giovedì 11 aprile 2024

B - 3 DOMENICA DI PASQUA




 

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Prima Lettura

Dagli Atti degli Apostoli
At 3,13-15.17-19

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.

Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».
Salmo Responsoriale
Dal Sal 4
R. Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.
Quando t'invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell'angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera. R.

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco. R.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?». R.

In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare. R.

Seconda Lettura

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
1Gv 2,1-5a

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.

VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

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PAPA FRANCESCO REGINA CAELI
18 aprile 2021

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa terza domenica di Pasqua, ritorniamo a Gerusalemme, nel Cenacolo, come guidati dai due discepoli di Emmaus, i quali avevano ascoltato con grande emozione le parole di Gesù lungo la via e poi lo avevano riconosciuto «nello spezzare il pane» (Lc 24,35). Ora, nel Cenacolo, Cristo risorto si presenta in mezzo al gruppo dei discepoli e li saluta: «Pace a voi!» (v. 36). Ma essi sono spaventati e credono «di vedere un fantasma», così dice il Vangelo (v. 37). Allora Gesù mostra loro le ferite del suo corpo e dice: «Guardate le mie mani e i miei piedi – le piaghe –: sono proprio io! Toccatemi» (v. 39). E per convincerli, chiede del cibo e lo mangia sotto i loro sguardi sbalorditi (cfr vv. 41-42).

C’è un particolare qui, in questa descrizione. Dice il Vangelo che gli Apostoli “per la grande gioia ancora non credevano”. Era tale la gioia che avevano che non potevano credere che quella cosa fosse vera. E un secondo particolare: erano stupefatti, stupiti; stupiti perché l’incontro con Dio ti porta sempre allo stupore: va oltre l’entusiasmo, oltre la gioia, è un’altra esperienza. E questi erano gioiosi, ma una gioia che faceva pensare loro: no, questo non può essere vero!… È lo stupore della presenza di Dio. Non dimenticare questo stato d’animo, che è tanto bello.

Questa pagina evangelica è caratterizzata da tre verbi molto concreti, che riflettono in un certo senso la nostra vita personale e comunitaria: guardare, toccare e mangiare. Tre azioni che possono dare la gioia di un vero incontro con Gesù vivo.

Guardare. “Guardate le mie mani e i miei piedi” – dice Gesù. Guardare non è solo vedere, è di più, comporta anche l’intenzione, la volontà. Per questo è uno dei verbi dell’amore. La mamma e il papà guardano il loro bambino, gli innamorati si guardano a vicenda; il bravo medico guarda il paziente con attenzione… Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia da un’altra parte, davanti alle difficoltà e alle sofferenze degli altri. Guardare. Io vedo o guardo Gesù?

Il secondo verbo è toccare. Invitando i discepoli a toccarlo, per constatare che non è un fantasma – toccatemi! –, Gesù indica a loro e a noi che la relazione con Lui e con i nostri fratelli non può rimanere “a distanza”, non esiste un cristianesimo a distanza, non esiste un cristianesimo soltanto sul piano dello sguardo. L’amore chiede il guardare e chiede anche la vicinanza, chiede il contatto, la condivisione della vita. Il buon samaritano non si è limitato a guardare quell’uomo che ha trovato mezzo morto lungo la strada: si è fermato, si è chinato, gli ha medicato le ferite, lo ha toccato, lo ha caricato sulla sua cavalcatura e l’ha portato alla locanda. E così con Gesù stesso: amarlo significa entrare in una comunione di vita, una comunione con Lui.

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-->E veniamo allora al terzo verbo, mangiare, che esprime bene la nostra umanità nella sua più naturale indigenza, cioè il bisogno di nutrirci per vivere. Ma il mangiare, quando lo facciamo insieme, in famiglia o tra amici, diventa pure espressione di amore, espressione di comunione, di festa... Quante volte i Vangeli ci presentano Gesù che vive questa dimensione conviviale! Anche da Risorto, con i suoi discepoli. Al punto che il Convito eucaristico è diventato il segno emblematico della comunità cristiana. Mangiare insieme il corpo di Cristo: questo è il centro della vita cristiana.

Fratelli e sorelle, questa pagina evangelica ci dice che Gesù non è un “fantasma”, ma una Persona viva; che Gesù quando si avvicina a noi ci riempie di gioia, al punto di non credere, e ci lascia stupefatti, con quello stupore che soltanto la presenza di Dio dà, perché Gesù è una Persona viva. Essere cristiani non è prima di tutto una dottrina o un ideale morale, è la relazione viva con Lui, con il Signore Risorto: lo guardiamo, lo tocchiamo, ci nutriamo di Lui e, trasformati dal suo Amore, guardiamo, tocchiamo e nutriamo gli altri come fratelli e sorelle. La Vergine Maria ci aiuti a vivere questa esperienza di grazia.

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FAUSTI - La Parola e lo spezzare del Pane mettono i due discepoli pellegrini da Emmaus in comunione con quelli di Gerusalemme. La loro esperienza si confronta ed entra in dialogo con quella di Simone e degli altri discepoli. Anche Paolo, che incontrò il Risorto sulla Via di Damasco, tornerà a Gerusalemme a consultare Cefa per non trovarsi nel rischio di correre o di aver corso invano. Ogni credente è chiamato a verificare la propria esperienza su quella dei primi, e a unirsi ad essa. Il Signore non può essere racchiuso in nessuna esperienza precedente, Egli è sempre Nuovo, Altro. E' il Signore sia di chi è per via, sia di chi è in casa. E il Suo Dono definitivo è ”Shalom”, il bacio di ogni desiderio dell'uomo con la promessa di Dio, segno indubitabile della presenza di Dio, insieme armonico dei molteplici aspetti dell'unico frutto dello Spirito.
I discepoli sono turbati perché pensano che Lui non sia il Risorto in persona, ma il suo fantasma.
Ogni memoria passata è ormai di morte. Dio realizza la Sua promessa .” Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra. Ecco, faccio una cosa nuovo, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 65,17- 43,19). Le mani e i piedi fanno vedere l'identità del Risorto con il Crocifisso. E' vero che il Crocifisso è Risorto. Ma il vero mistero è che il Risorto è il Crocifisso. Le mani i piedi, il costato sono i segni di Colui che è stato trafitto. “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete!”
Anche noi, attraverso la loro testimonianza , siamo invitati con loro a toccare e vedere il Signore per partecipare alla loro stessa gioia.
Il Dono di Dio supera sempre ogni attesa!
La Parola e il Pane sono la presenza costante del Risorto nella Sua Chiesa.
Con la prima ci spiega la promessa di Dio e ci tocca, scaldandoci il cuore , con il secondo ci apre gli occhi sulla sua realizzazione ,si fa vedere nel dono di Sé.
In questo modo anche noi sperimentiamo in prima persona la verità di quanto ci hanno trasmesso i testimoni oculari e facciamo nostro il grido di meraviglia per la grande opera di Dio : “Veramente il Signore è Risorto e fu visto da Simone”.
La differenza tra noi e loro sta nel fatto che essi contemplarono e toccarono la Sua Carne anche fisicamente, noi invece la contempliamo e tocchiamo solo spiritualmente , attraverso la testimonianza della Parola e il memoriale Eucaristico.
Ciò che loro toccarono con le mani, a noi tocca il cuore e ci dà occhi nuovi.
Luca insiste molto sulla corporeità del Signore Risorto. Egli ne presenta gran parte dell'attività a tavola o in cammino, insiste molto sul mangiare di Gesù Risorto per indicare la Sua Corporeità.
E' in polemica con l'ambiente ellenistico, che credeva nell'immortalità dell'anima , ma non nella resurrezione dei corpi.
Tutto quanto c'è nella Bibbia, dice Gesù :”E' scritto su di me” e si compie nella Sua Morte e Resurrezione.
Egli , come apre le Scritture alla mente, così apre la mente alle Scritture.
In Lui infatti vediamo la Verità di Colui dal quale la menzogna ci fece allontanare , e torniamo a volgerci a Lui, che è la nostra Vita
Nel Suo nome si annuncia a tutti la conversione e la remissione dei peccati.
I discepoli saranno testimoni di questo : faranno conoscere a tutti i fratelli il Signore Gesù come nuovo Volto di Dio e Salvezza dell'uomo.
La forza di questa testimonianza è lo Spirito Santo, la Potenza dall'alto.
Il Padre, nel Suo Amore, ci ha donato il Figlio ; il Figlio, nello stesso Amore, ci ha donato il Suo Spirito; ora lo Spirito è la nostra Vita piena nel Figlio, in cui amiamo il Padre e i fratelli.
Gesù ha terminato la Sua Missione.
Noi la continuiamo nello spazio e nel tempo.
In Lui e come Lui, ci facciamo prossimi a tutti i fratelli, condividendo con loro la Parola e il Pane, curando con l'olio e il vino le loro ferite mortali.
Da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra, l'universo e quanto contiene, tutto sarà ricolmo di Gloria.
Allora l'uomo avrà ritrovato pienamente se stesso. E sarà salvo, lui e la sua storia.


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ARMELLINI


Dio ci chiederà
di mostrargli le mani

Contempliamo gli uccelli del cielo e i gigli del campo, ma la dolce emozione che proviamo si vela
presto di tristezza se ci sovviene del destino che ci accomuna a queste splendide creature. Anche l’uomo
«come fiore spunta e avvizzisce» (Gb 14,2) e i suoi giorni sono come l’erba (Sal 103,15). Il chicco di grano
muore per rinascere e l’albero «se viene tagliato, ancora ributta e i suoi germogli non cessano di crescere»
(Gb 14,7). Quale sarà l’epilogo del drammatico duello fra morte e vita in cui anche l’uomo è coinvolto?
Non c’è dubbio: l’ultima parola spetterà alla morte. Fra miliardi di anni la vita si spegnerà
nell’universo.
Allora, avrà avuto un senso il nostro passaggio su questa terra o sarà stata una meteora di cui non
rimarrà traccia? Ci attende la beffa del nulla totale? La sensazione che abbiamo è di essere prigionieri,
incatenati in un mondo destinato alla morte dal quale non ci è concesso sfuggire.
Questo è il grande enigma irrisolto al quale gli uomini hanno sempre, disperatamente, cercato di
dare una risposta.
La luce della Pasqua ha dissolto per sempre le tenebre e le ombre della morte: questo mondo non è
una tomba, ma il grembo in cui crescere e prepararsi per la vita senza limiti, senza confini. Il creato sfocerà
in nuovi cieli e nuova terra (2 Pt 3,13).
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
«Dio osserverà le nostre mani e i nostri piedi»
per vedervi le stigmate dell’amore.

B - PENTECOSTE