martedì 12 ottobre 2021

B - 29 DOMENICA T.O.


 

5 commenti:

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Prima Lettura
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 53,10-11

Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 32 (33)
R. Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra. R.

Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. R.

L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. R.

Seconda Lettura
Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 4,14-16

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Il Figlio dell'uomo è venuto per servire
e dare la propria vita in riscatto per molti. (Cf. Mc 10,45)

Alleluia.

Vangelo
Il Figlio dell'uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,35-45

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore.

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PAROLE DEL SANTO PADRE
Gesù sa che Giacomo e Giovanni sono animati da grande entusiasmo per Lui e per la causa del Regno, ma sa anche che le loro aspettative e il loro zelo sono inquinati, dallo spirito del mondo. (…) Gesù preannuncia che il suo calice lo berranno e il suo battesimo lo riceveranno, cioè che anch’essi, come gli altri Apostoli, parteciperanno alla sua croce, quando verrà la loro ora. Però – conclude Gesù – «sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Come dire: adesso seguitemi e imparate la via dell’amore “in perdita”, e al premio ci penserà il Padre celeste. La via dell’amore è sempre “in perdita”, perché amare significa lasciare da parte l’egoismo, l’autoreferenzialità, per servire gli altri. (Angelus, 21 ottobre 2018)

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FAUSTI - “Cosa volete che io faccia per voi?”, chiede Gesù a Giacomo e Giovanni. Essi non sanno ancora cosa chiedere. Ciechi come sono, chiedono il contrario di quanto Lui vuol donare.
Gesù non è il Cristo dei loro desideri, ma quello della promessa di Dio.
Essi Lo amano ; ma a modo loro, senza conoscerlo. Ne hanno fatto come un'incognita, cui danno di volta in volta il valore della loro volontà di potenza.
E' istintivo per l'uomo fare dei propri desideri il proprio assoluto.
Poco importa se lo si chiama Giove, Manitù, JHWH o Gesù. In realtà si indica la stessa cosa. Fino a poco tempo fa aveva anche il nome proprio di Stalin, Hitler, Mao, ecc. o quello comune di ideologie religiose o laiche di salvezza. Ora si identifica coi nomi concreti di piacere, benessere, produzione, energia sicura e pulita, ecc. o con le varie scienze che pretendono di dire l'ultimo verbo.
L'uomo sostituisce naturalmente Dio con qualunque nome che gli garantisca di perseguire le proprie brame.
Criterio divino di salvezza è invece la “Carne” di Gesù (1Gv 4,2), cioè la Sua debolezza fino alla croce che delude ogni attesa dell'uomo, religioso o meno.
La reazione dei discepoli alla terza predizione della passione è peggiore delle precedenti.
Dopo la prima ci fu il diverbio esplicito con Pietro, che pensa secondo gli uomini e non secondo Dio (8,32).
Dopo la seconda ci fu l'incomprensione e il mutismo da parte di tutti, intenti a litigare su chi fosse il più grande (9,32).
Ora ci si aspetterebbe un minimo di comprensione. Ma è come se Gesù non avesse detto niente.
I due prediletti, invece di ascoltarlo e fare la Sua Volontà, vogliono che Lui faccia la loro!
E' il capovolgimento del rapporto fondamentale di fede.
Essi vogliono che Lui sia garante in cielo dei loro deliri di onnipotenza in terra.
Ma non è questo , sotto sotto, ciò che tutte le persone “religiose “ chiedono al loro dio ?
Abramo, modello dei credenti, fu il primo a non scambiare la fede con le proprie sicurezze, la verità con le proprie certezze.
L'uomo è desiderio. Gli manca sempre qualcosa , e la cerca e la chiede.
Gesù educa il desiderio dei discepoli, perchè cerchino e chiedano ciò che Dio vuol donare.
Qui siamo allo scontro decisivo tra il desiderio di Dio per l'uomo e quello dell'uomo nei confronti di Dio. Ne va dell'essenza stessa di Dio : la Gloria.
Per Gesù essa è amore che si fa servo, schiavo e ultimo di tutti ; per gli uomini di tutte le razze
(discepoli prediletti inclusi!) essa consiste nel potere mondano, travestito o meno di buone intenzioni.
I discepoli hanno lo stesso peccato del mondo. Ciò non è grave, perché ogni peccatore è salvato!.
E' grave invece non riconoscerlo, perchè chi non lo riconosce , rimane in esso.
Il “Non è così tra voi!” è il grande miracolo che Gesù compie nella Sua Comunità, illuminandola della Sua Gloria.
Il discepolo è colui che passa dalla domanda dell'uomo religioso, impersonato da Giacomo e Giovanni, a quella del cieco di Gerico (v 21,47...). I due fratelli sono da ringraziare , perchè fanno vedere agli altri dieci e a quanti leggono la loro cecità.
Gesù conclude il Suo insegnamento, inteso a farci ammettere la nostra cecità.
Il medico ci ha comunicato la diagnosi ; attende che Gli concediamo di guarirci.

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29° T.O. B – Lodovico Ing Giarlotto - Diacono
Tema. Il dolore che redime. Nelle 1° Lettura, Isaia presenta il Servo del Signore (Gesù) come “uomo dei dolori che ben conosce il patire” e “giustificherà molti …”. Il Salmo allude alla resurrezione: “… per liberarlo dalla morte …”. Di Gesù, la Lettera agli Ebrei afferma: “… provato in ogni cosa, …”. Nel Vangelo, Gesù stesso, afferma che il Figlio dell’uomo: “… è venuto per … dare la propria vita in riscatto per molti”.
1° Lettura. Il profeta Isaia descrive le sofferenze del Servo, disprezzato, abbandonato e considerato dagli uomini un punito da Dio, mentre, nei vv. 10-11 narrandone la morte sacrificale, ne evidenzia il significato salvifico. Il Servo non è un peccatore punito per i propri peccati, non subisce il castigo di Dio, ma consegnandosi alla morte e prendendo su di sé i peccati della moltitudine, diventa sacrificio espiatorio per gli altri e porta a realizzazione il piano e la volontà di Dio.
Salmo. L’inno alfabetico (22 versetti) è chiamato “urrah!”, grido di guerra che acclamava l’arca e Jahweh re; dopo l’esilio babilonese, l’inno e il termine entrarono nelle ovazioni della liturgia delle processioni e del Tempio. Il Salmo invita i giusti a lodare il Signore . Il Signore è degno di lode perché è fedele, giusto e buono . Tutti gli abitanti della terra temano il Signore che dirige la storia umana. Israele è divenuto il popolo prediletto . Il Signore è il solo che può salvare e dare vittoria .
2° Lettura. Gesù è in grado di capire le nostre debolezze perché egli stesso è stato tentato in tutto, come noi. Però, mentre noi spesso siamo infedeli a Dio, egli non cedette mai al peccato. Quest’affermazione ci mostra Gesù molto vicino ai nostri problemi. Egli sa quanto è difficile mantenersi fedeli a Dio, specialmente quando si è provati dal dolore. Poco più avanti l’autore aggiunge: benché fosse figlio di Dio, imparò da quello che soffrì quanto sia duro per l’uomo obbedire e accettare la volontà di Dio .
Vangelo. Nei versetti precedenti , il Maestro, per la terza volta, annuncia il suo destino di morte. Sembra impossibile che, dopo aver udito parole tanto chiare, gli apostoli continuino a pensare che Gesù salga a Gerusalemme per dare inizio a un regno terreno. Eppure Giacomo e Giovanni si presentano a Gesù e gli dicono: “Noi vogliamo che tu faccia ciò che ti chiederemo!” . Esigono, come chi reclama un diritto. Gesù, nel rispondere, è duro e severo: ”Voi non sapete quello che chiedete”. Poi, per aiutarli a comprendere, introduce due immagini: quella del calice e quella del battesimo. In Israele, colui che occupava il primo posto a mensa, era solito offrire da bere dal suo calice alla persona che prediligeva. Il calice indica il destino, buono o cattivo, di una persona. Gesù sa che lo attende un calice di dolore. L’immagine del battesimo ha lo stesso significato: indica il passaggio attraverso le acque della morte. Sono pronti, Giacomo e Giovanni, a bere il calice del Maestro e a ricevere il suo battesimo?
La reazione degli altri dieci mostra come anch’essi siano lontani dall’aver assimilato il pensiero del Maestro.

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--> Gesù prende di nuovo la parola per chiarire il tema delle gerarchie: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti i capi delle nazioni le dominano e i loro grandi esercitano su di esse il potere”. Gesù parla di coloro che “esercitano il completo dominio” sugli altri e, per giunta, … “pretendono di essere chiamati benefattori” (Lc 22,25). E’ a queste autorità che i discepoli vogliono ispirarsi? Ai suoi discepoli Gesù ordina in modo tassativo: “Fra voi però, non così!” . Il modello da imitare, spiega, è lo schiavo, colui che occupa il livello più basso nella società, colui al quale tutti sono in diritto di dare ordini. Gesù si colloca in mezzo ai suoi come colui che serve e ricorda a tutti che: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire” . Non esige che gli si lavino i piedi, è egli stesso che si china per lavarli ai discepoli.
Il severo messaggio del Maestro è rivolto a tutti coloro che nella Chiesa sono investiti di autorità, ma non solo. Chiunque voglia seguire il Maestro deve comportarsi come il “servo” di tutti.

B - PENTECOSTE