui viene meno la forza di andare avanti, perché manca il lavoro oppure una diagnosi inaspettata ci fa temere per la salute nostra o di una persona cara. Sono tanti i momenti nei quali ci sentiamo in una tempesta, ci sentiamo quasi finiti.

In queste situazioni e in tante altre, anche noi ci sentiamo soffocare dalla paura e, come i discepoli, rischiamo di perdere di vista la cosa più importante. Sulla barca, infatti, anche se dorme, Gesù c’è, e condivide con i suoi tutto quello che sta succedendo. Il suo sonno, se da una parte ci stupisce, dall’altra ci mette alla prova. Il Signore è lì, presente; infatti, attende – per così dire – che siamo noi a coinvolgerlo, a invocarlo, a metterlo al centro di quello che viviamo. Il suo sonno provoca noi a svegliarci. Perché, per essere discepoli di Gesù, non basta credere che Dio c’è, che esiste, ma bisogna mettersi in gioco con Lui, bisogna anche alzare la voce con Lui. Sentite questo: bisogna gridare a Lui. La preghiera, tante volte, è un grido: “Signore, salvami!”. Stavo vedendo, nel programma “A sua immagine”, oggi, Giorno del Rifugiato, tanti che vengono in barconi e nel momento di annegare gridano: “Salvaci!”. Anche nella nostra vita succede lo stesso: “Signore, salvaci!”, e la preghiera diventa un grido.

Oggi possiamo chiederci: quali sono i venti che si abbattono sulla mia vita, quali sono le onde che ostacolano la mia navigazione e mettono in pericolo la mia vita spirituale, la mia vita di famiglia, la mia vita psichica pure? Diciamo tutto questo a Gesù, raccontiamogli tutto. Egli lo desidera, vuole che ci aggrappiamo a Lui per trovare riparo contro le onde anomale della vita. Il Vangelo racconta che i discepoli si avvicinano a Gesù, lo svegliano e gli parlano (cfr v. 38). Ecco l’inizio della nostra fede: riconoscere che da soli non siamo in grado di stare a galla, che abbiamo bisogno di Gesù come i marinai delle stelle per trovare la rotta. La fede comincia dal credere che non bastiamo a noi stessi, dal sentirci bisognosi di Dio. Quando vinciamo la tentazione di rinchiuderci in noi stessi, quando superiamo la falsa religiosità che non vuole scomodare Dio, quando gridiamo a Lui, Egli può operare in noi meraviglie. È la forza mite e straordinaria della preghiera, che opera miracoli.

Gesù, pregato dai discepoli, calma il vento e le onde. E pone loro una domanda, una domanda che riguarda anche noi: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40). I discepoli si erano fatti catturare dalla paura, perché erano rimasti a fissare le onde più che a guardare a Gesù. E la paura ci porta a guardare le difficoltà, i problemi brutti e non a guardare il Signore, che tante volte dorme. Anche per noi è così: quante volte restiamo a fissare i problemi anziché andare dal Signore e gettare in Lui i nostri affanni! Quante volte lasciamo il Signore in un angolo, in fondo alla barca della vita, per svegliarlo solo nel momento del bisogno! Chiediamo oggi la grazia di una fede che non si stanca di cercare il Signore, di bussare alla porta del suo Cuore. La Vergine Maria, che nella sua vita non ha mai smesso di confidare in Dio, ridesti in noi il bisogno vitale di affidarci a Lui ogni giorno.

immagini,omelie e preghiere ha detto...

FAUSTI -”Perché siete paurosi così? Come non avete fede?” Chiede Gesù ai suoi. Hanno ascoltato la Sua Parola. Ma l'hanno ricevuta come essa è veramente, quale Parola di Dio che opera in colui che crede? (1Ts 2,13).
Dominati dai loro pensieri e dalle loro paure, non hanno ancora fede. Non osano andare a fondo con Lui. Il Battesimo è essere associati a Lui, nella Sua morte e nella Sua Risurrezione.
Questo racconto è un'esercitazione battesimale per vedere se la Parola ha prodotto il Suo frutto:
la fiducia per abbandonare la propria vita con Lui che dorme e si risveglia.
Lo stesso giorno delle “parabole” i discepoli falliscono l'esame.
Ma l'esperimento non è inutile ; fa uscire le difficoltà del loro cuore, tardo e lento a credere.
La Parola dovrà entrare in tutte le loro paure.
Ma prima deve evidenziarle, anzi suscitarle, farle uscire allo scoperto, per poterle vincere.
E' notte, sul mare in tempesta Gesù dorme tranquillo. I suoi, che sono con Lui, nelle Sue stesse difficoltà, gridano di angoscia. Non capiscono questo sonno, immagine del Suo abbandono alla morte. Dormendo, Egli realizza la fiducia espressa nelle parabole.
I discepoli, al contrario, sono in balia della disperazione.
La Parola, caduta sulla via, non è attecchita. E' entrata superficialmente, ma sotto cì'è la pietra del loro cuore, che impedisce loro di affidarsi al Signore.
Questa diffidenza può dissolversi solo quando si risponde alla domanda .”Chi è Costui?”
L'apparente inazione del Suo sonno è la massima azione in nostro favore .
Dorme per essere con noi anche nella valle oscura. E proprio qui si alza con tutta la potenza di JHWH, placando ogni tempesta , anche quella del nostro cuore.

Gesù ci viene rappresentato nel Suo mistero profondo: di notte, mentre dorme Egli è il seme gettato, la Luce nascosta, la forza automatica del Regno, la piccolezza del chicco di senapa.
Ma il seme germina morendo, la luce brilla nelle tenebre, la forza vince con la calma, la piccolezza diventa grande albero. Lo constateremo solo al Suo risveglio.
I discepoli si chiedono . “Chi è dunque Costui, che anche il vento e il mare Lo ascoltano?”
E' la domanda fondamentale del Vangelo.
Il discepolo è colui che , dopo aver ascoltato la Parola, si affida a Gesù che dorme, al di là delle proprie paure. Sulla Sua Parola accetta di andare a fondo con Lui – l'alternativa è andare a fondo senza di Lui!- nella speranza di emergere con Lui a vita nuova.

B - 13 DOMENICA T.O.