venerdì 23 luglio 2021

B - 17 DOMENICA T.O.






 

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PAROLE DEL SANTO PADRE
Con questo gesto Gesù manifesta la sua potenza, non però in modo spettacolare, ma come segno della carità, della generosità di Dio Padre verso i suoi figli stanchi e bisognosi. Egli è immerso nella vita del suo popolo, ne comprende le stanchezze, ne comprende i limiti, ma non lascia che nessuno si perda o venga meno: nutre con la sua Parola e dona cibo abbondante per il sostentamento. (Papa Francesco, Angelus del 2 agosto 2020)


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Ci hai riscattati, Signore, con il tuo sangue,
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione:
hai fatto di noi un regno di sacerdoti per il nostro Dio. Alleluia. ( Ap 5,9-10)



Prima Lettura
Gli apostoli se ne andarono dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.
Dagli Atti degli Apostoli
At 5,34-42

In quei giorni, si alzò nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo. Diede ordine di far uscire [gli apostoli] per un momento e disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Tempo fa sorse Tèuda, infatti, che pretendeva di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui furono dissolti e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse gente a seguirlo, ma anche lui finì male, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui si dispersero. Ora perciò io vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questo piano o quest'opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!».
Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù.
Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.
E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 26 (27)

R. Una cosa ho chiesto al Signore: abitare nella sua casa.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. R.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.

Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4b)

Alleluia.

Vangelo
Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Parola del Signore.

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OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - Castel Gandolfo, 29 luglio 1979
“Dove possiamo comprare il PANE perché costoro abbiano da mangiare?”.
Dinanzi alla folla, che lo ha seguito dalle rive del mare di Galilea fin verso la montagna per ascoltare la sua parola, Gesù dà inizio, con questa domanda, al miracolo della moltiplicazione dei pani, che costituisce il significativo preludio al lungo discorso, nel quale si rivela al mondo come il vero PANE della vita disceso dal cielo (cf.Gv 6,41).
1. Abbiamo ascoltato il racconto evangelico: con cinque pani d’orzo e con due pesci, messi a disposizione da un ragazzo, Gesù sfama circa cinquemila uomini. Ma questi, non comprendendo la profondità del “segno” in cui sono stati coinvolti, sono convinti di aver trovato finalmente il Re-Messia, che risolverà i problemi politici ed economici della loro Nazione. Di fronte a tale ottuso fraintendimento della sua missione, Gesù si ritira, tutto solo, sulla montagna.
Anche noi, Sorelle e Fratelli carissimi, abbiamo seguito Gesù e continuiamo a seguirlo. Ma possiamo e dobbiamo chiederci: con quale atteggiamento interiore? Con quello autentico della fede, che Gesù attendeva dagli Apostoli e dalla folla sfamata, oppure con un atteggiamento di incomprensione? Gesù si presentava in quella occasione come, anzi più di Mosè, che nel deserto aveva sfamato il popolo israelita durante l’esodo; si presentava come, anzi più di ELISEO, che con venti pani d’orzo e di farro aveva dato da mangiare a cento persone. Gesù si manifestava, e si manifesta oggi a noi, come Colui che è capace di saziare per sempre la FAME del nostro cuore: “Io sono il PANE della vita; chi viene a me non avrà più FAME e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,33).
E l’UOMO, specialmente quello contemporaneo, ha tanta FAME: FAME di verità, di giustizia, di amore, di pace, di bellezza; ma, soprattutto, FAME di Dio. “Noi dobbiamo essere affamati di Dio!” esclama Sant’Agostino (“FAMELICI Dei esse debemus” (S. Agostino, Enarrat. in Ps. 146, 17: PL 37,1895ss.). È lui, il Padre celeste, che ci dona il vero PANE!
2. Questo PANE, di cui abbiamo BISOGNO, è anzitutto il Cristo, il quale si dona a noi nei segni sacramentali dell’Eucaristia, e ci fa sentire, in ogni Messa, le parole dell’ultima Cena: “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Col sacramento del PANE eucaristico – afferma il Concilio Vaticano II – “viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo Corpo in Cristo (cf. 1Cor 10,17). Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo che è luce del mondo; da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti” (Lumen Gentium, 3).
Il PANE di cui abbiamo BISOGNO è, inoltre, la parola di Dio, perché “non di solo PANE vivrà l’UOMO, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Mt 4,4; cf.Dt 8,3). Indubbiamente, anche gli uomini possono esprimere e pronunciare parole di alto valore. Ma la storia ci mostra come le parole degli uomini siano talvolta insufficienti, ambigue, deludenti, tendenziose; mentre la Parola di Dio è piena di verità (cf.2Sam 7,28;1Cor 15,26); è retta (Sal 33,4); è stabile e rimane in eterno (cf.Sal 119,89;1Pt 1,25).
Dobbiamo metterci continuamente in religioso ascolto di tale Parola; assumerla come criterio del nostro modo di pensare e di agire; conoscerla, mediante l’assidua lettura e la personale meditazione; ma, specialmente, dobbiamo farla nostra, realizzarla, giorno dopo giorno, in ogni nostro comportamento.

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-->Il PANE, infine, di cui abbiamo BISOGNO, è la grazia; e dobbiamo invocarla, chiederla con sincera umiltà e con instancabile costanza, ben sapendo che essa è quanto di più prezioso possiamo possedere.
3. Il cammino della nostra vita, tracciatoci dall’amore provvidenziale di Dio, è misterioso, talvolta umanamente incomprensibile, e quasi sempre duro e difficile. Ma il Padre ci dona il “PANE del cielo” (cf. Gv 6,32), per essere rinfrancati nel nostro pellegrinaggio sulla terra.
Mi piace concludere con un passo di Sant’Agostino, che sintetizza mirabilmente quanto abbiamo meditato: “Si comprende molto bene... come la tua Eucaristia sia il cibo quotidiano. Sanno infatti i fedeli che cosa essi ricevono ed è bene che essi ricevano il PANE quotidiano necessario per questo tempo. Pregano per loro stessi, per diventare buoni, per essere perseveranti nella bontà, nella fede, e nella vita buona... la parola di Dio, che ogni giorno viene a voi spiegata e, in un certo senso, spezzata, è anch’essa PANE quotidiano” (S. Agostino, Sermo 58, IV: PL 38,395).
Che Cristo Gesù moltiplichi sempre, anche per noi, il suo PANE!

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Fausti - Al centro del capitolo c'è il pane: come l'acqua da cui si nasce e l'aria che si respira , anche il pane è simbolo primordiale di vita: lo si mangia per vivere.
Ma, a differenza dell'acqua e dell'aria, non è solo dono della terra e del cielo , è anche frutto di lavoro, condito di gioia e fatica, di speranza e sudore.
In esso è inscritto, nel bene e nel male, il destino dell'uomo, unica creatura chiamata a collaborare col Creatore per portare a compimento la creazione.
Gesù ha già parlato ai discepoli del Suo cibo, che è fare la Volontà del Padre e compiere l'opera Sua.
Egli vive di questo cibo, che è l'Amore del Padre da comunicare ai fratelli, perché passino dalla morte alla vita.
Il Suo pane è amare come è amato , la Sua opera è dare la vita ai fratelli.
Gesù va oltre il mare fin sul monte, seguito dalla folla, e mette alla prova i discepoli per indurli a capire il pane che darà . Mosé salì sul monte , dove furono date le dieci Parole di Vita.
Ora la Parola stessa si darà come Pane di Vita.
Solo su questo monte si può vivere la libertà offerta da Dio . Qui il Signore imbandirà il Suo banchetto, strapperà il velo che copre la faccia di tutti i popoli, eliminerà la morte per sempre e farà vedere il Suo Volto.
Un ragazzino insignificante sta all'origine del dono per tutti. Questo piccolo ha messo il suo pane a servizio deli altri. E' immagine di Gesù, il Figlio venuto per servire e dare la Vita per i fratelli, chiamando i discepoli a fare altrettanto.
Si può notare che i pani sono cinque e i pesciolini sono due : la loro somma è sette, , numero che richiama il compimento della creazione. Questo poco cibo condiviso è la vita del settimo giorno, fine della creazione stessa.
Il Signore prende l'iniziativa del banchetto e agisce in prima persona.
In quanto prende il pane ringraziando, Gesù è il Figlio che ha in sé, come dono, la Vita del Padre.
Ma il Figlio non è solo uno che riceve passivamente, è uguale al Padre perchè è capace di distribuire ai fratelli ciò che ha ricevuto.
“Prendere il pane”, “rendere grazie” e “distribuire” sono le parole dell'Eucaristia, che restituiscono ad ogni pane la sua realtà profonda.
Nell'Eucaristia si compie la creazione e si realizza ogni desiderio di Dio e dell'uomo, ogni promessa Sua e attesa nostra : riceviamo la Vita del Figlio e diventiamo figli e fratelli.
L'Eucaristia fa di ogni briciola di pane la pienezza di Vita.
Per essa il creato torna ad essere “bello” come era al principio , proprio perchè l'uomo che prende, rende grazie e distribuisce, è “molto bello” , immagine e somiglianza di Dio.
Solo questo Pane sazia la fame dell'uomo.
È il cibo del sabato, che ci introduce alla Presenza, nell'intimità con Dio.
Per questo ordina di radunare il sovrappiù. Di questo sovrappiù Gesù vuol suscitare il desiderio, di questo bisogna aver fame, non del pane che perisce.
La comunità dei discepoli non è sempre custode di questo sovrappiù .
Eppure lo conservano e ce lo tramandano giorno dopo giorno, pur senza capirlo bene.
Del pane condiviso sovrabbonda una quantità perfetta che abbraccia la totalità del tempo e delle persone . Dodici ceste come dodici sono i mesi dell'anno, dodici le tribù d'Israele .
Di questa pienezza ce n'è per sempre e per tutti.

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ECCO QUEL CHE ABBIAMO
https://www.youtube.com/watch?v=yfapEPqKQ3g

B - PENTECOSTE