lunedì 16 agosto 2021

B - 21 DOMENICA T. O.


 

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Prima Lettura
Serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio.
Dal libro di Giosuè
Gs 24,1-2a.15-17.18

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.
Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».

Parola di Dio.


Salmo Responsoriale
Dal Sal 33 (34)
R. Gustate e vedete com'è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo. R.

Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti. R.

Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato. R.

Il male fa morire il malvagio
e chi odia il giusto sarà condannato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia. R.


Seconda Lettura
Questo mistero è grande: lo lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 5,21-32

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne.
Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

Parola di Dio.

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Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Le tue parole, Signore, sono spirito e vita:
tu hai parole di vita eterna. (Cf. Gv 6,63c.68c)

Alleluia.

Vangelo
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore.

PAROLE DEL SANTO PADRE
Da quell’interrogativo di Pietro, noi comprendiamo che la fedeltà a Dio è questione di fedeltà a una persona, con la quale ci si lega per camminare insieme sulla stessa strada. E questa persona è Gesù. Tutto quello che abbiamo nel mondo non sazia la nostra fame d’infinito. Abbiamo bisogno di Gesù, di stare con Lui, di nutrirci alla sua mensa, alle sue parole di vita eterna! Credere in Gesù significa fare di Lui il centro, il senso della nostra vita. Cristo non è un elemento accessorio: è il “pane vivo”, il nutrimento indispensabile. (Papa Francesco, Angelus del 23 agosto 2015)

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FAUSTI – Gesù ha parlato di Sé come del Pane disceso dal cielo: mangiare la Sua Carne e bere il Suo Sangue ci fa vivere del Suo Amore verso il Padre e i fratelli. Ora che si è pienamnte rivelato, chiede adesione a Sé.Trova però il muro dell'incredulità non solo presso i Giudei, ma anche presso i discepoli.
Sono colti da una crisi che porta molti ad allontanarsi da Lui.
Lo scandalo, che i discepoli subiscono nella sinagoga di Cafarnao, anticipa quello che subiranno il Venerdì Santo, quando Lo vedranno innalzato.
Le sue Parole, che noi consideriamo dure e inaccettabili, ci danno in realtà il respiro di Dio e ci aprono alla Sua Vita : sono Parole di Vita eterna, come dirà Simon Pietro ( 68).
Chi accoglie la Sua Parola di Figlio, ha il dono dello Spirito e della Vita di Dio.
”Le Parole che vi ho detto sono Spirito e sono Vita”(6,63).
La vita viene dallo Spirito, non dalla carne, che è viva solo per lo Spirito
Solo chi è sufficientemente libero dall'egoismo e dalle paure, è capace di aprirsi a parole di amore e di fiducia. Gesù ribadisce che credere al Figlio è dono del Padre.
Questo dono è offerto a tutti i suoi figli. Se così non fosse, Dio non sarebbe il Padre di tutti e Gesù non sarebbe il Figlio, per il quale tutto è stato creato.
L'incredulità è il grande mistero della libertà dell'uomo,che, schiavo dell'ignoranza e del vizio che ne consegue, è incapace di rispondere all'amore con l'amore.
Per questo il Figlio, che conosce il Padre,si addosserà sulla croce il male del mondo .
Molti Suoi discepoli., non solo alcuni, non credono, perchè trovano dura e scandalosa la Parola.
Invece di andare dietro a Gesù, si tirano indietro da Lui. invertono la direzione della loro vita e non camminano più "con Lui" : si allontanano dalla compagnia del Figlio, abbandonano la propria verità e tornano nelle tenebre.
Questa crisi colse molti di quelli che all'inizio Lo seguirono con entusiasmo, fino a quando videro che non realizzava le loro attese.
La stessa crisi, anche inavvertitamente, prende ogni discepolo che non vive ciò che celebra nell'Eucaristia.
L'Eucaristia infatti può essere un puro far memoria del Signore senza fare ciò che Lui ha fatto.
Per questo nell'ultima cena Giovanni non racconterà l'istituzione dell'Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi (13,1...) per mostrare cosa essa comporta per la vita di ogni giorno.
I Dodici sono distinti dagli altri discepoli. Gesù chiede se Lo vogliono abbandonare anche loro.
Non è che voglia provocare una crisi : li provoca invece a riconoscerla, per risolverla.
I più grandi tradimenti si consumano nell'incoscienza : il male è il frutto amaro del dolce sopore dell'oblio.
La risposta di Pietro, a nome dei Dodici, è una adesione di fede.
Pietro aderisce a Lui e alla sua promessa di vita, anche se non ne capisce e condivide il modo.
Ama veramente Gesù e le sue Parole, anche se non le comprende.
Il suo è un inizio di fede, che si completerà nell'esperienza successiva, attraverso fughe e rinnegamenti.
Solo dopo capirà chi è Gesù e che cosa significano le sue Parole .

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IX INCONTRO MONDIALE
DELLE FAMIGLIE - (25-26 AGOSTO 2018) - SANTA MESSA - OMELIA DEL SANTO PADRE
«Tu hai parole di vita eterna!» (Gv 6,68).
A conclusione di questo Incontro Mondiale delle Famiglie, ci riuniamo come famiglia attorno alla mensa del
Signore. Ringraziamo il Signore per le tante benedizioni ricevute nelle nostre famiglie. Vogliamo impegnarci
a vivere pienamente la nostra vocazione per essere, secondo le toccanti parole di Santa Teresa di Gesù
Bambino, “l’amore nel cuore della Chiesa”.
In questo prezioso momento di comunione gli uni con gli altri e con il Signore, è bene fare una sosta e
considerare la fonte di tutte le cose buone che abbiamo ricevuto. Gesù rivela l’origine di queste benedizioni
nel Vangelo di oggi, quando parla ai suoi discepoli. Molti di loro erano sconvolti, confusi e anche arrabbiati,
dibattuti se accettare le sue “parole dure”, così contrarie alla sapienza di questo mondo. In risposta, il Signore
dice loro direttamente: «Le parole che vi ho detto sono spirito e vita» (Gv 6,63).
Queste parole, con la loro promessa del dono dello Spirito Santo, sono traboccanti di vita per noi che le
accogliamo nella fede. Esse indicano la fonte ultima di tutto il bene che abbiamo sperimentato e celebrato
qui in questi giorni: lo Spirito di Dio, che costantemente soffia nuova vita sul mondo, nei cuori, nelle
famiglie, nelle case e nelle parrocchie. Ogni nuovo giorno nella vita delle nostre famiglie, e ogni nuova
generazione, porta con sé la promessa di una nuova Pentecoste, una Pentecoste domestica, una nuova
effusione dello Spirito, il Paraclito, che Gesù ci manda come nostro Avvocato, nostro Consolatore e Colui
che veramente ci dà coraggio. Quanto ha bisogno il mondo di questo incoraggiamento che è dono e promessa di Dio! Come uno dei frutti di
questa celebrazione della vita familiare, possiate tornare alle vostre case e diventare fonte di incoraggiamento
per gli altri, per condividere con loro “le parole di vita eterna”

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La vostra famiglia sia luogo privilegiato sia un importante mezzo per diffondere quelle parole come “buone notizie” per ciascuno,
specialmente per quelli che desiderano lasciare il deserto e la “casa di schiavitù” (cfr Gs 24,17) per andare
verso la terra promessa della speranza e della libertà.
Nella seconda lettura odierna, San Paolo ci dice che il matrimonio è una partecipazione al mistero della
perenne fedeltà di Cristo alla sua sposa, la Chiesa (cfr Ef 5,32). Tuttavia questo insegnamento, seppure
magnifico, può apparire a qualcuno come una “parola dura”. Perché vivere nell’amore, come Cristo ci ha
amato (cfr Ef 5,2), comporta l’imitazione del suo stesso sacrificio di sé, comporta morire a noi stessi per
rinascere a un amore più grande e più duraturo. Quell’amore che solo può salvare il mondo dalla schiavitù
del peccato, dall’egoismo, dall’avidità e dall’indifferenza verso i bisogni dei meno fortunati. Questo è
l’amore che abbiamo conosciuto in Gesù Cristo. Esso si è incarnato nel nostro mondo mediante una famiglia,
e mediante la testimonianza delle famiglie cristiane in ogni generazione ha il potere di infrangere ogni
barriera per riconciliare il mondo con Dio e fare di noi ciò che da sempre siamo destinati a essere: un’unica
famiglia umana che vive insieme nella giustizia, nella santità, nella pace.
Il compito di dare testimonianza a questa Buona Notizia non è facile. ...
Naturalmente, ci saranno sempre persone che si opporranno alla Buona Notizia, che “mormoreranno” contro
le sue “parole dure”. Tuttavia, come San Colombano e i suoi compagni, che affrontarono acque ghiacciate e
mari tempestosi per seguire Gesù, non lasciamoci mai influenzare o scoraggiare dallo sguardo gelido
dell'indifferenza o dai venti burrascosi dell’ostilità.
Tuttavia, riconosciamo umilmente che, se siamo onesti con noi stessi, possiamo anche noi trovare duri gli
insegnamenti di Gesù. Quanto è sempre difficile perdonare quelli che ci feriscono! Che sfida è sempre quella
di accogliere il migrante e lo straniero! Com’è doloroso sopportare la delusione, il rifiuto, il tradimento!
Quanto è scomodo proteggere i diritti dei più fragili, dei non ancora nati o dei più anziani, che sembrano
disturbare il nostro senso di libertà.
Tuttavia, è proprio in quelle circostanze che il Signore ci chiede: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67).
Con la forza dello Spirito che ci incoraggia e con il Signore sempre al nostro fianco, possiamo rispondere:
«Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (v. 69). Con il popolo d’Israele, possiamo
ripetere: «Anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio» (Gs 24,18).
Con i sacramenti del Battesimo e della Confermazione, ogni cristiano viene inviato per essere un
missionario, un “discepolo missionario” (cfr Evangelii gaudium, 120). La Chiesa nel suo insieme è chiamata
ad “uscire” per portare le parole di vita eterna alle periferie del mondo. Possiate
condividere il Vangelo della famiglia come gioia per il mondo!
Nel prepararci a riprendere ciascuno la propria strada, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore e alla
vocazione alla quale ha chiamato ciascuno di noi. Facendo nostra la preghiera di San Patrizio, ripetiamo
ciascuno con gioia: “Cristo dentro di me, Cristo dietro di me, Cristo accanto a me, Cristo sotto di me, Cristo
sopra di me” [lo ripete in gaelico]. Con la gioia e la forza conferita dallo Spirito Santo, diciamogli con
fiducia: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68)

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